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martedì 18 gennaio 2011

Massaggio rilassante


Massaggio rilassante

Le zone del corpo in cui si accumulano le tensioni possono essere molteplici, dalla testa al collo, dalle braccia alla schiena sino ai piedi. Le conseguenze si manifestano, per esempio, con mal di testa (emicranie), dolori alle spalle, al collo e alla schiena.
Il massaggio è una tecnica che non ha l’obiettivo di dare risultati medici o fisioterapici; il suo scopo principale è quello di fornire benessere e distensione al corpo e alla mente. Si interviene quindi prima che i dolori si manifestino o addirittura divengano cronici
I benefici del massaggio rilassante:
  • Aiuta a lenire gli effetti dello stress e della fatica

  • Contribuisce ad alleviare dolori articolari e muscolari

  • Migliora la circolazione sanguigna e linfatica, favorendo di fatto, l'eliminazione delle scorie
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Un massaggio rilassante comprende
  1. Massaggio alla schiena, collo nuca e spalle
    Sulla schiena si scaricano tutte le tensioni, non solo fisiche ma anche psicologiche. Da qui si diramano i nervi che la collegano ai vari organi del corpo. Per queste ragioni il massaggio della schiena è quello più importante per ristabilire un buon funzionamento di tutti gli organi, una postura corretta e la vitalità dell'organismo.
  2. Massaggio del viso
    si tratta di un massaggio molto dolce e lento su dei meridiani dell'agopuntura, estremamente rilassante.
  3. Massaggio delle braccia e delle mani
    Attraverso l'avambraccio è possibile raggiungere il cuore e la circolazione sanguigna dal momento che qui passa il meridiano del cuore, mediante il quale possiamo agire nello stesso tempo sui disturbi psichici. Nelle dita, punto di inizio e fine dei meridiani, stimoliamo le correnti energetiche.
  4. Massaggio delle gambe e delle caviglie
    Nelle caviglie si accumula la tensione che ostacola il libero flusso di energia tra piedi e gambe. Il massaggio alle caviglie e delle gambe elimina gonfiore e rigidità.
  5. Massaggio al piede
    Come insegna la riflessologia, la pianta del piede contiene migliaia di terminazioni nervose collegate a tutti gli organi del corpo. Massaggiando il piede si influisce su tutto l'organismo: si alleviano ansia e stress, si elimina la stanchezza, si favorisce il sonno, si da sollievo a chi soffre di mal di schiena.
La/il cliente può naturalmente decidere di quali massaggi(sopra proposti) beneficiare rispettivamente quale approfondire maggiormente a discapito o esclusione di un altro. Se per esempio sussiste un dolore alla schiena si potrà trattare esclusivamente la zona coinvolta.

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Massaggio Linfodrenante

Questo metodo di massaggio si prefigge lo scopo di accellerare la velocità del flusso  linfatico ed in parte di quello venoso della circolazione generale.  La linfa è il liquido che irrora e nutre le cellule dei nostri tessuti: la sua azione è quella di  cedere le sostanze nutritive ed asportare i prodotti di rifiuto. Accellerando il ricambio ed il  rinnovamento della linfa. si rivitalizzano tessuti 'stanchi' e carichi di tossine.


Gli effetti del Massaggio Linfodrenante


Questo metodo di massaggio si prefigge lo scopo di accellerare la velocità del flusso
linfatico ed in parte di quello venoso della circolazione generale.
La linfa è il liquido che irrora e nutre le cellule dei nostri tessuti: la sua azione è quella di
cedere le sostanze nutritive ed asportare i prodotti di rifiuto. Accellerando il ricambio ed il
rinnovamento della linfa. si rivitalizzano tessuti 'stanchi' e carichi di tossine.
Questo massaggio risulta dunque il metodo di intervento più indicato nelle situazioni che contemplano
la formazione di edemi, nella ritenzione di liquidi, nella patologia venosa cronica che
può nascere a seguito di interventi di Chirurgia Plastica, nell'edema post-intervento di
mastectomia, nei casi di accumulo di acido lattico e nelle patologie dovute a stress. nonchè
acne e cellulite,
Indicazioni
EDEMI:
- al braccio dopo una mastectomia
- cellulite
- pesantezza e senso di gonfiore
- ristagno di liquidi alle gambe

STRESS:
- dolori mestruali e irregolarità del ciclo
- insonnia
- irrequietezza
- nervosismo
- respirazione ansiosa
- stitichezza

ED INOLTRE:
- gengivite
- occhi stanchi
- sinusite
- malattie psicosomatiche
ecc...



Propongo una rielaborazione del metodo "originale" di linfodrenaggio, che garantisce ottimi risultati
anche grazie all'integrazione con altre tecniche legate ad un approccio curativo olistico
(riflessologia plantare, aroma-massaggio con olii essenziali, oligoelementi)


Il Drenaggio Manuale Linfatico Originale secondo Vodder è una tecnica di massaggio che prende origine da un approccio globale dell’essere umano attraverso i suoi liquidi.
Il nostro corpo è composto per i 2/3 di liquidi (proprio come la terra!), ed è fondamentale che questi possano fluire armoniosamente in modo da offrire alle nostre cellule un ambiente sempre fresco, rigenerato e pulito, dove vivere sane. Tutti abbiamo presente cosa succede, in natura, quando un corso d’acqua ristagna…
Nella manualità del metodo Vodder, è richiesta una certa precisione: il ritmo viene adattato ad ogni singolo individuo, la sua intensità segue il tessuto, il suo movimento a spirale induce ad un ritmo che segue l’andamento del nostro fluido interno.
Di solito un buon drenaggio avviene come funzione normale in un organismo in buona salute, ma viene compromesso in caso di malattia, di debolezza e di stress. Le corse, le preoccupazioni, l’eccesso continuo di stimoli, l’ansia di fondo, presente in tutti noi, provoca al nostro organismo uno stato costante di sovraeccitazione e di “allerta”.
E’ fondamentale allora, trovare il giusto canale per arrivare ad un rilassamento profondo che coinvolga anche i nostri organi interni. Il linfodrenaggio normale, praticato anche solo nel collo, viso, addome e diaframma agisce immediatamente sul nervo vago e sul sistema parasimpatico.
Il suo tocco leggero ed il suo ritmo costante arrivano molto in profondità, fino ai visceri, creando distensione, riattivando la circolazione e rinforzando le nostre difese immunitarie. Favorisce un momento di abbandono e consente un ascolto molto intimo di noi stessi. Durante una seduta di linfodrenaggio si crea spesso con il terapeuta un dialogo non-verbale molto profondo, dove si può trovare, insieme, un istante di vera quiete.


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Riflessologia Plantare

Egli constatò che la pianta dei piedi e il palmo delle mani sono divise in zone o centri di riflesso.  Nei nostri piedi si riflette l'intero organismo e ogni punto che si tratta corrisponde ad una parte  o un organo del nostro corpo.

Riflessologia Plantare



La riflessologia plantare è un'antica tecnica di massaggio manuale messa a punto dal Dr. Fitzgerald (1872-1942). 


Egli constatò che la pianta dei piedi e il palmo delle mani sono divise in zone o centri di riflesso.
Nei nostri piedi si riflette l'intero organismo e ogni punto che si tratta corrisponde ad una parte o un organo del nostro corpo. Utile alla cura della maggior parte dei disturbi somatici, per esempio: insonnia, ansia e stress, aiuta nella prevenzione e mantiene in equilibrio l'organismo.
Nell’ uomo esiste una carica di energia vitale, che scorre continuamente attraverso dei canali energetici e che rappresenta la condizione primaria per una buona salute. Ogni ostacolo, ogni interruzione che si viene a creare nel fluire di questa energia, costituisce la causa di un mutamento dell’ equilibrio fisiologico.
E’ chiaro che se il percorso di un condotto di energia viene intasato e quindi ostruito, questa energia non riuscirà più a raggiungere il suo punto di arrivo. Allo stesso modo, se un organo smette di ricevere nella giusta quantità quell’ apporto di energie di cui necessita, viene compromesso nella propria funzionalità.
Uno dei sistemi più antichi per ripristinare e stimolare questo flusso di energia è costituito dal massaggio, che nasce come gesto primitivo, istintivo, e che non ha controindicazioni.
Il Dr. Fitzgerald constatò che la pianta dei piedi e il palmo delle mani sono divise in zone o centri di riflesso. Nei nostri piedi, come in una mappa si riflette l'intero organismo e ogni punto che si tratta corrisponde ad una parte o ad un organo del nostro corpo. Nei nostri piedi viene in pratica riprodotto lo stato momentaneo della persona. Una persona sana si riflette in un piede sano, indolore, caldo, elastico e ben irrorato, la situazione opposta segnala un disturbo. Tale stato verrà subito segnalato dal piede che alla pressione apparirà dolorante.
Il nostro piede viene spesso sottovalutato, chiuso in strette scarpe spesso mal arieggiate dove per tutto il giorno deve sostenere il peso del nostro corpo. Da un punto di vista terapeutico appare invece sensibile e reattivo e oppurtunamente stimolato è in grado di curare una grande parte di disturbi somatici.
Esiste una mappa delle varie zone del piede corrispondenti a determinati organi interni e, massaggiando tali zone, si ottiene una migliore irrorazione sanguigna anche negli organi in sintonia.
Con il massaggio si possono ottenere risultati stimolanti o calmanti, secondo la necessità; per esempio, si possono stimolare la funzione intestinale, digestiva, la circolazione del sangue, oppure attenuare un dolore o calmare uno stato di eccitazione nervosa. Massaggiando accuratamente e con una certa energia il piede si può diagnosticare lo stato di salute dell’ intero organismo, poiché il piede duole nei punti corrispondenti agli organi che presentano dei disturbi.
La riflessologia plantare può essere utile a curare vari disturbi, alcuni esempi:
  • dolori allo stomaco e problemi intestinali (diarrea, stitichezza, ...),
  • disturbi del ciclo mestruale,
  • stimolare il sistema immunitario, rafforzandolo,
  • malattie dell'apparato respiratorio (bronchite, sinusite, raffreddore, tosse, ...),
  • malattie dell'apparato urinario (cistite),
  • nevralgie (mal di denti, mal di testa,...)


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La riflessologia nell'antichità

Le prime notizie storiche sicure sull’uso della riflessologia giungono dall’antico Egitto attraverso un affresco datato a circa quattromila anni fa, trovato a Saqqara, antica località egiziana, nella piramide a gradoni detta del "Grande Medico". Dentro di essa un dipinto murale raffigura un medico che stimola le dita dei piedi e delle mani del suo paziente. I geroglifici tradotti hanno svelato queste frasi: "Non farmi male", e la risposta del medico: "Agirò in modo da meritare la tua lode".
In epoca più recente questa tecnica veniva utilizzata anche da alcune tribù indigene del Kenya. La leggenda cinese che ci illustra le origini della riflessologia racconta che, nel 2800 a. C. circa, il futuro imperatore Yiu venne concepito dalla madre mentre camminava a piedi nudi sulle orme di un gigante. A partire, da quel momento, nella tradizione taoista, il piede umano venne messo in stretta relazione con tutto il corpo; l'esempio più evidente di questa credenza è rappresentato dalla famosa tavola chiamata Zu Toi To, che raffigura un feto disegnato sulla pianta di un piede, evidenziando la stretta relazione fra piede e corpo umano. Nel 480 a. C. Mak Zi, uno dei tre grandi della cultura cinese, approfondì l’On Zon Su, o Terapia Zonale, cioè il massaggio del piede, a livello filosofico.

 leggi anke
http://cipiri3.blogspot.com/2012/03/la-riflessologia-plantare.html


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Stati Uniti, il dramma silenzioso dei reduci della guerra al terrorismo



Stati Uniti, il dramma silenzioso dei reduci della guerra al terrorismo

Il numero dei soldati che si suicidano ha superato
quello dei militari morti in Afghanistan dal 2001

L'elenco continua ad allungarsi, inesorabilmente. Contiene i nomi di quelli che sono tornati a casa dalle trincee della guerra al terrorismo ma hanno perso quella contro se stessi, una guerra che ha fatto più morti della missione Usa in Afghanistan. Le cifre del dramma. Sono più di 1100 i reduci americani che si sono suicidati tra il 2005 ed il 2009. Questo dicono le cifre diffuse dal Dipartimento della Difesa (Department of Defense, Dod), il quale precisa che si tratta di un'approssimazione per difetto e che non esistono dati comprensivi di un fenomeno che è ormai diventato un'emergenza nazionale. Nemmeno i Talebani e le varie milizie dei signori della guerra afghani, infatti, sono riusciti a infliggere, in otto anni di conflitto, un colpo duro all'esercito Usa come quello provocato da un mix di depressione e solitudine. Purtroppo, il quadro non dà segni di miglioramento, anzi.
I numeri raccontano di un fenomeno in rapida crescita. Il Dod ha contato 267 suicidi nel 2008, 309 l'anno successivo. Ma il Department for Veteran Affairs (Dva) fornisce cifre diverse e ancora più inquietanti, arrivando ad un totale di 707 suicidi solo nel 2009, 98 dei quali ad opera di reduci di ritorno da Afghanistan e Iraq. Altre 10675 soldati hanno provato a farla finita senza riuscirci e 1868 di loro risultavano aver combattuto proprio sui due fronti principali aperti da Washington nella lotta al terrorismo. Più in generale, un 20 per cento circa delle oltre 30 mila persone che ogni hanno scelgono di togliersi la vita negli Stati Uniti, sono veterani. Oltre seimila soldati l'anno, 18 al giorno. Le statistiche dicono che se il tasso di suicidi all'interno della popolazione civile è di 11,1 per 100 mila abitanti, quello tra i militari è del 12,5.
La risposta di Washington. L'allarme suona da anni, dal 2003, per la precisione, da quando cioè arrivarono sulle scrivanie degli alti generali i primi report che segnalavano questo preoccupante trend all'interno delle Forze Armate. Il legame tra l'aumento dei suicidi e le missioni in Iraq e Afghanistan è noto da allora. E Washington, va detto, ha reagito immediatamente, scegliendo di intervenire sul terreno della cura della salute mentale. Nel 2004 il Dva ha adottato un Comprehensive Menthal Health Strategic Plan con l'obiettivo di abbattere il numero di coloro che ricorrono al gesto più estremo. Il dipartimento, poi, ha continuato ad assumere personale specializzato nel trattamento del disagio mentale e oggi può contare su oltre 20 mila specialisti tra medici e assistenti. Dal luglio 2007 è attiva una hotline gratuita proprio dedicata a quei reduci che abbiano propositi suicidi, con batterie di esperti al telefono pronti a fornire un aiuto immediato, anche se solo attraverso la cornetta di un telefono. Il numero della speranza è 1 800 273 (8255), opzione 1. Secondo quanto rivelato dalla dottoressa Janet Kemp, coordinatrice del programma anti-suicidi del Dipartimento per i veterani, ogni mese arrivano più di 10 mila telefonate. Fino ad ora, questo servizio ha salvato oltre settemila vite. E a luglio 2009, il servizio ha esteso la sua attività ai social network, attraverso la creazione di una chat aperta in una sezione apposita del sito del Dva: lì, militari depressi o amici e conoscenti possono chattare nell'anonimato, segnalare casi e chiedere aiuto.
Il prfilo del suicida. Poi c'è la rete capillare dei centri medici che fanno capo proprio al Dipartimento per i veterani. Quello di Denver, quest'anno, ha ricevuto dall'esercito 17 milioni di dollari per dar vita, insieme alla Florida State University, ad un consorzio di ricerca sui suicidi dei militari. L'obiettivo è quello di tracciare un profilo quanto più preciso possibile del soldato a rischio, in modo da poterlo seguire tempestivamente. Già adesso, comunque, si sa quali sono le vittime potenziali: sono prevalentemente maschi, molto giovani, tra i 18 e i 29 anni, ragazzi che non si sono ancora costruiti una vita in cui poter rientrare dalla guerra.
Il rientro è il detonatore: i traumi inflitti dal conflitto si accendono ed amplificano proprio nella nuova realtà. Lì il soldato è solo, non ha un gruppo al quale appoggiarsi e finisce prigioniero dei suoi demoni, cui si affiancano alcol e droga. Ma i problemi mentali che hano stritolato molti reduci sono stati aggravati anche dalla crisi economica, dalla mancanza di un lavoro e dalla perdita della casa. Per questo, l'esercito americano sta puntando anche sulla costruzione di una rete di assistenza che sia in grado di accogliere il soldato una volta finita la missione. Quanto questa sia importante lo sa bene Eric Shinseki, eroe del Veitnam, oggi a capo del Dva, e lo spiega con parole semplici: "Si possono steccare e suturare le ferite del corpo ma quelle di tipo emotivo non si prestano a queste soluzioni".

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lunedì 17 gennaio 2011

Cuba ha registrato il primo vaccino terapeutico contro il cancro al polmone avanzato del mondo, chiamato CIMAVAX-EGF,



Una nuova scoperta scientifica di Cuba


L'Avana, 13/01/2011. Cuba ha registrato il primo vaccino terapeutico contro il cancro al polmone avanzato del mondo, chiamato CIMAVAX-EGF, con il quale sono stati trattati gia più di 1.000 pazienti nell’Isola. La responsabile del progetto di questa vaccinazione del Centro d‘Immunologia Molecolare (CIM) de L’Avana, Gisela González, ha spiegato che offre la possibilità di trasformare il cancro avanzato in una “malattia cronica controllabile”.
CIMAVAX-EGF è il risultato di circa quindici anni d’investigazioni ed è indirizzato al sistema relazionato al tumore e non provoca effetti secondari severi, ha precisato la specialista.
“Si basa su una proteina che abbiamo tutti, il fattore di crescita epidermico, relazionato con i processi di proliferazione cellulare che, quando c’è un cancro, non sono controllati”, ha dettagliato la dottoressa González, che ha indicato:” Dato che l’organismo tollera ciò che è suo e reagisce contro “l’estraneo”, abbiamo fatto una composizione tale che riuscisse a generare anticorpi”.
Questo vaccino si applica nel momento in cui il paziente termina il trattamento con radioterapia o chemioterapia ed è considerato terminale senza alternative terapeutiche, perchè aiuta a controllare la crescita tumorale senza tossicità associate, ha precisato.
Inoltre lo si può utilizzare come trattamento cronico, che aumenta le aspettative e la qualità della vita del paziente.
L’investigatrice ha segnalato che dopo la sua registrazione in Cuba, attualmente il CIMAVAX-EGF sta “avanzando ” in altri paesi e che si sta valutando la forma di usare il suo principio in terapie contro altri tumori, come quelli della prostata, dell’utero e della mammella.
Redazione Punto Rosso a cura dell'associazione ITALIACUBA-NAPOLI

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venerdì 14 gennaio 2011

UNA PINTA DI BIRRA FA PERDERE PESO E CONTRASTA IL DIABETE





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Una pinta di birra al giorno per perdere peso, contrastare il diabete e tenere a bada la pressione. A sorpresa uno studio spagnolo dell'ateneo di Barcellona riabilita le 'biondè, svelando come, se non si alza troppo il gomito, la regina dei drink estivi si trasforma in un vero e proprio toccasana per la salute. Più volte finita sul banco degli imputati per il suo contributo al progressivo lievitar di girovita, la birra può addirittura rivelarsi un alleato della dieta, aiutando le persone a perder peso. Tutto merito del contenuto di acido folico, vitamine, ferro e calcio, che, stando allo studio spagnolo, fanno della 'biondà un insospettabile, almeno fino ad oggi, scudo per il sistema cardiovascolare. Tanto più valido considerando che tra i drink la birra vanta un contenuto alcolico tra i più innocui. Lo studio, che non a caso sta rimbalzando sulle principali testate del Regno Unito dove la birra al pub è un vero e proprio 'must', è stato condotto su 1.249 uomini e donne sopra i 57 anni d'età. Accompagnare la dieta mediterranea con una pinta di birra, hanno dunque rilevato a sorpresa Ramon Estruch e Rosa Lamuela, aiuta a perder peso e produce effetti benefici per la salute, simili a quelli già attribuiti in passato al consumo moderato di vino. Risultati «che sfatano un mito - spiega Lamuela - generato dal fatto che, soprattutto i britannici, consumano la birra in grosse quantità, accompagnandola il più delle volte a una montagna di patatine fritte e scarso movimento». Ma una pinta al giorno, invece, contiene circa 200 calorie, l'equivalente di un cappuccino con latte intero. E mandandola giù si assumono, tra le altre cose, vitamine e acido folico, a tutto vantaggio del palato e della salute. Oltre all'università di Barcellona, allo studio hanno preso parte l'istituto di salute di Madrid e l'ospedale Clinic di Barcellona.

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mercoledì 12 gennaio 2011

Guaranà




Guaranà

Stimolante naturale, si ricava da una liana ornata da grappoli di frutti rossi delle foreste Sudamericane. Da sempre utilizzato dalle popolazioni Indios come alimento energetico.


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Nome Botanico
Paulinia sorbilis

Storia
La scoperta del guaranà risale al 1600, attribuita al botanico Paulli, da cui deriva il nome scientifico della pianta. Veniva utilizzata come alimento-mito dagli Indios.
Il termine guaranà attribuito dagli Indios Guarani dell'Amazzonia, si riferisce ad una leggenda in cui gli occhi di un bimbo divino ucciso da un serpente furono sepolti dallo spirito del bene, dando origine ad una pianta che nascondeva un segreto potere.

Principi Attivi
Caffeina, teofillina, xantina, tannini, oli e resine, contenuti nei semi della pianta.

Azione Terapeutica
Stimola lo stato di veglia e la concentrazione
Diminuisce il senso della fatica e della fame
Favorisce la lipolisi, cioè la distruzione dei grassi
Ha un'azione tonica ed astringente sull'intestino
Esercita effetti sulla circolazione periferica, stimolando la muscolatura del cuore.

Applicazioni
Il ricco quantitativo di caffeina, grazie al legame con i tannini e la matrice cellulosica, viene assorbito molto lentamente dall'intestino. L'effetto stimolante perdura per un periodo circa doppio rispetto a quello provocato dalla tazzina di caffè, senza peraltro produrne gli effetti negativi, come tremore, tachicardia ed ipereccitabilità.
La liberazione modulata e costante della molecola di caffeina da parte del guaranà è utile quindi per chi deve affrontare un lavoro intellettuale, studenti e impiegati, o per attività che richiedono attenzione, come la guida di mezzi specie nelle ore notturne.
Usato dagli Indios prima delle estenuanti giornate di caccia, il guaranà può essere quindi utilizzato come antifatica e in generale nelle diete dimagranti, per la sua azione antifame. Indicato anche per gli sportivi, in particolare quando l'attività agonistica richiede attenzione e resistenza.

Controindicazioni
Sconsigliato ai i bambini, per le forti proprietà stimolanti, e ai diabetici, per il quantitativo di glucosio rilasciato dalla pianta.

Consigli
E' meglio assumere il guaranà a stomaco pieno, in caso contrario potrebbe causare irritazione delle mucose intestinali.
Visto l'alto potere stimolante è bene fare attenzione nell'assumere polvere di guaranà venduta sciolta, il cui quantitativo va opportunatamente dosato.






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martedì 11 gennaio 2011

Marijuana e tumori , leggenda e realtà



E’ uscito sulle pagine del Corriere della Sera l’ennesimo articolo che ripropone la “leggenda” – mai provata scientificamente - che la marijuana provochi il cancro, dimenticandosi completamente di tutte le ricerche più recenti, che indicano invece l’esatto contrario.

Per quanto abbiano usato il punto interrogativo nel titolo (“La marijuana aumenta il rischio di sviluppare il cancro?”), l’articolo del Corriere cita una ricerca uscita sull’European Journal of Immunology , secondo la quale “il tetracannabinolo (principio attivo contenuto nella cannabis) ‘addormenta’ il sistema immunitario aumentando così il rischio di sviluppare il cancro.”

In verità, andando a leggere l’abstract della ricerca, si scopre che l’ipotetico legame fra marijuana e cancro è molto tenue, e lo stesso articolo – questo gli va riconosciuto – presenta l’ipotesi con tutti i dovuti “condizionali”.

Di fatto però il lettore resta con l’impressione che la marijuana possa provocare il cancro, mentre viene lasciato all’oscuro di tutte le ricerche più recenti che suggeriscono invece che i cannabinoidi siano un’arma molto efficace contro i tumori. Ci permettiamo quindi di proporre agli autori dell’articolo la visione di questo filmato, che raggruppa alcuni estratti di un documentario (in via di completamento, a firma del sottoscritto), che riguarda proprio questo argomento.






Alcune delle interviste sono degli originali inediti, girati da me e da altri colleghi registi qui in California. Altre ricerche, …

… come quella Dott. Tashkin o del Dott. Guzmàn, sono note già da anni, ma vengono sistematicamente dimenticate dai media tradizionali, ogni volta che si parla di tumori e cannabinoidi.

L’articolo del Corriere inoltre dimentica di dire che nel caso di una ipotetica correlazione fra marijuana e cancro bisognerebbe poter escludere che la causa del tumore sia il fatto che la marijuana è stata “fumata”, invece che vaporizzata (come fanno correttamente quasi tutti coloro che si curano con la cannabis). In altre parole, se mai vi fosse un tumore provocato dall’uso della marijuana, sarebbe probabilmente da attribuire ai residui tossici della combustione (da fumo), piuttosto che alla presenza dei cannabinoidi, che molte ricerche recenti indicano invece come potenti alleati nella lotta al tumore.

Cannabis destroys cancer cells
La cannabis distrugge le cellule cancerogene.

Medical marijuana endorsed by leukemia and lymphoma society
Marijuana medica appoggiata dalla Società Leucemia e Linfoma.

Marijuana may stop breast cancer from spreading
La marijuana potrebbe fermare la propagazione del tumore al seno.

Marijuana takes on colon cancer
La marijuana combatte il cancro al colon.

Cannabis chemicals stop prostate cancer growth
Composti chimici della cannabis fermano la crescita del tumore alla prostata.

Ve ne sono diverse altre.

In presenza di tutto questo, ed in attesa che la scienza ci sappia dare delle risposte definitive in proposito, sarebbe suggeribile fornire al lettore una informazione più completa ed equilibrata di quella contenuta nell’articolo citato.
 

di Massimo Mazzucco
Fonte: luogocomune.net


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venerdì 7 gennaio 2011

SALVIAMO UNA STELLA: APARATO CIRCULATORIO Y EL CORAZON




" EL APARATO CIRCULATORIO Y EL CORAZON 
 Con cada latido, el corazón envía sangre a todo nuestro cuerpo transportando oxígeno y nutrient..."

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