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giovedì 29 dicembre 2011

danni della Tachipirina

 

 

Come ridurre i danni della Tachipirina?
di Roberto Gava , tratto da www.informasalus.it 
Pochi giorni fa, su questo sito all'indirizzo http://www.informasalus.it/it/articoli/paracetamolo-bambini-asma-allergie.php è uscita la notizia che svela un altro effetto indesiderato del paracetamolo (principio attivo della famosa Tachipirina o dell’Efferalgan):

“Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini.
La scoperta principale - ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio  - è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilita' in piu' di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilita' in piu' di sviluppare i sintomi come l'asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo”.


COMMENTO DEL DR. ROBERTO GAVA:
In realtà, la notizia è tutt’altro che nuova e non solo per il recentissimo studio del The New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study Group pubblicato da Wickens e Colleghi lo scorso settembre 2010 nella rivista Clinical & Experimental Allergy e neppure per lo studio del prof. Beasley e Colleghi del Medical Research Institute (sempre Nuova Zelanda) pubblicato nel settembre 2008 dalla prestigiosa rivista The Lancet.
Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni.

In un libro di farmacologia (“L’Annuario dei Farmaci”) che ho pubblicato quasi 20 anni fa con la Casa Editrice Piccin Nuova Libraria (un libro di più di 2000 pagine che raccoglie gli effetti farmacologici di tutti i principi attivi in commercio nel nostro Paese), scrivevo:
“Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, … fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) … Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici … con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. … Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia, …”.
Quello che è più importante, però, è un altro punto. Poco più avanti, in quello stesso libro ho infatti scritto:
L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica”.
La terapia consta della somministrazione (entro le 10 ore) di acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale (im o ev).

Ebbene, la letteratura che riporta questi dati è addirittura del 1967 (cfr Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics 156: 285; 1967).
Sono passati 43 anni da allora e il paracetamolo continua non solo ad essere sintetizzato e diffuso in quantità inimmaginabili, ma anche ad essere somministrato a qualsiasi età: è consigliato addirittura nei neonati!

Qual è il problema?
Il problema è che il paracetamolo è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più importante antiossidante: IL GLUTATIONE! E per di più, quando il glutatione scarseggia, il paracetamolo svolge la sua potente azione epatossica … ma non solo questa.
Ebbene, pensate che:
- Il paracetamolo viene consigliato anche ai bambini piccoli e ai neonati, pur sapendo che i bambini (e i neonati in particolare) sono poveri di sostanze antiossidanti (come il glutatione).
- Sappiamo che la cisteina (aminoacido essenziale per permettere la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata per azione dell’enzima metionina-sintetasi e sappiamo che il mercurio contenuto nei vaccini blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza che è più facile che si alteri lo sviluppo cerebrale e si incrementi l’incidenza di autismo e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), due patologie che oggi stanno diventando molto comuni.
- È dimostrato che i bambini autistici hanno il 20% di livelli più bassi di cisteina e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo compromette la loro capacità di detossificarsi e di espellere i metalli come il mercurio (sia alimentare che quello somministrato con i vaccini pediatrici). Questi bambini non dovrebbero mai assumere il paracetamolo, almeno nei primi anni di vita … ma chi sa individuare questi bambini senza eseguire esami adeguati?
- Sappiamo che il mercurio vaccinale non viene facilmente escreto dai bambini sotto i sei mesi di vita (perché viene escreto per via biliare e il fegato del neonato è ancora immaturo).
- È dimostrato che il mercurio entra molto facilmente (e si accumula) nei tessuti cerebrali del bambino, dato che la barriera ematoencefalica è più recettiva. Inoltre, i composti mercuriali alterano, e a dosi elevate bloccano, la mitosi cellulare (danno molto grave specie per il cervello e in età pediatrica, quando il cervello dovrebbe avere un grande sviluppo).

- Se uno si aggiorna, sa che studi scientifici pubblicati nel 2008 e nel 2009 hanno dimostrato che l’assunzione di paracetamolo aumenta la probabilità dei bambini piccoli di ammalarsi di autismo.

Eppure, il paracetamolo viene consigliato tutt’oggi dai Servizi di Igiene Pubblica subito dopo ogni vaccinazione dei neonati, addirittura prima che possano sviluppare la febbre o qualche malessere … Forse si vogliono tranquillizzare le madri che così si accorgono meno dei danni da vaccini, perché questo farmaco blocca molte reazioni iniziali? Ma agendo in questo modo si impoverisce l’organismo di glutatione e si facilitano ancor di più i danni da vaccini nei soggetti che, a nostra insaputa, ne sono particolarmente predisposti!

Cosa si deve allora fare?
1) IL PRIMO CONSIGLIO è quello di non somministrare paracetamolo (almeno abitualmente o come prima scelta) a bambini piccoli, specie se nati immaturi, se hanno assunto farmaci in modo prolungato e se sono stati vaccinati da meno di un mese (ho seguito personalmente il caso di un bambino di pochi mesi, morto nel sonno 26 giorni dopo la vaccinazione, che aveva assunto Tachipirina per una febbre improvvisa solo 3 ore prima del decesso).
2) IL SECONDO CONSIGLIO è di non vaccinare bambini sotto i 2 anni di età e in ogni caso di non accettare più di uno (massimo due) vaccini per volta.

3) IL TERZO CONSIGLIO è che, se proprio si vogliono fare le vaccinazioni pediatriche del primo anno di vita (perché non si è stati capaci di gestire la paura che la propaganda pro-vaccini inculca tanto magistralmente quanto falsamente), si eseguano al bambino, prima della vaccinazione, degli esami ematochimici per capire quant’è la sua capacità antiossidante, quanto è maturo il suo sistema immunitario e quanto funziona la capacità disintossicante del suo fegato.

4) IL QUARTO CONSIGLIO è di cercare un Medico aperto a queste “nuove” conoscenze, dotato di molta Sapienza e Buon Senso, meglio ancora se pratico di Medicina Naturale e di Omeopatia in particolare, che sappia aiutare i genitori ad aumentare le difese aspecifiche di loro figlio e che sappia eventualmente gestire le patologie dei primi anni di vita prima di tutto con trattamenti naturali, tra i quali l’Omeopatia è sicuramente la regina, e poi, se proprio serve, con dosi ben ponderate e personalizzate di farmaci chimici.

5) COME QUINTO CONSIGLIO raccomando ai genitori di approfondire le loro conoscenze di Igiene di Vita e in particolare di Igiene Alimentare: non potete immaginare quante patologie e quanti problemi infantili e adolescenziali si risolverebbero se i nostri bambini mangiassero e vivessero meglio!

Conclusione
Se l’Industria Farmaceutica guadagna sempre di più è anche a causa della nostra ignoranza. Le conoscenze le abbiamo, ma non possiamo più attendere che siano lo Stato o la Medicina Ufficiale a comunicarcele: oggi ognuno deve darsi da fare e cercare di proteggere la salute propria e quella dei suoi cari.
Spesso, nelle relazioni che tengo a qualche convegno sono solito proiettare alla fine questa frase:
“La salute è un prezioso patrimonio, nostro e dei nostri figli: non possiamo metterla nelle mani dell’Industria Farmaceutica o degli attuali Enti Governativi … molto probabilmente, chi lo farà la perderà!”.
Dr. Roberto Gava

 

Paracetamolo addio?





Paracetamolo addio? Per decenni uno degli antidolorifici più utilizzati, il paracetamolo potrebbe essere ora mandato in pensione e sostituito da farmaci con molecole che agiscono nello stesso modo ma che non comportano  effetti collaterali tossici osservati in casi di sovradosaggio, nel midollo spinale e nel fegato.

Un gruppo di ricercatori provenienti da Francia, Svezia e Regno Unito ha descritto infatti sulla rivista Nature Communications il meccanismo di azione di questo farmaco, finora sconosciuto sebbene si trovi in commercio dal 1950.

“Adesso abbiamo capito il meccanismo principale del funzionamento di questa sostanza – ha affermato David Anderson del King's College di Londra, uno degli autori dello studio - e quindi, possiamo iniziare la ricerca di molecole che funzionino allo stesso modo ma meno tossiche, che non comportino, insomma, complicazioni serie in caso di sovradosaggio”.

Nel gennaio scorso la Food and Drug Administration (FDA) americana ha emesso un avviso sui possibili danni del paracetamolo chiedendone una limitazione a 325 mg per compressa.

Inoltre uno studio  della Otago University di Wellington pubblicato sulla rivista Clinical and Experimental Allergy ha rilevato che l'assunzione di paracetamolo  può essere associata nei bambini allo sviluppo di asma e allergie.



. Corsi .

domenica 25 dicembre 2011

CANNABIS, LA CURA VIETATA


CANNABIS,

LA CURA VIETATA:

GLI EFFETTI CURATIVI DELLA PIANTA SONO COMPROVATI MA POCHI LO SANNO..



 IMMAGINATE DI SENTIR DIRE DA UN MEDICO
“Gli esami confermano che lei ha un tumore allo stadio avanzato”. Pensavamo potesse accadere solo ad altri, e invece questa volta riguarda noi e il mondo ci crolla addosso. Ma il medico sorridente prosegue: “Non si preoccupi, abbiamo qualcosa di veramente efficace. Le prescrivo 10 cc di olio intero estratto dalla Cannabis indica, da ritirare presso il dispensario. Rivediamoci fra 15 giorni, per seguire l’evoluzione della malattia”.In Canada Rick Simpson combatte da anni una battaglia per la libertà di cura, e più precisamente per la legalizzazione della Cannabis medica per la cura del cancro. Sembra una storia già sentita, non troppo diversa dal “metodo Di Bella” in voga alla fine degli anni novanta. Eppure le cose stanno diversamente. La storia di Simpson inizia in seguito a un’incidente: il suo dolore post-traumatico era resistente ai farmaci, i medici curanti gli hanno somministrato di tutto ma – a parte i gli effetti collaterali dei medicinali – non hanno ottenuto alcun risultato. Dopo aver assistito a una trasmissione in cui si parlava degli effetti curativi della Cannabis, Simpson incuriosito volle tentare questa via: in breve i dolori si ridussero, e lui tornò a vivere normalmente.

SEGUENDO IL SUO SPIRITO PIONIERISTICO

Simpson – rinvigorito nel fisico – si lanciò in questa avventura. Sviluppò il suo personale protocollo, comprendente la genetica, la coltivazione e raffinazione dell’olio di Cannabis e la posologia di somministrazione per differenti applicazioni. Offrì gratuitamente il suo olio a chiunque ne facesse richiesta, ottenendo risultati a dir poco eccezionali: la gente, semplicemente, guariva. Per un po’ di tempo le autorità chiusero un occhio sulle sue attività. Poi una rete televisiva americana trasmise un servizio sul miracoloso “Hemp Oil” di Simpson, e cominciarono i guai: nel dicembre 2010 Rick venne in Europa per tenere alcune conferenze sulla proprietà curativa della Cannabis, mentre le giubbe rosse si recavano invano a casa sua per arrestarlo.

 

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INTANTO IL SUO NOME INIZIA A CIRCOLARE VORTICOSAMENTE IN INTERNET
Simpson ha prodotto un filmato – “Run From The Cure” – dove spiega come e perché l’olio di Cannabis funziona. Non solo, riporta anche un certo numero di testimonianze di persone che hanno beneficiato del “miracolo verde”. Ovviamente qualcuno obietterà la mancanza di valore scientifico: vero, ma è anche vero che la medicina è una scienza inesatta ed è in mano alle multinazionali del farmaco, che hanno altri interessi rispetto al paziente. Non penso di dire un’eresia se osservo che a ben guardare la classe medica è di fatto il braccio armato dei fabbricanti di farmaci. Ma, come già detto, la storia è un’altra.Pochi anni fa furono scoperti nel corpo umano moltissimi recettori battezzati “endocannabinoidi”, che – neanche a farlo apposta – si sposano perfettamente con le molecole “cannabinoidi”, presenti nella pianta incriminata. Recenti studi universitari confermano che detti “principi attivi” hanno la capacità di indurre al suicidio delle cellule ammalate, lasciando intatte quelle sane. Non solo, le 420 molecole individuate nella pianta hanno altri effetti curative e sono efficaci contro moltissime patologie ancora da sperimentare. Il fenomeno “Hemp Oil”, intanto, è esploso: blog tematici, gruppi Facebook, siti alternativi, siti scientifici universitari e indipendenti vengono presi d’assalto.

MA C’E’ UN PROBLEMA
La pianta in questione è vietata per legge. Chi lo dice, e perché? Le ragioni sono svariate, e hanno origini molto indietro nel tempo. Per riassumere è sufficiente ricordare che i narcos e il contrasto alla droga hanno in comune la vittima: l’utente finale. In tutta questa storia la Cannabis non c’entra nulla, perché semmai è una non-droga. Riguardo alla nostra pianta, il pericolo è la gente che pian piano apre gli occhi e si rende conto del cumulo di macerie presente ai piedi dei cartelli della droga, dei governi e delle case farmaceutiche. La recente legge comunitaria europea, neanche a farlo apposta, mette al bando qualsiasi proprietà curativa delle piante, compresa la camomilla per l’insonnia. Si possono utilizzare se sono testate e approvate con veri e propri protocolli standard, al pari di un qualsiasi farmaco. Ma chi paga? Il coltivatore di camomilla?


fonte : http://ildemocratico.com



. Corsi .

lunedì 28 novembre 2011

Epicondilite : sintomi, cura e rimedi


L'epicondilite, infiammazione dei tendini che va a gravare sul gomito


Epicondilite o gomito del tennista: sintomi, cura e rimedi


L'epicondilite (precisamente epicondilite omerale), è un'infiammazione dei tendini che vanno a gravare sul gomito, in dettaglio sull'epicondilo laterale. È una dolorosa infiammazione conosciuta anche come gomito del tennista, dato che colpisce spesso gli sportivi di questa categoria.
Tuttavia, l'epicondilite non va intesa come una patologia che riguarda solo un piccolo gruppo di sportivi, ma riguarda anche chi sta molto tempo con gli arti superiori fermi nella stessa posizione per altri motivi, come un dattilografo, un pianista o uno scrittore che usi la tastiera. In genere i medici consigliano di cercare di prevenirla, riscaldando sempre bene le articolazioni prima di dedicarsi a degli sforzi intensi, come il culturismo, il power lifting, altri tipi di sport o lavori di natura manuale. Si tratta di un disturbo di carattere invalidante, che, qualora non affrontato con la giusta terapia, può cronicizzare.


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 Sintomi 

Il dolore è localizzato dove queste fibre si attaccano all'osso sul lato esterno del gomito o lungo i ventri dei muscoli epicondiloidei all'avambraccio. Le cause di questa tendinite possono essere o i microtraumatismi in conseguenza di movimenti ripetitivi sportivi o lavorativi o traumi diretti con successiva infiammazione dell'inserzione tendinea di questi muscoli al gomito. L'epicondilite insorge pertanto in soggetti sportivi ed è tipica di giocatori di tennis (da qui il nome di gomito del tennista). Clinicamente si manifesta con dolore ad insorgenza subdola, con dolenzia durante l'uso combinato di mano, polso e gomito. Il dolore può aumentare la sera, dopo la giornata lavorativa. Solitamente la sintomatologia diventa più intensa per entità e durata, con maggior impaccio funzionale e riduzione progressiva dell'attività lavorativa fino ad una vera e propria impotenza funzionale antalgica. Si registrano solo 2 casi di paralisi terminale del gomito con conseguente amputazione.

Diagnosi

L'esame radiologico è solitamente negativo (anche se talora sono presenti calcificazioni in sede iuxtaepicondiloidea). La diagnosi è squisitamente clinica anche se una ecografia tendinea, meglio se effettuata con color o power Doppler, consente di identificare le aree di degenerazione endotendinea e l'iperemia dei tessuti peritendinei.

Terapia

Nelle forme acute (dolore in atto) la terapia mira a eliminare l'infiammazione ed il dolore mediante l'interruzione momentanea della attività sportiva e lavorativa, associando l'uso di FANS (Antinfiammatori per bocca), con una eventuale immobilizzazione del gomito per 20 giorni, associando 2-3 infiltrazioni steroidee a livello tendineo. È possibile effettuare un trattamento dell'epicondilite mediante terapia infiltrativa sotto guida ecografica utilizzando semplicemente un ago e farmaci quali il cortisone o l'acido ialuronico.
Nelle forme ribelli alla terapia conservativa, è indicato, anche se non tutti i chirurghi lo adottano, l'intervento chirurgico rappresentato o da una bonifica della regione tendinea, o da una disinserzione dei tendini alla giunzione osteotendinea, o da una cruentazione dell'epicondilo. Negli ultimi tempi si è molto diffuso con successo il ricorso alla terapia con onde d'urto che molto spesso sono più efficaci delle terapie fisiche tradizionali e possono evitare il ricorso all'intervento chirurgico.
L'utilizzo di uno specifico bracciale massaggiante con inserti in silicone favorisce sicuramente i tempi di recupero.

Introduzione

Il gomito del tennista (epicondilite) è un disturbo doloroso che colpisce non solo chi gioca a tennis, ma anche tutti coloro che fanno largo uso del braccio. Se il gomito inizia a far male e non viene curato, può causare perdita di funzionalità e mobilità del braccio.
Le terapie non chirurgiche sono quasi sempre efficaci; si ricorre all’intervento chirurgico solo come extrema ratio. In questo breve articolo vi aiuteremo a capire meglio quali sono le terapie per il gomito del tennista e quali rischi e benefici presenta l’intervento chirurgico per risolvere un problema di epicondilite.

Sommario

Il gomito del tennista è una forma di tendinite che colpisce i tendini connessi all’epicondilo, una struttura ossea del gomito; se non viene curata, l’infiammazione e il dolore possono aumentare e cronicizzarsi.
Prima dell’intervento chirurgico è possibile ricorrere a diverse terapie alternative per diminuire il dolore e l’infiammazione. In quasi tutti i pazienti il problema può essere risolto già solo ricorrendo a una terapia non chirurgica, mentre per i pazienti in cui il dolore non scompare può essere consigliabile l’intervento chirurgico.
L’intervento di solito è efficace per alleviare il dolore causato dal gomito del tennista e permette al paziente di ritornare alle normali attività. Come per qualsiasi intervento occorre prendere in considerazione i rischi e le complicazioni, conoscendole si è in grado di riconoscerle e di curarle qualora esse si presentino.

 

 

 

 

 

Anatomia


Gomito
Il gomito è un’articolazione che aiuta a flettere il braccio e a ruotare il palmo della mano: è formato da tre ossa: l’omero, l’osso dell’avambraccio superiore, e le due ossa dell’avambraccio inferiore, cioè il radio e l’ulna.
Le ossa dell’articolazione si muovono grazie ai muscoli, che sono attaccati alle ossa grazie ad appositi tessuti detti tendini.
Le due protuberanze ossee nella parte inferiore dell’omero si chiamano epicondili. I tendini si attaccano all’omero proprio all’altezza degli epicondili.
I tendini e i muscoli attaccati agli epicondili aiutano a estendere il polso e le dita. Se i tendini sono infiammati e fanno male, il disturbo risultante è detto epicondilite laterale o gomito del tennista.

Cause

L’epicondilite laterale è anche detta gomito del tennista perché è un disturbo caratteristico di chi gioca a tennis.
Il gomito del tennista si sviluppa perché il tennista afferra ripetutamente la racchetta e la stringe, sovraccaricando così il gomito. I tendini attaccati agli epicondili laterali o esterni si infiammano.
In alcuni casi il gomito del tennista può svilupparsi perché il tendine è leggermente lacerato, oppure a causa di un grave trauma del gomito.
I tendini servono per estendere il polso e le dita, quindi se sono danneggiati si inizia ad avvertire il dolore durante i movimenti ripetuti del polso. Il dolore si estende poi al braccio e in alcuni casi anche alla mano.
Tra le attività che comportano l’uso ripetuto del polso ricordiamo l’uso del cacciavite, del martello o delle forbici.
In alcuni pazienti il dolore può anche presentarsi quando il braccio è a riposo, oppure di notte. La mano è fondamentale nella vita quotidiana, quindi spesso è impossibile metterla a riposo e, di conseguenza, i tendini infiammati hanno difficoltà a guarire.

Sintomi

I sintomi tipici del gomito del tennista possono includere:
  • Il dolore che si irradia dalla parte esterna del gomito fino all’avambraccio e al polso,
  • Dolore quando si usa il polso,
  • Debolezza dell’avambraccio,
  • Un dolore che peggiora nel corso di settimane o mesi,
  • Dolore durante l’uso della mano per fare presa, come le strette di mano o girare una maniglia,
  • Incapacità di tenere certi oggetti in mano, come ad esempio un bicchiere

Quando chiamare il medico

E’ necessario parlare con il medico quando i principali rimedi di automedicazione (riposo, ghiaccio e l’uso di antidolorifici da banco) non migliorano la situazione.
E’ invece urgente la necessità di una visita se:
  • Il gomito è caldo e infiammato e c’è febbre,
  • Non è possibile piegare il gomito,
  • Il gomito sembra deforme,
  • Si sospetta una rottura di un osso.

Diagnosi

Il medico in primo luogo visiterà il gomito e vi farà diverse domande. Può essere necessaria una radiografia per escludere che i sintomi siano dovuti a una frattura.
L’epicondilite non provoca complicazioni gravi, ma se non la si cura il dolore può cronicizzarsi e diventare più difficile da guarire.

Cura e terapia

Ecco i cinque punti chiave per proteggere il gomito in presenza di epicondilite:
  1. Protezione. Proteggete il gomito da ulteriori lesioni mettendolo a riposo. Se i sintomi sono provocati da attività o da sport particolari, non praticateli finché i sintomi non migliorano.
  2. Riposo. Non fate lavorare troppo il gomito, ma non lasciatelo nemmeno immobile. In molti casi è sufficiente indossare una guaina elastica sull’avambraccio di notte per diminuire i sintomi.
  3. Ghiaccio. Per diminuire il gonfiore usate la borsa del ghiaccio, i massaggi con la borsa del ghiaccio, i bagni nell’acqua fredda o la guaina elastica impregnata d’acqua fredda. Cercate di applicare il ghiaccio il prima possibile dopo la comparsa del dolore.
  4. Compressione. Usate una benda o una guaina elastica per comprimere la zona lesionata.
  5. Elevazione. Quando possibile cercate di alzare il gomito al livello delle spalle per prevenire o diminuire il gonfiore.
È possibile poi modificare il modo in cui si affrontano determinate attività, ad esempio chi gioca a tennis può cambiare racchetta e prenderne una con un manico più piccolo; oppure ci si può mettere a riposo o limitare le attività che comportano un uso eccessivo del braccio e della mano.
La classica borsa del ghiaccio può essere utile per diminuire il dolore e l’infiammazione. È possibile applicare il ghiaccio direttamente sulla zona dolorante oppure massaggiare con la borsa del ghiaccio diverse volte al giorno per circa venti minuti, soprattutto dopo quelle attività che provocano il dolore.
Fare stretching e ginnastica per i muscoli collegati al gomito è utile per rafforzare i muscoli e diminuire il dolore. Di solito è possibile fare gli esercizi a casa, ma nei casi più gravi sarà necessario l’aiuto del fisioterapista.
Esistono bende e tutori in grado di diminuire il sovraccarico del tendine e quindi il dolore. Li si può usare durante l’attività fisica, oltre a seguire il programma di esercizi di stretching e rafforzamento del gomito. Per difendere i polsi esistono le polsiere, efficaci per diminuire lo stress dei tendini.
Per diminuire il dolore è possibile andare in farmacia e acquistare un comune antinfiammatorio senza ricetta. Esistono anche antinfiammatori con obbligo di ricetta ma, prima di farseli prescrivere, è opportuno informarsi su eventuali effetti collaterali.
Un’altra possibilità per evitare l’intervento chirurgico sono le iniezioni di cortisone. Il cortisone è iniettato direttamente nel tendine in modo da diminuire l’infiammazione. Possono rivelarsi necessarie diverse iniezioni.
Se questo tipo di cura non ha il successo sperato e il dolore dovuto all’epicondilite continua a essere grave ed invalidante, è consigliabile ricorrere all’intervento chirurgico.

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 Terapie chirurgiche

L’intervento è effettuato in anestesia generale, parziale o locale. Si pratica un’incisione sulla pelle che riveste l’epicondilo e il tendine infiammato viene “ripulito”.
Esiste anche un altro metodo: il chirurgo può decidere di staccare il tendine dall’osso e poi di riattaccarlo. Il chirurgo valuterà quale dei due metodi è più adatto per il vostro caso.
Dopo esservi risvegliati dall’anestesia rimarrete nell’apposita saletta, nella maggior parte dei casi l’operazione è eseguita in regime di day hospital, cioè potrete ritornare a casa il giorno stesso.

Rischi e complicazioni

L’intervento per la cura dell’epicondilite è estremamente sicuro e molto efficace, esistono però diversi rischi e complicazioni improbabili ma pur sempre possibili. È necessario informarsi sui rischi e sulle complicazioni ed essere pronti a riconoscerli, per poter comunicare efficacemente con il proprio medico.

Alcuni dei rischi sono comuni a tutti gli interventi chirurgici. Tra di essi ricordiamo:
  • infezioni, profonde o a livello della pelle,
  • emorragia,
  • cicatrici, che possono far male o avere un brutto aspetto.
Altri rischi e complicazioni sono connessi in modo specifico a questo tipo di intervento, sono molto rari ma è comunque importante essere informati. È possibile che i nervi siano lesionati e di conseguenza il braccio o la mano rimangano deboli, paralizzati o perdano sensibilità. Anche i tendini possono essere lesionati e di conseguenza la mano o il polso possono diventare più deboli.
Inoltre c’è la possibilità che l’operazione si riveli inutile o che faccia addirittura peggiorare i sintomi.
Infine, anche se l’intervento sembra riuscito, i sintomi dell’epicondilite potrebbero ripresentarsi ugualmente.

 

 

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Dopo l’intervento

Il braccio sarà steccato e bisognerà tenerlo riparato e asciutto. I punti saranno tolti dopo dieci giorni o due settimane, poi bisognerà iniziare la fisioterapia.
Il medico vi dirà quando potrete tornare al lavoro, a seconda della gravità dell’intervento. La maggior parte dei pazienti non può guidare per una settimana.
Quattro o cinque settimane dopo l’intervento il paziente scopre se il dolore è completamente scomparso, anche a seguito di attività. Per poter parlare di guarigione completa e ritornare all’uso del gomito e del braccio che si faceva prima dell’intervento, possono passare diversi mesi.
L’intervento per epicondilite di solito è utile, ma in alcuni pazienti di fatto non allevia il dolore.

Prevenzione

Per prevenire il gomito del tennista può essere utile seguire questi consigli:
  • Migliorate la tecnica. Fatevi consigliare da un allenatore professionista per vedere se i vostri movimenti sono corretti. Muovete la racchetta usando tutto il braccio e coinvolgete tutto il corpo nei colpi, anziché sovraccaricare soltanto il polso. Durante il contatto con la palla cercate di tenere il polso rigido. Controllate le dimensioni del manico della racchetta e la tensione delle corde. Una minore tensione delle corde trasmette meno forza al gomito.
  • Lavorate sulla forza. Preparatevi per la stagione sportiva con un allenamento adeguato. Fate esercizi di stretching per il polso: usate i pesi appositi e flettete ed estendete i polsi. Abbassare lentamente il peso dopo aver esteso il polso è un modo per aumentare efficacemente la forza senza danneggiare i tessuti.
  • Tenete i polsi diritti. Quando sollevate qualcosa, ad esempio i pesi in palestra oppure quando giocate a tennis, cercate di tenere il polso diritto e rigido. Così facendo saranno i muscoli dell’avambraccio superiore, più grandi e potenti, a fare il lavoro che di solito facevano i muscoli dell’avambraccio inferiore, più piccoli e meno potenti.
  • Attenzione al riscaldamento! Prima e dopo l’attività, riscaldate i muscoli del braccio senza sovraccaricarli troppo.
  • Usate il ghiaccio. Dopo lo sforzo usate la borsa del ghiaccio per massaggiare il braccio. In alternativa riempite un sacchetto o una tazza di plastica con l’acqua, e mettetela nel congelatore. Poi passate il ghiaccio direttamente sulla pelle del gomito, con movimenti circolari, per 6-7 minuti.


leggi anke  :
http://cipiri3.blogspot.com/2010/08/la-sindrome-del-tunnel-carpale-e-le.html


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lunedì 21 novembre 2011

Gli effetti cancerogeni dell’aspartame



Gli effetti cancerogeni multipotenti dell’aspartame
Dottor Morando Soffritti* – tratto da “L’Ecologist italiano” nr.4 
L’aspartame è un dolcificante artificiale consumato nel mondo da oltre 200 milioni di persone. E’ utilizzato in oltre 6000 prodotti, fra i quali bevande light, gomme da masticare, dolciumi, caramelle, yogurt, farmaci, in particolare sciroppi e antibiotici per bambini. E’ stato calcolato che la quantità media di aspartame assunta giornalmente da coloro che ne fanno uso è di circa 2-3 mg/Kg di peso corporeo e, per quanto riguarda bambini e donne in età di gravidanza, fino a 4-5 mg/Kg. La quantità giornaliera di assunzione di aspartame permessa dalle normative vigenti è di 40 e 50 mg/Kg di peso corporeo, rispettivamente in Europa e negli USA.
Negli anni '70, prima dell'inizio della commercializzazione dell'aspartame, furono condotti dalle industrie produttrici studi sperimentali di cancerogenicità su ratti e topi. I risultati di questi studi complessivamente non evidenziarono la cancerogenicità dell'aspartame, anche se qualche dubbio fu sollevato da alcuni componenti della comunità scientifica in relazione alla qualità della conduzione degli esperimenti ed al fatto che erano stati rilevati alcuni casi di tumore al cervello tra gli animali trattati con aspartame, e nessuno fra gli animali di controllo.
Per i limiti di questi studi, e soprattutto per la grande espansione che ha avuto nel corso degli anni l'uso dell'aspartame, alla fine degli anni '90 la Fondazione Europea di.Oncologia e Scienze Ambientali "B. Ramazzini" (FER) (Bologna, Italia) decise di programmare un esperimento che, per numero complessivo di animali, numero di livelli di dose studiati e conduzione dell'esperimento secondo le buone pratiche di laboratorio correntemente in uso, consentisse una valutazione adeguata sui potenziali effetti cancerogeni del composto.
Lo studio, finanziato interamente dalla FER, è stato programmato su 1800 ratti (900 maschi e 900 femmine) della colonia usata da oltre 30 anni nei laboratori della Fondazione. Al fine di simulare un'assunzione giornaliera della popolazione umana pari a 5000, 2500, 500, 100, 20, 4, oppure 0 mg/Kg di peso corporeo, l'aspartame è stato aggiunto alla dieta standard nelle quantità dovute. Il trattamento degli animali è iniziato all'età di otto settimane ed è durato fino alla loro morte naturale. Di ogni animale deceduto è stata fatta un'autopsia completa ed effettuata una valutazione istopatologica di tutti gli organi e tessuti prelevati, per un totale di oltre 30.000 preparati esaminati al microscopio.
I risultati dello studio hanno evidenziato che: 
1) l'aspartame induce un aumento dose-correlato, statisticamente significativo, dell'incidenza di linfomi e leucemie maligni del rene nei ratti femmine e tumori maligni dei nervi periferici nei ratti maschi. Tale aumento statisticamente significativo è stato osservato anche alla dose di 20 mg/Kg di peso corporeo, una dose inferiore a quella ammessa per l'uomo dalla normativa vigente (50-40 mg/Kg di peso corporeo); 
2) l'aggiunta di aspartame al cibo induce una diminuzione dell'assunzione di cibo correlata con la dose del composto, senza però determinare una differenza del peso corporeo tra gli animali trattati e non trattati.
Sulla base di questi risultati viene dimostrato per la prima volta che, sperimentalmente, l'aspartame è un agente cancerogeno, in grado di indurre tumori maligni nei ratti, anche a dosi ammesse per l'alimentazione umana. I dati inoltre dimostrano che l'integrazione della dieta con aspartame non induce alcuna modificazione dell'andamento del peso corporeo degli animali trattati rispetto ai non trattati.
I risultati dell'esperimento sono stati comunicati nel corso del 2005 alle autorità di sanità pubblica, nello specifico al Ministero della Salute e all'Istituto Superiore di Sanità in aprile, in giugno all'Agenzia Europea per la Sicurezza degli Alimenti di Parma. Sempre in giugno i dati sono stati comunicati e discussi all'Università Columbia a New York, all'Istituto Nazionale del Cancro a Washington, ed al National Toxicology Program in Nord Carolina, USA.
I primi risultati sono stati pubblicati sul Giornale Europeo di Oncologia nel giugno u.s. e successivamente, i risultati finali sono stati presentati alla conferenza internazionale promossa dal Collegium Ramazzini su “Progettare il Futuro alla Luce del Passato: Vivere nel Mondo della Chimica" in Settembre 2005, i cui atti saranno pubblicati sugli Annali dell'Accademia delle Scienze di New York. Questi risultati finali sono attualmente in corso di pubblicazione su Environmental Health Perspectives (marzo 2006), una rivista pubblicata dal National Institute of Environmcntal Health Sciences del governo USA e che è classificata tra le prime due riviste scientifiche nel settore delle scienze ambientali e fra le prime cinque di sanità pubblica.
Considerando che i risultati dei saggi sperimentali condotti sui roditori sono altamente predittivi dei rischi cancerogeni per l'uomo, come riconosciuto dall'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione mondiale della Sanità, i risultati di questo studio impongono, da parte degli organi preposti, un urgente riesame dei livelli di assunzione permissibili dell'aspartame. E importante inoltre sottolineare che per un agente cancerogeno, non esiste una soglia al di sotto della quale tale agente può essere considerato sicuro per l'uomo. Non bisogna inoltre dimenticare che l'obbiettivo di garantire la qualità degli alimenti è sempre stato perseguito con particolare attenzione dai legislatori. Negli Stati Uniti per esempio, dal 1958 è in vigore una norma, conosciuta come emendamento Delaney, la quale stabilisce che "non può essere ammesso nessun additivo per l'alimentazione umana in qualsivoglia quantitativo per il quale appropriati test abbiano dimostrato che causa l'insorgenza del cancro se somministrato a esseri umani o animali". Mentre tale norma nel 1996 è stata rivista nella sua applicazione per quanto riguardo i pesticidi, rimane in vigore per gli additivi alimentari, compreso quindi l'aspartame.
Il problema della sicurezza dei dolcificanti artificiali è da tempo noto e la necessità di poter avere conoscenze scientifiche adeguate è urgente, soprattutto per la diffusione che sempre di più stanno avendo i beni di consumi ipocalorici. Basti pensare che, secondo un servizio apparso sul New York Times il 15 maggio 2005, solo negli Stati Uniti sono stati introdotti nell'ultimo anno 2.225 nuovi beni di consumo senza zucchero, una cifra che rappresenta l’11 % di tutti i nuovi prodotti alimentari immessi nel mercato statunitense. Per questo motivo la FER ha da tempo in atto un programma di ricerche per valutare i potenziali rischi cancerogeni dei dolcificanti artificiali più diffusi. I dati pubblicati recentemente sull'aspartame sono solamente i primi.
* Morando Soffritti è direttore scientifico della Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali “B. Ramazzini”


FONTE
http://www.disinformazione.it/aspartame6.htm


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I telefonini possono nuocere gravemente alla salute




Telefonare nuoce gravemente alla salute!


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Video che espone, le gravi conseguenze che potrebbero avere le microonde del cellulare sulla nostra salute!






Effetti del cellulare
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4 cellulari ke suonano fanno scoppiare i pop corn VIDEO

Possono le onde del cellulare fare del male? Non lo so ma il video non è rassicurante

 I telefonini “possono nuocere gravemente alla salute”. Secondo Settimio Grimaldi, ricercatore del Cnr, l’avviso normalmente riportato sui pacchetti delle sigarette, dovrebbe comparire anche sui sistemi wireless per il collegamento internet in quanto produttori, come i cellulari, di campi elettromagnetici classificati dallo Iarc, l’agenzia internazionale di ricerca sul cancro con sede a Lione, come “possibili cancerogeni” (classe 2B). E delle valutazioni dello Iarc, “dovrebbero prendere atto i Governi fornendo un’informazione il piu’ chiara possibile, proprio come succede per gli alcolici e per le sigarette”, spiega Grimaldi all’Adnkronos.


 MAL DI TESTA E …- Un “possibile cancerogeno” ha una probabilita’ di cancerogenicita’ del 50%, ma ad aggravare la posizione dei campi elettromagnetici e’ il fatto che “al di la’ di essere possibilmente cancerogeni, sono piu’ genericamente nocivi per la salute in caso di abuso e in grado di far insorgere stati patologici di varia natura – specifica l’esperto – L’avanzamento tecnologico, pero’, e’ cosi’ rapido da non permetterci di mettere in piedi una casistica precisa”. Tra gli effetti indesiderati piu’ riscontrati, pero’, c’e’ la diminuzione della capacita’ di attenzione e il mal di testa, e “abbiamo indicatori precisi che ci forniscono l’evidenza dell’effetto biologico che i campi elettromagnetici hanno sull’uomo, cosi’ come su piccoli animali e su cellule osservati”, spiega Grimaldi.

LA PUBBLICITA’ - Per questo “non concordo con la pressione esercitata dalla pubblicita’, non si puo’ indurre ad un uso smodato di qualcosa di potenzialmente nocivo e soprattutto sconsiglio l’utilizzo di telefoni cellulari da parte di bambini e adolescenti in fase di sviluppo”, aggiunge il ricercatore del Cnr. Insomma, il pericolo rappresentato dai campi elettromagnetici e’ concreto ed e’ consigliabile tenere alta la guardia, cercando di monitorare almeno l’inquinamento elettromagnetico sul quale abbiamo margini di controllo, ovvero quello casalingo. ”Il primo consiglio e’ di ridurre l’utilizzo del telefono cellulare, preferendo quello tradizionale con il filo, che tra l’altro – sottolinea – ci aiuta anche a ridurre l’impatto ambientale dovuto alla montagna di batterie che risultano dai telefonini dismessi e che sono altamente inquinanti. E poi, evitare la connessione wireless in casa, optando per il sistema ad onde convogliate che e’ anche piu’ sicuro da eventuali attacchi esterni”.


 I LIMITI - Il parere del Cnr (“assolutamente indipendente”, ci tiene a sottolineare Grimaldi) arriva proprio all’indomani dell’allarme lanciato da Ispra, Legambiente e Arpa in merito a un provvedimento, contenuto nel maxiemendamento alla legge di stabilita’, che avrebbe cambiato le regole di misurazione dei limiti dei campi elettromagnetici e potenziato del 30% i limiti per gli impianti radio e tv e del 70% gli impianti di telefonia mobile. Provvedimento poi ritirato dal decreto, “per fortuna – sottolinea Grimaldi – visto che recentemente in Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri ad essere cauti su tutti gli agenti ambientali, tra cui i campi elettromagnetici, che possono arrecare danno alla salute. Un provvedimento del genere sarebbe stato non in linea con la politica comunitaria”. Ma soprattutto, sarebbe stato non in linea con la posizione stessa dell’Italia, “primo Paese al mondo a discostarsi dalle regole adottate nei Paesi fuori dall’Ue, ad esempio negli Usa, e a porsi quello di 6 volt per metro come limite di cautela e di 20 volt per metro come limito sanitario” (Adnkronos)




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domenica 13 novembre 2011

Il sale Himalayano




Il sale Himalayano non è un comune sale marino, ma si tratta di una formazione cristallina che risale a circa 250 milioni di anni e che ha una struttura particolare dovuta alle elevate pressioni a cui è stato sottoposto.
Il tipo di processo di formazione che l’ha trasformato in cristallo, ha permesso al sale himalayano di assorbire e inglobare oligoelementi che sono preziosi per l’organismo.
Venne scoperto verso il 350 A.C. dalle popolazioni locali che notarono strati di sale che affioravano naturalmente dalla terra. A partire dal XVI secolo, con la conquista inglese dell’India, la sua estrazione venne regolamentata dall’impero britannico. Ancora oggi le estrazioni seguono il metodo impostato a quell’epoca, che permette di scavare la montagna senza per questo distruggere il paesaggio che la circonda.

Si presenta con un colore suo caratteristico che va dalle sfumature di rosa, arancio più o meno forte.
Dall’analisi chimica risulta essere composto di cloruro di sodio arricchito da calcio, potassio, magnesio, ossido di zolfo, ferro, manganese, fluoro, iodio, zinco,cromo, rame, cobalto, e altri preziosi elementi, la cui quantità può variare a seconda del filone di estrazione. Anche per questo motivo il suo colore può variare dal rosso all’ arancione brillante.
Questo sale ha la proprietà di trasmettere l’energia che è poi assimilabile dal corpo umano.

L’assunzione idrosalina ha i seguenti benefici:
- equilibrare acidi e alcali;
- regolare la pressione del sangue;
- migliorare le affezioni della pelle;
- pulire l’intestino e depurare dalle tossine.

E’ noto che il corpo umano funziona per stimoli elettrici trasmessi grazie alla presenza di acqua nelle fibre e nervi e alla conducibilità di questa in cui è contenuta una percentuale di sale minerale disciolto.
Il sale è infatti l’elemento minerale che permette all’acqua di effettuare conducibilità elettrica (un’acqua distillata non ha conducibilità!).
La conducibilità elettrica
Il sale è un elettrolita (come gli acidi e le basi) con legami di tipo elettrostatico, dovuti cioè all’attrazione di ioni di carica opposta (Sodio Na+ catione, Cloro Cl- anione: questi fenomeni nascono da cessioni e da acquisizioni di elettroni fra gli atomi).
Il movimento caotico degli ioni salini nell’acqua consente la conduzione di corrente elettrica ed è fondamentale per i processi bio-elettrici, quindi per la vita organica e in particolare per il funzionamento del cervello, cioè la possibilità di PENSARE (anche inconscia: funzionalità dell’organismo).
Quindi acqua e sale sono le basi biologiche e fisiologiche fondamentali per la vita.
Il sale più ricco di oligoelementi, estratto da acque marine che presentano condizioni particolari (es. sale del Mar Morto), o da antichi residui di mari essiccati come quello dell’Himalaya, è la fonte più energetica e salubre per l’essere umano.
Fabbisogno di sale

L’organismo umano richiede sale da circa 0,2 a 5 grammi al giorno. I reni riescono ad eliminare il surplus fino a un massimo di circa 7 grammi. La carenza e l’eccesso portano a un malfunzionamento degli organi (per esempio il cuore: possibilità di infarti).
In Europa (stati industrializzati) il consumo (indotto anche dal contenuto di alimenti conservati) è fra 12 e 20 grammi al giorno (e, per lo più, è sale raffinato).

Per esempio, anche se migliore di quello raffinato, il sale marino integrale conserva tracce di inquinanti (come presenza chimica/ionica o in risonanza, anche in assenza di materia fonte).
Si dovrebbe usare acqua di mare prelevata in punti incontaminati.
La salgemma, proveniente da giacimenti minerari (antichi residui marini inglobati nel terreno), garantisce l’assenza di inquinanti indotti da scarichi industriali e fognari. Tuttavia i componenti naturali (oligoelementi, ecc.) non sono ben amalgamati al reticolo ionico del sale (NaCl) se non c’è stata una adeguata pressione da parte delle rocce sovrapposte (miniere polacche, tedesche, austriache).
Il sale rosa himalayano viene estratto manualmente, e successivamente ogni cristallo viene lavato in acqua purissima di sorgente ed asciugato al sole. Con un lavoro di grande impegno e pazienza, il cristallo di sale viene poi macinato a pietra e preparato per essere spedito.

E’ perciò da attenzionare la vera origine del sale; quello proveniente da altre miniere (polacche, tedesche ecc…) non ha la stessa qualità e proprietà del sale dell’Himalaya e non va bene per l’uso alimentare.
(Se è possibile, si può controllare se è presente il marchio “Wasser & Salz”, compagnia titolare delle miniere).





PREPARAZIONE DELLA SOLUZIONE SATURA

Porre in un vasetto di vetro con tappo alcuni blocchetti di sale Himalaya, riempire con acqua energizzata, lasciare il tempo di scioglimento e della saturazione (al 26% di sale disciolto i blocchetti cessano di sciogliersi).
Rabboccare dopo ogni prelievo. Prima che i blocchetti si sciolgano completamente, aggiungerne altri.
UTILIZZO COME COADIUVANTE NELLE TERAPIE

Uso di base, per via orale: ogni giorno, un cucchiaino di soluzione satura in un bicchiere di acqua energizzata, a digiuno, appena alzati.
Durante il giorno, due cucchiaini diluiti in due litri d’acqua energizzata. Per chi fosse ipersensibile: si consiglia di regolarsi secondo le proprie reazioni, diminuendo opportunamente le quantità.
Bambini piccoli (anche neonati): possono bastare poche gocce di soluzione aggiunte ai cibi.
Nel nostro organismo le vibrazioni assorbite sono attive per circa 24 ore.

I DIVERSI UTILIZZI DEL SALE ROSA HIMALAYANO

La medicina tradizionale conosce l’effetto curativo del sale e lo impiega soprattutto nel caso di disturbi delle vie respiratorie e di malattie della pelle.
La struttura cristallina del sale in forma di acqua salata agisce in maniera che la sua vibrazione può essere mantenuta per più di 24 ore nel nostro corpo. Con l’acqua salata possiamo dare al nostro corpo esattamente la vibrazione che ci manca quando siamo ammalati. In questo caso non è la quantità che ha importanza, ma la qualità, nella biofisica conta la qualità.
Anche i pazienti con pressione alta o bassa possono trarre beneficio dall’uso di questo sale: la soluzione idrosalina con il sale dell’Himalaya, a differenza del sale da cucina, ha un effetto equilibrante grazie alla sua forza di neutralizzazione.
Peggioramento iniziale nel corso della disintossicazione

L’effetto del sale cristallino sull’organismo è esattamente l’opposto a quello delle medicine. Mentre i medicinali sopprimono un sintomo, attraverso il sale cristallino il sintomo esistente come quello latente in seguito al rifornimento energetico viene portato a sfogarsi. Questo processo è spesso connesso con un peggioramento iniziale – come lo conosciamo dall’omeopatia – e questo si manifesta nel vostro organo più debole o dove avete un disturbo patologico.
Nel corso del tempo l’organismo comincia a rompere i depositi, a inserirli nel metabolismo e espellerli, è necessario bere però almeno 2 litri di acqua al giorno.
Inalazione con acqua salata

Mettete uno o due litri d’acqua in una pentola larga, e riscaldate questa fino all’alzare del vapore.
Aggiungete al minimo 29 grammi di sale cristallino grosso o fino. Quando il sale si è sciolto, mettete la faccia sopra il vapore caldo cosicché potete inalarlo. Coprite la testa con un grande asciugamano.
Inalate questo vapore per 10-15 minuti.
Dopo l’inalazione gli organi respiratori hanno bisogno di ca. 30 minuti per espellere le tossine accumulate attraverso il muco e la secrezione.
Questa procedura può essere ripetuta più volte al giorno secondo la gravità della malattia.
Bagno nell’acqua salata

Molto adatti nel caso di pelle secca. L’effetto disintossicante di un bagno di 30 minuti corrisponde a una cura di digiuno di tre giorni. Attraverso l’osmosi le tossine del corpo vengono esportati nell’acqua e nello stesso momento vengono assunti i minerali dall’acqua salata attraverso la pelle. Il bagno aiuta a superare l’acidità del corpo e porta ad un valore ph della pelle equilibrato e naturale.
La concentrazione del bagno può essere gradualmente aumentato dall’1 all’8 per cento.
La temperatura dell’acqua dovrebbe essere esattamente 37 gradi, così il corpo non deve impiegare energia per compensare la temperatura.
Se avete problemi di cuore e circolazione, consultate prima i vostro medico.
Se un bagno completo è troppo impegnativo, potete anche fare solo un bagno dei piedi.
L’acqua salata per applicazioni sulla pelle

Malattie della pelle, ferite, punture di insetti, herpes.
Nel caso di ferite aperte usate sempre una soluzione dell’1 per cento.
Contusioni, distorsioni o rigonfiamenti possono essere trattati con una soluzione di 26 per cento.
E’ anche un ottimo scrub casalingo per la pelle, da praticare magari insieme ad una miscela con dell’olio d’oliva.
L’applicazione del sale nel caso di raffreddore da fieno

Bevete ogni mattina – anche nel periodo in cui non avete il raffreddore – un cucchiaino di acqua salata diluita con buona acqua di fonte.
Bevete almeno 2-3 litri di acqua di fonte viva, povera di minerali e senza acido carbonico.
In più potete fare più volte al giorno lavaggi del naso con una soluzione dell’un per cento. Questi lavaggi aiutano a togliere il polline dalla mucosa del naso e aiutano a rigenerare quest’ultima.
Se sono colpiti anche gli occhi, fate più volte al giorno un bagno degli occhi con una soluzione dell’un per cento. Niente paura, questa soluzione non brucia perché ha la stessa concentrazione di sale del liquido delle lacrime.
Anche per gli allergici al polline lo ionizzatore del sale cristallino porta beneficio.
I pollini che causano i fastidi, non volano più nell’aria, ma vengono legati dalla nebbia dell’acqua salina e scendono per terra. Così l’aria nella stanza viene in gran parte liberata dai pollini.
L’applicazione del sale nel caso di mal di gola

Bevete ogni mattina un cucchiaino di acqua salata diluita con buona acqua di fonte.
Bevete almeno 2-3 litri di acqua di fonte viva, povera di minerali e senza acido carbonico.
La soluzione dell’un per cento è adatta ai gargarismi. La mucosa infiammata viene bagnata, batteri e virus vengono staccati e l’acqua salata disinfetta e rigenera la mucosa. Si possono eseguire più risciacqui della bocca al giorno.
Nel caso di mal di gola anche un impacco con acqua salata fredda intorno alla gola riduce il fastidio. Per fare questo, prendete uno straccio, fate gocciolare sopra acqua salata, velo mettete intorno al collo e sopra un asciugamano asciutto. Lasciate agire questo impacco per un ora.
L’applicazione del sale nel caso di un’otite
Bevete ogni mattina un cucchiaino di acqua salata diluita con buona acqua di fonte.
Bevete almeno 2-3 litri di acqua di fonte viva, povera di minerali e senza acido carbonico.
Fate due volte al giorno lavaggi del naso con una soluzione dell’un per cento.
Per procurare sollievo ai dolori negli orecchi, i sacchetti di cotone o lino con il sale hanno dato buoni risultati.
Il sacchetto viene riscaldato nel forno tra 50-60° e poi appoggiato sull’orecchio per ca. 20 minuti. Potete ripetere questa applicazione più volte al giorno




L’applicazione del sale nel caso di bronchite

Bevete ogni mattina un cucchiaino di acqua salata diluita con buona acqua di fonte.
Bevete almeno 2-3 litri di acqua di fonte viva, povera di minerali e senza acido carbonico.
Fate ogni giorno una o due volte un’inalazione con acqua salata dell’un per cento. La concentrazione può essere aumentata fino a tre per cento.
L’applicazione dell’acqua salata nel caso di problemi di digestione

Bevete ogni mattina un cucchiaino di acqua salata diluita con buona acqua di fonte.
Bevete almeno 2-3 litri di acqua di fonte viva, povera di minerali e senza acido carbonico.
Se bevete l’acqua salata per alcuni mesi le strutture cristalline dei calcoli biliari possono rompersi ed essere espulsi. Questo può essere collegato con coliche dolorose.
Nel caso di disturbi del fegato o della bile o crampi nella zona dello stomaco o intestino, un impacco caldo con acqua salata dà sollievo.
Preparate una soluzione con mezzo litro di acqua calda e 50-100 grammi di sale. Bagnate un panno di cottone nella soluzione e lo mettete sulla posizione dolente. Avvolgete la pancia con un asciugamano asciutto e riposate per ca. 30 minuti.
L’applicazione del sale nel caso di malattie degli occhi
Nel caso di disturbi acuti, dovreste fare due, tre volte al giorno un bagno degli occhi con acqua salata dell’un per cento fino alla guarigione. Nel caso di malattie croniche degli occhi fate per un periodo più lungo, una o due volte al giorno un bagno degli occhi con acqua salata dell’un per cento. Non preoccupatevi: la soluzione dell’un per cento non brucia, perché corrisponde alla concentrazione del liquido delle lacrime.
L’applicazione del sale per bocca e denti
Lavate i vostri denti ogni mattina con acqua salata concentrata. Pressate l’acqua con la lingua tra i denti. Fate i gargarismi con l’acqua salata. Sputate l’acqua dopo ca. tre minuti.

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In cucina

Il sale rosa Himalayano esalta il sapore di molte pietanze, come la carne, senza coprirne il gusto.
Consigliato anche per insalate, verdure alla griglia, salse.
Nota: Come per qualsiasi altra tipologia di sale, deve essere conservato in luogo fresco e poco umido.

Per quanto riguarda il sale bianco da cucina si è certi non contenga glutine, mentre per il sale rosa l’AIC non da informazioni.
(Dato fornito da AIC: Associazione italiana Celiachia)
DOMANDE FREQUENTI SUL SALE CRISTALLINO DELL’HIMALAYA

1) Come si prepara la soluzione di acqua salata satura?
Mettete alcuni pezzi di sale in un vetro con coperchio possibilmente di vetro (metallo – corrosione!) e coprite questi con buona acqua di fonte. L’acqua salata è satura, quando c’è ancora un pezzo di sale nell’acqua.

2) Come si prepara la soluzione di acqua salata dell’un, due, tre, 10 per cento ecc.?
Fate sciogliere la quantità di 10g, 20g, 30g, 100g in un litro d’acqua.

3) Esiste una scadenza per l’acqua salata?
L’acqua salata satura del 26% non offre possibilità di inserimento ai batteri e germi e perciò ha una durata illimitata. Perciò potete conservare l’acqua salata in un luogo qualsiasi. L’energia del sole è vantaggiosa per l’acqua salata, perciò la conservazione nella stanza alla luce del sole viene considerata quella migliore.

4) Che cos’è una cura con acqua salata?
Una cura con acqua salata è una possibilità per il corpo di liberarsi dalle tossine. Il vostro corpo viene strutturato nuovamente ed energetizzato. Per questo dovreste bere almeno ca. 2 litri di acqua con pochi minerali. Consigliamo di prendere la mattina a digiuno un cucchiaino di acqua salata (26 %) in un bicchiere di acqua di fonte.

5) Quanto dura un 1 kg di pezzi di sale per l’applicazione normale?
Se bevete la mattina un bicchiere di acqua di fonte fresca con un cucchiaino di acqua salata, il vetro di 1 kg di sale cristallino a pezzi dura per ca. due anni (per una persona). Se invece usate l’acqua salata anche per altre applicazioni (p.es. per lavare i denti tre volte al giorno con un cucchiaino di acqua salata 26%) il kg di sale a pezzi durerà ca. 6 mesi.

6) Perché l’acqua è così importante?
Senza l’acqua non possiamo esistere. Il nostro corpo consiste ca. del 70% di acqua, il nostro cervello persino di più del 90%. L’acqua trasporta le sostanze nutritive a tutti gli organi, approvvigiona i nervi, mantiene la capacità di funzione e riproduzione di tutte le cellule, è necessaria per tutti i compiti? del sangue e della linfa e regola la temperatura del nostro corpo. L’acqua inoltre lava le tossine che vengono prodotte in continuazione dai reni, l’intestino, la pelle e dai polmoni. Perdiamo ogni giorno ca. due litri di questa sostanza preziosa. Dobbiamo sostituire quest’ultima, perciò dovremmo bere almeno due litri al giorno.

7) Cosa succede, se non beviamo acqua a sufficienza?
All’inizio il corpo compensa la mancanza di acqua: per poter sciogliere le scorie, usa la preziosa acqua cellulare. In questo processo muoiono delle cellule, si formano cellulite, gonfiamenti ed edemi. Se nell’organismo per tanto tempo non è disponibile dell’acqua pura a sufficienza, sempre più scorie e tossine vengono depositate nei vasi e tessuti del corpo. Questo sovraccarica gli organi del metabolismo e dell’escrezione. Il liquido dei tessuti, il sangue e la linfa si addensano, le forze immunitarie vengono ridotte, la trasmissione degli impulsi dei nervi viene diminuita o bloccata del tutto, il rinnovamento delle cellule si rallenta e si invecchia più velocemente.

8 ) Perché vengono tolti tutti gli elementi buoni dal sale?
Il 93% della produzione mondiale di sale viene utilizzato per scopi industriali. Per diversi processi chimici come per esempio per la produzione di vernici, serve il cloruro di sodio puro. Purtroppo è lo stesso sale che finisce anche nelle nostre saliere. All’uomo piace tutto ciò che è raffinato, non importa se si tratta di farina, zucchero o sale, deve presentarsi perfettamente pulito, scorrevole e bianco come la neve. Al normale sale da cucina non vengono tolti solo quasi tutti i suoi elementi preziosi, ma vengono aggiunti anche conservanti, affinché rimanga sciolto, di granuli uniformi, asciutto per anni e sempre pronto per essere cosparso. Nella saliera si trova persino l’idrossido di alluminio altamente tossico che può danneggiare il nostro cervello. Il semplice sale alimentare per questo motivo è altamente aggressivo. Insieme con le sostanze aggiunte è un sovraccarico per il nostro metabolismo e gli organi escretori. Il sale puro e naturale è salutare ed essenziale.

9) Allora senza sale non funziona niente nel corpo?
E’ vero. Gli impulsi dei nervi possono essere trasmessi solo quando c’è abbastanza sale nei liquidi del corpo. Tutti conosciamo dalle lezioni di fisica la capacità conduttiva del sale: se si mettono due fili di un circuito di corrente interrotto in un bicchiere con acqua distillata e si collega una lampadina, questa non si accende. Quando si mette invece un po’ di sale nell’acqua, la lampadina si accende subito. Questo funziona anche con l’uomo, quando mancano energia o lampi di genio.
L’EFFETTO IONIZZANTE NELL’ARIA

Fin dai tempi più remoti l’uomo conosce la forza positiva del sale e ne trae beneficio per la salute ed il benessere grazie al suo effetto purificativo e neutralizzante. Con le lampade di sale si ritrovano queste caratteristiche positive e benefiche in casa propria unite ad una forma elegante e raffinata. Le lampade sono ricavate da cristalli di salgemma naturali, formatisi più di 250 milioni di anni fa e sono illuminate internamente.
Ogni lampada è lavorata a mano e pertanto unica nella sua forma e colore. Le caratteristiche principali delle lampade di sale si possono individuare nei seguenti fattori:
- COLORE
La gradevole luce emessa dalle lampade nei colori naturali dal bianco all’arancione, influenza il nostro benessere spirituale ed emozionale in modo benefico. Come conferma la teoria dei colori, la luce di colore arancione incoraggia, rilassa e stimola alla creatività ed alla gioia di vivere. La luce bianca appoggia la concentrazione e aiuta la mente contro lo stress. Per queste uniche caratteristiche positive e di irraggiamento, le lampade di cristallo di sale sono una sorgente di luce ideale per armonizzare la casa e qualsiasi altro ambiente. In modo particolare sono adatte come luce da notte per le camere dei bambini e per ogni luogo di terapia.
L’effetto dei colori sul corpo e la psiche
- ARANCIO: trasmette una sensazione di sicurezza affettiva, agisce positivamente sui nervi e sullo spirito, attiva reni e vescica;
- GIALLO: favorisce l’intuito e l’intelligenza, stimola pancreas, fegato e cistifellea;
- ROSSO: incrementa la vitalità, attiva il cuore e la circolazione;
- ROSA: favorisce il rapporto di coppia e l’amore, predispone positivamente nei confronti dei sentimenti;
- BIANCO: purifica e disintossica, favorisce la guarigione;
- MARRONE: aiuta a trovare il proprio centro, favorisce il legame con la terra.
- IONIZZAZIONE
L’aria che respiriamo è caricata con energia elettrica e pertanto ricca di ioni positivi (+) e negativi (-). Il perfetto equilibrio tra di essi è il frutto del nostro benessere e si ha quando nell’aria sono presenti circa 1000 – 1500 ioni negativi per cm3. Per gran parte della nostra vita viviamo in luoghi dove siamo esposti a diverse cariche ambientali dovute da: elettrodomestici, impianti d’aria condizionata, computer, fumo di sigarette e ventilazione insufficiente le quali causano un grande aumento degli ioni positivi nell’aria e quindi uno squilibrio.
Per riportare l’equilibrio alla normalità dobbiamo arricchire l’aria con ioni negativi i quali sono forniti dal sale in maniera eccellente ma soprattutto naturale. Infatti il cristallo di salgemma, sollecitato da aria, luce e calore, riesce ad emanare circa 1200 ioni negativi per cm3 dopo circa 12 ore e lascia l’ambiente in equilibrio per altrettanto tempo dopo averla spenta. Questo processo fa sì che l’aria di casa diventi salubre ed equilibrata restituendoci le stesse sensazioni che proviamo in ambienti quali: la montagna, il mare o vicino ad una cascata.

da   http://www.erboristeriacosmetici.it


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lunedì 24 ottobre 2011

Aloe



 L'Aloe è una pianta facilmente riconoscibile, essendo caratterizzata da foglie verdi carnose molto lunghe con punte aguzze che crescono direttamente dal terreno; quando in primavera o in autunno la pianta fiorisce, appaiono dei fiori color giallo-rosso brillante posti in cima ad uno stelo privo di foglie che spunta dal centro della pianta.

La specie dell'Aloe appartiene ad una più ampia classe di piante conosciute come xerofite, cosi chiamate perché riescono a conservare l'acqua al proprio interno con meccanismi molto efficienti, capacità che si rivelano molto utili vivendo in habitat prevalentemente secchi o aridi.

Inoltre, se si pratica un’incisione sulla foglia fresca è possibile osservare la rapidità con cui la pianta è in grado di riparare la lesione; è questo potere di autoguarigione che potrebbe aver fornito alle antiche civiltà l'indizio per scoprire le virtù terapeutiche dell'aloe.

Da un punto di vista anatomico la foglia è costituita da un rivestimento esterno chiamato scorza di circa 2mm che avvolge la polpa, un gel trasparente e gelatinoso e incolore molto ricco di principi nutritivi.

Tra il 1980 e il 1990 numerose ricerche e analisi in laboratorio hanno definito con precisione la mappa dei costituenti chimici dell’aloe.

L’aloe è composta essenzialmente da tre grandi gruppi di sostanze: i polisaccaridi, ovvero quegli zuccheri complessi racchiusi nel gel interno della foglia tra i quali spicca l’acemannano; gli antrachinoni racchiusi tra la scorza e il gel; sostanze nutritive di vario tipo, come vitamine, sali minerali, amminoacidi, acidi organici, fosfolipidi, enzimi, saponine e lignine.

Preparazioni farmaceutiche

In commercio esiste una varietà molto ampia di prodotti a base di aloe, spazianti dall’integratore al cosmetico. In molti di questi l’impiego dell’aloe nella composizione può essere giustificato dalle sue proprietà, in altri meno. Cerchiamo quindi di capire come sfruttare al meglio questa pianta, proprio in relazione alle sue qualità ed ai benefici che ne possiamo ricavare.

-Cosmetico

Di grande importanza e rilevanza è l’uso topico degli estratti di aloe, sia in forma di gel che di crema.

Il primo racchiude in se una grande quantità di acqua, e lo rende particolarmente indicato di caso di scottature, ustioni da sole, eritemi, pelle secca, situazioni in cui c’è la necessità di rinfrescare la cute e reidratarla. Spesso può essere usato in associazione con piante dotate delle stesse proprietà, come betulla (Betula alba, estratto corteccia), girasole (Helianthus annuus, oleodistillato), iperico (Hypericum perforatum, estratto radice).

Possiede anche azione emolliente e anti-infiammatoria, dovuta alla sua ricchezza in composti polisaccaridici. Vari studi clinici hanno dimostrato l’efficacia del trattamento a base di gel d’aloe sulla pelle in seguito a dermatiti da raggi, causate ad esempio a seguito di trattamenti radioterapici. Per una maggiore rapidità d’azione è preferibile la crema piuttosto che il gel, in quanto viene assorbita maggiormente dalla cute ed in tempi minori.

Uno studio clinico effettuato nel 2011 ha analizzato l’uso dell’estratto di aloe nel trattamento cutaneo della psoriasi, osservando come in circa l’80% dei casi è stato possibile ottenere un netto miglioramento.

È dotata anche di notevoli proprietà cicatrizzanti, sia se assunta per bocca sia se applicata come crema, in quanto stimola la produzione di collagene nel tessuto di cicatrizzazione, contribuendo quindi a velocizzare la rimarginazione delle ferite.

-Integratore

Ad uso interno l’aloe si ritrova principalmente in medicamenti usati come lassativi, proprio per il loro contenuto in composti antrachinonici. Può essere usato in associazione ad altre piante dotate della stessa azione quali senna, rabarbaro, frangola. L’effetto lassativo si manifesta circa 8-10 ore dopo l’assunzione, ed è da attribuire in modo particolare all’aloina, il principale costituente della pianta.

Sono stati condotti studi clinici anche in merito alle sue proprietà immunostimolanti, in relazione soprattutto alla capacità rigenerativa dimostrata nel processo di cicatrizzazione delle ferite.

Controindicazioni, tossicità ed effetti collaterali

Gli estratti a base di aloe non presentano rilevanti controindicazioni o tossicità. È consigliabile prestare cautela all’assunzione dell’estratto secco di aloe impiegato in preparati ad uso lassativo, in quanto ad alte concentrazioni è in grado di scatenare dolori addominali e una diminuzione della concentrazione interna di potassio. L’abuso di questa come di altre piante a contenuto antrachinonico è in grado di causare assuefazione, ovvero la concentrazione richiesta di principio attivo necessaria per scatenare una risposta nell’organismo aumenterà sempre di più nel tempo. Per questo motivo sono consigliabili trattamenti di 8-10 giorni.

L’aloe può avere interazione con farmaci che agiscono a livello cardiaco (ad es. antiaritmici e digitalici), diuretici e anticoagulanti piastrinici poiché sono tutti medicamenti che agiscono in modo diretto sull’omeostasi del potassio.

L’uso di creme può provocare dermatite nei soggetti ipersensibili, reversibile con la sospensione del trattamento.

L’aloe nei trattamenti antitumorali

Molti studi sono stati eseguiti in questo senso, per verificare le proprietà antitumorali dell’aloe vera.

Uno studio del 2010 riporta i risultati di un trattamento co-adiuvante nella terapia del cancro a base di aloe vera e miele, dimostrando come l’aloe sia in grado di ridurre la massa tumorale e il tasso di metastasi, mentre il miele riduca la crescita tumorale. In questo modo sono in grado di inibire la proliferazione e stimolare l’apoptosi (morte cellulare programmata) delle cellule tumorali.

Un altro studio del 2010, italiano, ha invece analizzato le proprietà antitumorali dell’aloe-emodina (un idrossiantrachinone), confermando le sue applicazioni come antiproliferativo e antimetastatico in nuove possibili terapie antitumorali.

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