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lunedì 27 aprile 2009

Cosa influisce sulla qualità dell’aria

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Cosa influisce sulla qualità dell’aria?

La città è piacevole e stimolante: chi vive in città, e più ancora in una metropoli, ha un accesso facilitato alla cultura, alla socialità, per non dire dell’immensa libertà che offre l’anonimato, concetto sconosciuto in provincia… Insomma abitare in un ecosistema urbano, come lo chiamano gli scienziati, offre indubbi privilegi. Purtroppo però - e bisogna che ce ne facciamo una ragione - tra questi non c’è la salute. L’aria inquinata, il rumore costante, l’uso dei mezzi pubblici (ricettacoli di microrganismi), il traffico che costringe a uno stress assolutamente ignoto per chi vive in piccole località, ce la mettono tutta per minare il benessere di chi vive in città... specialmente quello delle persone più deboli: anziani, bambini, malati.

Centinaia di studi nell'arco degli ultimi anni hanno valutato gli effetti dell'inquinamento dell'aria sulla salute, in particolare quella dei polmoni e del cuore. E questo è un dato di cui tutti siamo consapevoli. Quello che però non tutti sanno è che ogni aumento di concentrazione degli inquinanti atmosferici urbani, anche minimo, provoca effetti sulla salute della popolazione. In pratica: non c’è soglia di inquinamento al di sotto della quale non si hanno danni.

La maggiore fonte di inquinamento atmosferico nei centri urbani è costituita dal traffico. Il riscaldamento degli edifici e le emissioni degli insediamenti industriali contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria, ma in misura minore. I principali inquinanti atmosferici urbani sono quelli cosiddetti convenzionali (biossido di zolfo, monossido di carbonio, biossido di azoto, polveri sospese e ozono). Oltre a questi, ci sono gli inquinanti cosiddetti non convenzionali (polveri fini, benzene e idrocarburi policiclici aromatici), che solo dal 1994 devono obbligatoriamente essere misurati negli insediamenti urbani con più di 150.000 abitanti.

Considerati nel loro insieme, e riassumendo molto, gli effetti sanitari dell’inquinamento urbano si distinguono in effetti a breve termine (osservabili a pochi giorni di distanza dal picco) ed effetti a lungo termine (registrabili dopo esposizioni di lunga durata a distanza di anni dall’inizio dell’esposizione). Tra i primi ci sono irritazione delle vie respiratorie (con conseguente facilitazione delle allergie e delle infezioni) e insorgenza o aggravamento di patologie respiratorie e cardiovascolari preesistenti. Tra quelli a lungo termine ci sono bronchite cronica, tumore del polmone, mortalità.

Chi sono le persone più a rischio?

Oltre agli anziani e alle persone malate sono soprattutto i bambini ad essere più vulnerabili agli effetti tossici degli inquinanti. I piccoli, infatti, sono sfavoriti dalla relazione dose tossica e massa (pesano meno ma sono potenzialmente esposti alle nostre stesse dosi di inquinanti) e poi perché la loro statura li costringe a una maggiore vicinanza al suolo, dove la concentrazione delle sostanze emesse dai tubi di scappamento delle automobili è maggiore e maggiore di conseguenza la quantità di inquinanti inalati. Cominciamo allora ad attuare alcuni accorgimenti, per esempio:

evitare di portare i nostri figli a fare passeggiate nel passeggino o anche a piedi nelle vie centrali delle città, nelle ore di punta;
insegnare ai bambini a respirare il più possibile con il naso perché le narici rappresentano un filtro naturale dell’organismo che trattiene almeno in parte le polveri.
Quali accorgimenti in autobus e metro?

Utilizzare i mezzi pubblici fa bene all’ambiente: se tutti lasciassimo a casa l’automobile il traffico diminuirebbe e l’aria delle nostre città migliorerebbe sensibilmente, insieme allo stato della nostra salute. Tuttavia è vero che i batteri (che attenzione però: sono miliardi e solo 1500 dannosi per l’uomo) si annidano volentieri nei posti pubblici soprattutto affollati, e quindi, ovviamente, anche negli autobus e sulle metropolitane. In particolare sui corrimano e sulle maniglie, impugnate ogni giorno da migliaia di persone di ogni condizione sanitaria e… igienica. Ma più che i microrganismi presenti sulle superfici (che non sono in genere i peggiori) va considerata la carica batterica dell’aria dei mezzi pubblici che, specie d’inverno, con i finestrini chiusi (cioè con zero ricambio d’aria) raggiunge livelli particolarmente alti: molti sono raffreddati, molti starnutiscono immettendo insieme a microgocce di saliva anche i batteri responsabili dei loro malanni, e molti, prima sani, si ammalano. Proteggersi in parte si può, per esempio ricordandosi di lavarsi sempre le mani non appena si rientra in casa.

Traffico e rumore possono farci ammalare di stress?

Il rumore è l’insieme dei suoni indesiderati, perché troppo intensi, fastidiosi o improvvisi. Tipicamente chi vive in città è costretto a sopportare rumori nel corso di tutto l’arco della giornata, in particolare nelle ore di intensa attività sociale e lavorativa. Le sorgenti di inquinamento acustico sono di due tipi:

Puntuali (fabbriche, industrie, cantieri, officine), che impattano in relazione alla distanza dalle aree di emissione (comunque il rispetto dei parametri fissati dai piani regolatori dovrebbe evitarci questa tipologia di esposizione).
Lineari (traffico stradale, ferroviario, aeroportuale). Il rumore prodotto dai treni o da un aereo è molto intenso ma di breve durata, quello dovuto alle automobili è invece continuo, stazionario, poco soggetto a fluttuazioni. E rappresenta la fonte di inquinamento acustico principale delle aree urbane. Le emissioni da traffico sono dovute al motore delle auto, alle caratteristiche della carrozzeria, al rotolamento dei pneumatici sull’asfalto e aumentano con la velocità.
Un'esposizione di almeno 10 anni a livelli di rumore di 80 decibel o più per parecchie ore al giorno può provocare danni all’udito, i cui sintomi sono vertigine e ronzio. Ma lo stress, elevatissimo, che è provocato da inquinamento acustico o anche da ore trascorse seduti intrappolati nel traffico, per cinque giorni a settimana e per anni, è responsabile anche di altre patologie. Lo stress elevato e ripetuto aumenta la pressione, la secrezione endocrina, il ritmo cardiaco, la vasocostrizione. Tutto ciò peggiora preesistenti patologie cardiovascolari favorendo eventi acuti, o anche nel tempo, in presenza di altri fattori di rischio, le favorisce.

Quali sono i livelli accettabili di rumore?

È stato stimato che il 20 per cento della popolazione occidentale (80 milioni di persone in Europa) subisca livelli di inquinamento acustico inaccettabili. Quando il rumore rende difficile la comprensione di suoni (non riusciamo più a sentire la Tv, chi ci parla al telefono o addirittura chi è di fronte a noi) siamo in presenza dell’effetto mascheramento, che si ha intorno a 70 decibel. In linea di principio negli ambienti urbani il rumore non dovrebbe mai superare i 40-45 decibel, sia di notte che di giorno.
Certo per chi vive in città, soprattutto nelle zone centrali, vi sono momenti in cui è ancora poco più di un auspicio che il rumore rimanga al di sotto della soglia di allarme, ma con la buona volontà di ogni singolo cittadino, incoraggiato e assistito dall’impegno delle istituzioni, si può davvero pensare di cambiare le cose... anche per quanto riguarda l'aria che respiriamo, quindi la qualità della nostra vita.


A cura di Tina Simoniello
Giornalista e biologa

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