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Cos’è l’ansia e come si manifesta?
La vita di tutti i giorni - lavoro, figli, scuola, organizzazione domestica - mette a dura prova la maggior parte di noi: con tutti gli obblighi a cui dobbiamo far fronte lo stress aumenta, e con lo stress anche il timore di non farcela e - diciamolo - la voglia di fuggire, di non essere qui, ora. In realtà quest’ansia di cui tutti assai volentieri sparliamo è un sentimento naturale, anzi naturalissimo. E di importanza vitale, strettamente legato com’è all’istinto di sopravvivenza e alla storia della nostra specie. Quando avvertiamo una minaccia, oggi come agli albori della nostra storia, il nostro organismo vive una situazione di particolare allerta percependo il pericolo prima ancora che si manifesti concretamente e che sia chiaramente identificato. È questa allerta che fa sì che, oggi come allora, davanti a un pericolo o ci prepariamo a fuggire, oppure a combattere. E proviamo, appunto, ansia. Che di norma dovrebbe essere una condizione di breve durata, utile a superare un momento di difficoltà transitorio: la ripresa del lavoro, una diagnosi ancora dubbia, un grande impegno incombente. Tuttavia, in alcuni casi e per alcune persone, l’ansia può trasformarsi in un disturbo diventando sproporzionata sia nella durata che nell’intensità. E allora si manifesta a tre livelli:
corporeo: aumenta il battito cardiaco e la pressione sale, i muscoli si tendono, si suda freddo e la salivazione diminuisce, la digestione rallenta;
psichico: si ha la sensazione di perdere il controllo, si possono percepire sentimenti di disperazione fino al catastrofismo;
comportamentale: si prova una forte e frequente agitazione con tendenza a rifuggire o ad evitare situazioni ansiogene.
Quando l’ansia da meccanismo di difesa diventa disturbo?
Ricapitolando, l’ansia è un’emozione normale, addirittura naturale, quando è proporzionata alle circostanze e produce una risposta utile. In più per alcuni è un tratto del carattere, un modo di affrontare la vita, uno stile che non genera mai disagio vero e proprio, semmai qualche attacco di gastrite o un paio di notti insonni ogni tanto. È invece un sintomo di disturbo psichico:
se si manifesta senza un motivo apparente, cioè in situazioni innocue;
se si manifesta frequentemente e in modo intenso;
quando dura a lungo e porta alla perdita di controllo;
quando è causa di forte disagio psicologico e compromette la vita quotidiana.
Si calcola che il 10 per cento della popolazione mondiale sia affetto da sindromi ansiose, che quindi rappresentano il disturbo psichico più frequente dopo la depressione, alla quale peraltro sono spesso associate. Negli ultimi 30 anni è stato verificato che un terzo della popolazione mondiale - più le donne che gli uomini - almeno una volta nel corso della vita ha avuto o potrà avere un disturbo d’ansia. Generalmente gli psichiatri suddividono i disturbi d’ansia in diversi tipi; tra questi i più frequenti sono le fobie (4 e 13 per cento di tutti i disturbi d’ansia), l’ansia generalizzata (7 per cento), gli attacchi di panico (5 per cento), il disturbo ossessivo-compulsivo (4 per cento).
Cosa sono le fobie?
È il disturbo d’ansia più comune. Sono paure fuori dall’ordinario, irrazionali quanto intense nei confronti di animali prima di tutto, ma anche di oggetti o situazioni. C’è chi al solo sentir parlare di serpenti, di ragni o addirittura di cani si sente male, chi all’idea di sottoporsi a un prelievo e quindi alla vista del sangue suda freddo, avverte il cuore che accelera, e percepisce tutti i segnali tipici dello stato ansioso. Le fobie possono riguardare anche il rapporto con altre persone: per esempio le situazioni pubbliche, potenzialmente umilianti, che implicano il rischio di un giudizio negativo (fobie sociali). Oppure luoghi in cui per esempio non è possibile ottenere soccorso immediato (agorafobia) in caso di bisogno, perché c’è molta folla o perché si è soli. I fobici tentano di evitare gli oggetti e le situazioni per loro ansiogene ma questo comportamento come in un loop finisce per rafforzare la paura, e se esteso a più situazioni o oggetti
può compromettere la vita di tutti i giorni.
In cosa consiste il disturbo d’ansia generalizzata?
Si tratta di un costante, continuo e intenso senso di preoccupazione nei confronti di qualsiasi evento che provoca una sintomatologia - dicono gli specialisti - per almeno 6 mesi. Chi ne soffre vive in uno stato di tensione continua (anche se è stanco non si siede, per esempio), si preoccupa per gli eventi quotidiani: il lavoro, la situazione economica, la scuola dei figli. È costantemente inquieto, teso, spesso deconcentrato, riposa male. Con il tempo le persone con ansia generalizzata rischiano l’isolamento riducendo al minimo le proprie attività anche professionali. I sintomi tipici di questa patologia sono inquietudine e apprensione, spesso nei confronti del proprio stato di salute, al punto che l’ansioso intraprende o invita un suo congiunto a intraprendere complicati quanto inutili percorsi diagnostici. Possono presentarsi anche: tachicardia, senso di vertigine, dolori muscolari, cefalea ricorrente, deconcentrazione,
aumento dello stato di vigilanza e cattivo riposo.
Cosa sono gli attacchi di panico?
Il panico è un attacco di ansia improvviso e molto intenso, apparentemente immotivato, cioè svincolato da evidenti ragioni immediate. I sintomi sono soprattutto o esclusivamente organici: palpitazioni cardiache, dolore toracico, senso di soffocamento, seguiti dalla paura di perdere il controllo e di morire. Spesso l’attacco di panico viene confuso con una malattia cardiaca dal paziente che lo sperimenta per la prima volta e che per questa ragione in genere chiede di essere ricoverato o di essere visitato da un cardiologo. Chi ha provato un attacco di panico non lo dimentica mai e vive nella continua preoccupazione che possa ripetersi. Quest’ansia anticipatoria aumenta lo stato di tensione psichica favorendo la comparsa di ulteriori attacchi.
Cos’è un’ossessione? E una compulsione?
Le ossessioni sono idee fisse, ricorrenti, prepotenti che ripetutamente emergono nella mente. Le compulsioni sono gesti rituali ripetitivi: verificare decine di volte che il gas sia chiuso, che l’allarme antifurto sia inserito, lavarsi le mani centinaia di volte al giorno, controllare ogni minimo dettaglio sempre, in ogni situazione, sono gesti che chi soffre di disturbi compulsivi non può fare a meno di compiere: per alleviare l’ansia, la preoccupazione, per scacciare il dubbio, ma che di fatto una volta compiuti non danno alcun sollievo. In genere, nel 90 per cento dei casi, le ossessioni e le compulsioni si manifestano contemporaneamente. È importante tenere presente che il disturbo ossessivo-compulsivo non va confuso con l’ordine, o la precisione, o la puntualità o l’amore per il dettaglio. Una compulsione è molto di più di questo, e soprattutto è incontrollabile. Tuttavia questo disturbo potrebbe manifestarsi più spesso nelle persone con queste caratteristiche qualora improvvisamente vengano a trovarsi in condizione di fortissimo stress.
Sindromi ansiose e depressione. Che rapporto c’è?
Spesso l’ansia e la depressione vengono associate, come se un ansioso finisse prima o poi per essere anche depresso, e viceversa. In effetti è vero che secondo diverse ipotesi una situazione di ansia cronica crei variazioni biochimiche intracerebrali che riproducono quelle tipiche della depressione, e che sul piano più strettamente psicologico la difficoltà di lottare per lunghi periodi contro gli effetti dell’ansia possa demoralizzare e di conseguenza favorire uno stato depressivo. In ogni caso, secondo gli psichiatri, le due patologie vanno distinte, perché sebbene rappresentino i due segni più comuni di disagio psicologico hanno caratteristiche e sintomi e ragioni distinte. All’ansia sono associabili diverse piccole malattie organiche, tipicamente a carico del sistema digerente (per esempio la colite o la gastrite) e della pelle
(per esempio orticaria, eczemi e dermati).
Da cosa dipendono le sindromi ansiose?
In alcuni casi da patologie organiche, in altri la tendenza, ma solo la tendenza, si eredita. Ottimo terreno di coltura per i disturbi dell’ansia è una brutta esperienza infantile, così come il mancato apprendimento da bambini della capacità di imporsi, di farsi valere, di dire “No!”. In molti casi a scatenare un disturbo d’ansia è un evento negativo, traumatico, un forte stress psichico protratto nel tempo o anche improvviso. In alcuni casi, l’ansia da tratto di carattere, da momento difficile, potrebbe diventare una malattia se non viene affrontata correttamente e se non si riesce più a gestirla.
Ma dall’ansia si guarisce?
Certamente! Con l’aiuto di molte figure specialistiche: medici, psicoterapeuti, psichiatri. I farmaci ansiolitici sono spesso utilizzati all’inizio di un cammino terapeutico, per tamponare temporaneamente la situazione. Dopo alcune settimane infatti la loro somministrazione dovrebbe essere progressivamente ridotta: all’uso di psicofarmaci è associata infatti assuefazione nel 5 per cento dei casi. Sempre più spesso si ricorre all’associazione di farmaci e psicoterapia: i primi come intervento immediato,
la seconda come cambiamento prolungato nel tempo.
A cura di Tina Simoniello
Giornalista
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Cos’è l’ansia e come si manifesta?
La vita di tutti i giorni - lavoro, figli, scuola, organizzazione domestica - mette a dura prova la maggior parte di noi: con tutti gli obblighi a cui dobbiamo far fronte lo stress aumenta, e con lo stress anche il timore di non farcela e - diciamolo - la voglia di fuggire, di non essere qui, ora. In realtà quest’ansia di cui tutti assai volentieri sparliamo è un sentimento naturale, anzi naturalissimo. E di importanza vitale, strettamente legato com’è all’istinto di sopravvivenza e alla storia della nostra specie. Quando avvertiamo una minaccia, oggi come agli albori della nostra storia, il nostro organismo vive una situazione di particolare allerta percependo il pericolo prima ancora che si manifesti concretamente e che sia chiaramente identificato. È questa allerta che fa sì che, oggi come allora, davanti a un pericolo o ci prepariamo a fuggire, oppure a combattere. E proviamo, appunto, ansia. Che di norma dovrebbe essere una condizione di breve durata, utile a superare un momento di difficoltà transitorio: la ripresa del lavoro, una diagnosi ancora dubbia, un grande impegno incombente. Tuttavia, in alcuni casi e per alcune persone, l’ansia può trasformarsi in un disturbo diventando sproporzionata sia nella durata che nell’intensità. E allora si manifesta a tre livelli:
corporeo: aumenta il battito cardiaco e la pressione sale, i muscoli si tendono, si suda freddo e la salivazione diminuisce, la digestione rallenta;
psichico: si ha la sensazione di perdere il controllo, si possono percepire sentimenti di disperazione fino al catastrofismo;
comportamentale: si prova una forte e frequente agitazione con tendenza a rifuggire o ad evitare situazioni ansiogene.
Quando l’ansia da meccanismo di difesa diventa disturbo?
Ricapitolando, l’ansia è un’emozione normale, addirittura naturale, quando è proporzionata alle circostanze e produce una risposta utile. In più per alcuni è un tratto del carattere, un modo di affrontare la vita, uno stile che non genera mai disagio vero e proprio, semmai qualche attacco di gastrite o un paio di notti insonni ogni tanto. È invece un sintomo di disturbo psichico:
se si manifesta senza un motivo apparente, cioè in situazioni innocue;
se si manifesta frequentemente e in modo intenso;
quando dura a lungo e porta alla perdita di controllo;
quando è causa di forte disagio psicologico e compromette la vita quotidiana.
Si calcola che il 10 per cento della popolazione mondiale sia affetto da sindromi ansiose, che quindi rappresentano il disturbo psichico più frequente dopo la depressione, alla quale peraltro sono spesso associate. Negli ultimi 30 anni è stato verificato che un terzo della popolazione mondiale - più le donne che gli uomini - almeno una volta nel corso della vita ha avuto o potrà avere un disturbo d’ansia. Generalmente gli psichiatri suddividono i disturbi d’ansia in diversi tipi; tra questi i più frequenti sono le fobie (4 e 13 per cento di tutti i disturbi d’ansia), l’ansia generalizzata (7 per cento), gli attacchi di panico (5 per cento), il disturbo ossessivo-compulsivo (4 per cento).
Cosa sono le fobie?
È il disturbo d’ansia più comune. Sono paure fuori dall’ordinario, irrazionali quanto intense nei confronti di animali prima di tutto, ma anche di oggetti o situazioni. C’è chi al solo sentir parlare di serpenti, di ragni o addirittura di cani si sente male, chi all’idea di sottoporsi a un prelievo e quindi alla vista del sangue suda freddo, avverte il cuore che accelera, e percepisce tutti i segnali tipici dello stato ansioso. Le fobie possono riguardare anche il rapporto con altre persone: per esempio le situazioni pubbliche, potenzialmente umilianti, che implicano il rischio di un giudizio negativo (fobie sociali). Oppure luoghi in cui per esempio non è possibile ottenere soccorso immediato (agorafobia) in caso di bisogno, perché c’è molta folla o perché si è soli. I fobici tentano di evitare gli oggetti e le situazioni per loro ansiogene ma questo comportamento come in un loop finisce per rafforzare la paura, e se esteso a più situazioni o oggetti
può compromettere la vita di tutti i giorni.
In cosa consiste il disturbo d’ansia generalizzata?
Si tratta di un costante, continuo e intenso senso di preoccupazione nei confronti di qualsiasi evento che provoca una sintomatologia - dicono gli specialisti - per almeno 6 mesi. Chi ne soffre vive in uno stato di tensione continua (anche se è stanco non si siede, per esempio), si preoccupa per gli eventi quotidiani: il lavoro, la situazione economica, la scuola dei figli. È costantemente inquieto, teso, spesso deconcentrato, riposa male. Con il tempo le persone con ansia generalizzata rischiano l’isolamento riducendo al minimo le proprie attività anche professionali. I sintomi tipici di questa patologia sono inquietudine e apprensione, spesso nei confronti del proprio stato di salute, al punto che l’ansioso intraprende o invita un suo congiunto a intraprendere complicati quanto inutili percorsi diagnostici. Possono presentarsi anche: tachicardia, senso di vertigine, dolori muscolari, cefalea ricorrente, deconcentrazione,
aumento dello stato di vigilanza e cattivo riposo.
Cosa sono gli attacchi di panico?
Il panico è un attacco di ansia improvviso e molto intenso, apparentemente immotivato, cioè svincolato da evidenti ragioni immediate. I sintomi sono soprattutto o esclusivamente organici: palpitazioni cardiache, dolore toracico, senso di soffocamento, seguiti dalla paura di perdere il controllo e di morire. Spesso l’attacco di panico viene confuso con una malattia cardiaca dal paziente che lo sperimenta per la prima volta e che per questa ragione in genere chiede di essere ricoverato o di essere visitato da un cardiologo. Chi ha provato un attacco di panico non lo dimentica mai e vive nella continua preoccupazione che possa ripetersi. Quest’ansia anticipatoria aumenta lo stato di tensione psichica favorendo la comparsa di ulteriori attacchi.
Cos’è un’ossessione? E una compulsione?
Le ossessioni sono idee fisse, ricorrenti, prepotenti che ripetutamente emergono nella mente. Le compulsioni sono gesti rituali ripetitivi: verificare decine di volte che il gas sia chiuso, che l’allarme antifurto sia inserito, lavarsi le mani centinaia di volte al giorno, controllare ogni minimo dettaglio sempre, in ogni situazione, sono gesti che chi soffre di disturbi compulsivi non può fare a meno di compiere: per alleviare l’ansia, la preoccupazione, per scacciare il dubbio, ma che di fatto una volta compiuti non danno alcun sollievo. In genere, nel 90 per cento dei casi, le ossessioni e le compulsioni si manifestano contemporaneamente. È importante tenere presente che il disturbo ossessivo-compulsivo non va confuso con l’ordine, o la precisione, o la puntualità o l’amore per il dettaglio. Una compulsione è molto di più di questo, e soprattutto è incontrollabile. Tuttavia questo disturbo potrebbe manifestarsi più spesso nelle persone con queste caratteristiche qualora improvvisamente vengano a trovarsi in condizione di fortissimo stress.
Sindromi ansiose e depressione. Che rapporto c’è?
Spesso l’ansia e la depressione vengono associate, come se un ansioso finisse prima o poi per essere anche depresso, e viceversa. In effetti è vero che secondo diverse ipotesi una situazione di ansia cronica crei variazioni biochimiche intracerebrali che riproducono quelle tipiche della depressione, e che sul piano più strettamente psicologico la difficoltà di lottare per lunghi periodi contro gli effetti dell’ansia possa demoralizzare e di conseguenza favorire uno stato depressivo. In ogni caso, secondo gli psichiatri, le due patologie vanno distinte, perché sebbene rappresentino i due segni più comuni di disagio psicologico hanno caratteristiche e sintomi e ragioni distinte. All’ansia sono associabili diverse piccole malattie organiche, tipicamente a carico del sistema digerente (per esempio la colite o la gastrite) e della pelle
(per esempio orticaria, eczemi e dermati).
Da cosa dipendono le sindromi ansiose?
In alcuni casi da patologie organiche, in altri la tendenza, ma solo la tendenza, si eredita. Ottimo terreno di coltura per i disturbi dell’ansia è una brutta esperienza infantile, così come il mancato apprendimento da bambini della capacità di imporsi, di farsi valere, di dire “No!”. In molti casi a scatenare un disturbo d’ansia è un evento negativo, traumatico, un forte stress psichico protratto nel tempo o anche improvviso. In alcuni casi, l’ansia da tratto di carattere, da momento difficile, potrebbe diventare una malattia se non viene affrontata correttamente e se non si riesce più a gestirla.
Ma dall’ansia si guarisce?
Certamente! Con l’aiuto di molte figure specialistiche: medici, psicoterapeuti, psichiatri. I farmaci ansiolitici sono spesso utilizzati all’inizio di un cammino terapeutico, per tamponare temporaneamente la situazione. Dopo alcune settimane infatti la loro somministrazione dovrebbe essere progressivamente ridotta: all’uso di psicofarmaci è associata infatti assuefazione nel 5 per cento dei casi. Sempre più spesso si ricorre all’associazione di farmaci e psicoterapia: i primi come intervento immediato,
la seconda come cambiamento prolungato nel tempo.
A cura di Tina Simoniello
Giornalista
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leggere l'intero blog, pretty good
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