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martedì 28 luglio 2015

Come Far Lievitare il Punto G



Altro che Viagra per donne, il segreto del piacere femminile è una questione di mitico punto G. Lo sanno bene le francesi che utilizzano iniezioni di acido ialuronico non solo per le rughe, ma anche per gonfiare un punto poco sopra la leggendaria zona del piacere e intensificare le sensazioni durante il rapporto sessuale. A riportare la notizia è il C... Magazine. Pioniere della pratica Oltralpe sarebbe la ginecologa Marie Claude B. che definisce l'operazione breve e indolore. I prezzi?




LEGGI TUTTO QUI :

 http://cipiri8.blogspot.it/2015/07/fai-lievitare-il-punto-g.html





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lunedì 27 luglio 2015

Pene Curvo : Rischio Eiaculazione Precoce e Impotenza



Pene curvo per il 10% dei maschi, 

rischio eiaculazione precoce e impotenza

L'induratio penis plastica o malattia di La Peyronie colpisce intorno al 10% della popolazione maschile ma è ancora molto sottovalutata, soprattutto dai giovani che tendono a non rivolgersi allo specialista.

Il problema principale che questa patologia può provocare è l'incurvamento del pene, con impotenza ed eiaculazione precoce. "Una lieve dolenza peniena, sia in erezione sia a riposo, dovrebbe essere un chiaro campanello d’allarme", spiega Giovanni Alei, direttore del Centro di chirurgia genitale maschile del Policlinico Umberto I di Roma.

"Nonostante ciò, la maggior parte dei pazienti si rivolge al medico solo quando la malattia è giunta alla seconda fase, ovvero quando la placca è conclamata ed è necessario l’intervento chirurgico per correggere l’incurvamento, che è una delle complicanze della malattia insieme all’accorciamento e alla disfunzione erettile". Questa mattina è stato inaugurato il master di Chirurgia genitale maschile, istituito dalla Società di chirurgia genitale maschile (Sicgem) e diretto da Alei. Il corso ha una durata annuale ed è rivolto a specialisti in urologia e in chirurgia.

Secondo un'indagine approfondita, condotta anche in Italia da centri specialistici andrologici su 2169 maschi, la prevalenza della malattia risulta pari al 35% nella popolazione fra i 50 e 59 anni. Notevolmente più bassa invece, intorno allo 0,6%, è l’incidenza fra i 10 e i 19 anni. "La fascia più colpita - ricorda Piero Letizia, urologo e andrologo del Centro specialistico dell’Umberto I - è quella tra i 40 e i 60 anni, con prevalenza nei diabetici, visto che per loro il rischio è pari al rapporto di 9 a 1 rispetto alla popolazione sana. Vediamo inoltre moltissimi casi fra i ragazzi".

Se la malattia viene diagnosticata al primo manifestarsi dei sintomi, si può intervenire con ottimi risultati mediante cicli ripetuti di laser associato a ionoforesi. Assolutamente da escludere, invece, le iniezioni di qualsiasi farmaco nella placca. "Il laser - illustra Letizia - aumenterebbe la capacità dei tessuti di assorbire i farmaci, veicolati nella struttura peniena tramite ionoforesi, la quale a sua volta fa migrare i medicinali attraverso la cute per mezzo di una corrente a bassissima intensità. Con questo approccio, abbiamo visto molte risoluzioni della patologia e la scomparsa delle placche giovani".

Nella seconda fase, quando la placca è stabilizzata, le terapie mediche o fisiche si rivelano inutili. È quindi necessario l’intervento chirurgico per risolvere le problematiche causate dalle placche: incurvamento, accorciamento penieno e impotenza.

Nell’ambulatorio specialistico del Policlinico Umberto I, negli ultimi due decenni sono state impiegate metodiche innovative sia sul piano dell’abbattimento delle recidive sia su quello dei vantaggi per il paziente. In particolare, per la correzione della curvatura del pene, Alei ha ideato nel 1995 una tecnica chirurgica mininvasiva che permette di conservare la capacità erettile e la sensibilità.

Dal 2012, grazie a una successiva evoluzione apportata alla metodica, è possibile effettuare l’intervento in 'day-hospital' o in regime ambulatoriale con anestesia locale, in virtù dell'utilizzo di nuove suture. Ciò ha permesso di abbassare i costi del Sistema sanitario nazionale e di ridurre moltissimo i disagi per il paziente che deve trascorrere solo una giornata in ospedale. Le nuove tecniche consentono di correggere l’incurvamento senza incidere la placca. Con la metodica tradizionale, nella maggior parte dei casi è stata riscontrata la disfunzione erettile, mentre con questo approccio innovativo l'erezione migliora.


Priapo è un’antica divinità greca e romana. Veniva rappresentata come un piccolo uomo barbuto dotato di un fallo enorme. Secondo i Romani era nato dall’amore illegittimo tra Afrodite e Zeus (per i Greci il padre era invece Dioniso) e fu trasformato in un personaggio osceno da Era, moglie gelosa del re dell’Olimpo. Priapo era simbolo dell’istinto sessuale e della fecondità maschile ed era protettore della natura e custode di orti e giardini...continua a leggere
salutepiu: Priapo e il Priapismo: Priapo è un’antica divinità greca e romana. Veniva rappresentata come un piccolo uomo barbuto dotato di un fallo enorme. Secondo i Roma...






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sabato 25 luglio 2015

il Sesso TANTRICO


SESSO TANTRICO

Brevi cenni su cosa e' il sesso tantrico e su come sperimentare le tecniche di orgasmo rilassato :
Un modo di affrontare la vita (anche sessuale) serenamente 

Il "tantra" nasce in india con un preciso significato filosofico e dottrinale e una valenza principalmente spirituale. 

La dottrina tantrica infatti, insegna il metodo di liberazione dei vincoli sensoriali, e non una frenetica ricerca di sensazioni nuove ed eccitanti, e come tale va vissuta.nonostante oggi si parli di "tantra" in modo familiare, i riferimenti non sono quasi mai corretti.
Si tende ad indentificarlo come una panacea ai piu' diversi problemi sessuali, mentre dovrebbe essere visto come la via dell'amore, si, ma non intesa solo come rapporto erotico, bensi' come unione sentimentale, psichica e naturalmente sessuale ...
continua a leggere




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Sesso : Rischio per Adolescenti Italiani


Sesso, 2 adolescenti italiani su 3 sono a rischio. 

I pericoli maggiori sono le malattie sessualmente trasmissibili e le gravidanze indesiderate...







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martedì 21 luglio 2015

Ho il Pene Troppo Grosso per il Preservativo


Sesso : 

ho il Pene troppo grosso 

per usare il preservativo

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RAPPORTI SICURI COL PRESERVATIVO



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domenica 19 luglio 2015

Dislessia e Discalculia



La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità
 di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. 

Leggere e scrivere sono considerati atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico. La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici.
Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La dislessia si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità); questo fatto determina la marcata eterogeneità dei profili e l'espressività con cui i DSA si manifestano, e che comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche. La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e,di solito,vivaci e creativi.

Quando parliamo di personaggi del passato, è chiaro che non si può parlare con sicurezza di dislessia, sia perché non è ovviamente mai stata fatta una diagnosi da parte di un esperto, sia perché i documenti in  possesso sono pochi e raramente decisivi. Ciononostante, spesso si può con ragionevole precisione ipotizzare una dislessia in senso ampio, che può di volta in volta contenere al proprio interno disgrafia, discalculia ed altri disturbi dell’apprendimento.

Questo è più o meno il ragionamento che si è fatto anche con Leonardo da Vinci, forse il più celebre artista e inventore della storia dell’umanità. Com’è noto, i codici di Leonardo infatti rappresentano un unicum molto particolare, essendo stati composti con una grafia speculare, cioè da destra a sinistra e con le parole a loro volta rovesciate; una particolarità che per molto tempo si è ritenuta nient’altro che un espediente per rendere segreti i propri appunti, ma che recentemente – e in particolare da alcuni studi condotti negli anni Novanta – si è ipotizzato dipendesse da una forma di dislessia che rendeva impossibile a Leonardo comporre mentalmente le parole nella forma normale a cui siamo abituati.

Sempre di ipotesi si tratta, ovviamente, ma se la congettura fosse esatta spiegherebbe anche come a volte una dislessia congenita in un individuo geniale possa spingere a trovare soluzioni più ardite, a pensare in maniera diversa, a rompere letteralmente gli schemi.

Più controversa dal punto di vista dell’analisi e della diagnosi a posteriori è la figura di Galileo Galilei, altro scienziato fondamentale della storia italiana ed europea. Controversa perché in realtà i documenti scritti di proprio pugno dallo scienziato pisano sono intanto scritti alla maniera tradizionale, da sinistra a destra, ma poi fluidi, sicuri, in un elegante e bello stile tipico dell’epoca, una grafia che risulta comprensibile senza particolari difficoltà ancora oggi.

Ciononostante, le cronache ci raccontano di un Galilei particolarmente demotivato nell’apprendimento nella prima parte della sua vita e in difficoltà con le istituzioni scolastiche – ovviamente clericali – dell’epoca, tanto che solo in età quasi universitaria trovò nella matematica prima e nella fisica poi uno stimolo all’approfondimento intellettuale. Non è un caso che Galileo abbia tradito le speranze paterne, che lo volevano medico, per intraprendere gli studi che lo portarono alle sue fondamentali scoperte.

Allo scienziato è stato intitolato – a Nizza Monferrato, in Piemonte – il Centro Galileo Galilei per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, uno dei principali centri privati specializzati in dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia, mentre spesso nella libellistica per le famiglie in cui i figli vengono trovati affetti da queste disabilità ricorre una frase del pisano che è diventata in un certo senso uno dei più noti motti contro la dislessia: «Dietro ogni problema c’è un’opportunità».

Spostiamoci ora a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, un periodo particolarmente florido per la scienza, denso di nuove scoperte, innovazioni e invenzioni; un periodo sul quale, pur non disponendo di diagnosi di specialisti, abbiamo quantomeno pagelle scolastiche e resoconti piuttosto precisi dei progressi educativi. E tra gli studiosi che portarono avanti quella che è stata definita una vera e propria nuova rivoluzione scientifica un posto di riguardo lo merita, per eccentricità e scoperte, il serbo naturalizzato americano Nikola Tesla, la cui dislessia è stata sostenuta da vari studiosi, da Henry Tobias a Joseph Giovannoli.

La dislessia era l’ultimo dei problemi di Tesla: geniale e maniacale, fu responsabile di alcuni dei più importanti studi sull’elettricità ma contemporaneamente di alcune ipotesi talmente strampalate da essere considerato nell’ultima parte della sua vita un pazzo e un visionario. Completamente incapace di gestire il denaro che derivava dai vari brevetti, fu preda per tutta la vita di ossessioni (per i piccioni, che spesso portava nella sua camera d’albergo e dei quali piangeva la morte ponendosi domande quasi teologiche, ma anche per i numeri e per l’igiene) e esaltatore della castità sessuale e perfino dell’eugenetica – in anticipo per la verità rispetto alle derive naziste.

Fu uno studente geniale e scostante, com’è a volte tipico dei ragazzi soggetti a questo disturbo: non riuscì infatti mai a completare l’università a Graz e anche una successiva iscrizione a Praga non diede i frutti sperati; d’altro canto, leggeva avidamente una grande messe di libri e anzi, forse proprio per ovviare alle difficoltà di lettura, finiva spesso per impararli a memoria grazie a superiori capacità mnemoniche.

I primi studi compiuti in ambito anglosassone lasciavano pensare che la lingua inglese costituisse un problema aggiuntivo in disturbi di questo tipo, a causa anche della scarsa corrispondenza tra pronuncia e scrittura dei vari fonemi, tanto che, con cifre in realtà approssimative, si ipotizzava un’incidenza attorno al 15% della dislessia sul totale degli studenti di madrelingua inglese.

Marconi fu sostanzialmente un autodidatta, perseguendo i suoi studi scientifici al di fuori delle istituzioni tradizionali nelle quali non si sentiva affatto a suo agio. Le cronache infatti raccontano che al Convitto Cavallero di Firenze dove frequentò i primi anni di scuola non riusciva a recitare le classiche poesie che venivano imparate a memoria, confondendo addirittura “tromba” con “trompa”, quando l’inversione tra “b” e “p” è uno dei chiari indici della dislessia; inoltre una sua pagella del 1887 mostra dei risicati 6 in tutte le materie linguistiche (italiano, francese, inglese, tedesco e latino), un 5 in recitazione e voti più alti solo in storia e geografia, storia naturale e aritmetica, dove arrivava anche al 9. Una pagella che risulta particolarmente significativa soprattutto per il 5 in recitazione e per il 6 in inglese, visto che era figlio di madre irlandese e quindi bilingue.



Lo scienziato più celebre e importante del Novecento, ma anche quello che è diventato paradigmatico di come le grandi scoperte spesso siano dissociate dal profitto scolastico. È infatti vulgata popolare piuttosto diffusa che Albert Einstein avesse pessimi voti a scuola; cosa in parte vera, ma non del tutto. Quasi sicuramente, per sua stessa ammissione, era dislessico, o quantomeno presentava dei disturbi specifici dell’apprendimento, tanto è vero che si rese conto solo relativamente tardi dei concetti di spazio e tempo e forse anche per questo poté considerarli con un’ottica nuova, libera da pregiudizi.

A scuola aveva un andamento discontinuo: brillante in alcune materie, soprattutto quelle matematiche e scientifiche, viveva di alti e bassi in quelle letterarie, nonostante se la cavasse piuttosto bene in latino. Certo influivano i suoi difetti congeniti, ma soprattutto il continuo spostarsi della famiglia da una città all’altra della Germania e della Svizzera lo rese un ragazzo senza radici; inoltre, in famiglia idolatrava lo zio Jakob, che per primo lo aveva avvicinato allo studio della matematica con uno stile che era però distantissimo dai tradizionali metodi educativi scolastici, votato più al divertimento e alla sfida che non all’impettita didattica teutonica; per questo, nel giovane Einstein la dislessia si legò quasi subito a un disprezzo per l’istruzione preuniversitaria in sé e per sé, ritenuta sostanzialmente una perdita di tempo.

Non è un caso che, giunto ai sedici anni d’età, Einstein abbia tentato di entrare al Politecnico di Zurigo pur non avendo né l’età minima richiesta, né il diploma liceale, e per questo sia stato respinto (oltre che per prove non sufficienti appunto nelle materie letterarie). Ciononostante, dopo aver compiuto una sorta di “anno di studi di riparazione” ad Aarau, riuscì finalmente ad accedere all’università e ad iniziare quegli studi che l’avrebbero portato, neppure trentenne, a rivoluzionare la fisica del suo tempo.

La dislessia si manifesta con una lettura scorretta (numero di errori commessi durante la lettura) e/o lenta (tempo impiegato per la lettura) e può manifestarsi anche con una difficoltà di comprensione del testo scritto indipendente sia dai disturbi di comprensione in ascolto che dai disturbi di decodifica (correttezza e rapidità) del testo scritto. La Consensus Conference ha ribadito l'importanza di promuovere la ricerca per identificare il disturbo di comprensione del testo come separato da quello di decodifica (correttezza e rapidità).
Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l'inversione di lettere e di numeri (es. 21 - 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d). A volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell'anno. Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni;lettura dell'orologio) e può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa. In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (ad esempio allacciarsi le scarpe), nella capacità di attenzione e di concentrazione. Spesso il bambino finisce con l'avere problemi psicologici, quale demotivazione, scarsa autostima, ma questi sono una conseguenza, non la causa della dislessia.

La diagnosi viene effettuata da un equipe multidisciplinare composta da Neuropsichiatria Infantile, Psicologo e Logopedista.

Queste difficoltà di lettura possono essere di due tipi: evolutive o acquisite.
Il termine “dislessia acquisita” fa riferimento ai disturbi di lettura che occorrono in seguito ad un danno cerebrale in persone le cui abilità di lettura erano, prima del danno subito, normali.
Con il termine “dislessia evolutiva”, invece, si fa riferimento al disturbo di lettura proprio di persone che non hanno mai imparato a leggere correttamente e non, come si potrebbe pensare, al disturbo riscontrabile nei bambini. In questo senso, la dislessia evolutiva può essere diagnosticata in un bambino quanto in un adulto.
La persona con disturbo di dislessia evolutiva è in grado di leggere e scrivere, ma può farlo solo impegnando gran parte delle propie risorse attentive e mentali poiché non diventa per lui un processo automatico come avviene per la maggior parte delle persone.Ne consegue che il soggetto dislessico si stanca molto, commette errori, rimane indietro rispetto ai propri compagni, ha poche energie attentive da spendere per la comprensione.
È come se la persona dislessica vedesse sempre le parole per la prima volta e pertanto fosse costretta a procedere tramite una lettura lettera per lettera, senza automatizzare il riconoscimento visivo. Ciò causa un gran dispendio di energie attentive e porta la persona a una lettura corretta per le prime righe del testo scritto e a commettere molti errori nel prosieguo, in quanto le sue risorse attentive si esauriscono o diventano più labili.
La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo e talvolta anche in altre attività mentali (memoria, percezione, linguaggio,…). Tuttavia i soggetti dislessici sono generalmente intelligenti, vivaci e creativi.




Secondo Coltheart (1999) le cause della dislessia sono per il 60% organiche e per il 40% di tipo educativo, da ricondurre in gran parte al fatto che gli studenti sono colpevolizzati anziché aiutati.
Le cause organiche purtroppo non sono ancora completamente note e diverse sono le ipotesi che sono state avanzate.
Una prima teoria, probabilmente la più nota, è quella della “disconnessione funzionale” (o connessione disturbata) fra i centri cerebrali deputati alla decodifica della lettura (Geschwind, 1965; Marshall, 1983); tra le varie articolazione di questa teoria, quella fonologica (deficit del processamento fonologico) sembra essere quella più accreditata da un punto di vista delle attuali evidenze scientifiche (Frith, 2002); essa descrive la dislessia come una difficoltà dei ragazzi dislessici a manipolare i suoni rispetto ai non dislessici (ad esempio di effettuare la compitazione, lo spelling delle parole) e nel passare dal codice visivo a quello uditivo e viceversa.
Una seconda teoria è centrata sulla difficoltà di inibire gli stimoli visivi e orientare l’attenzione in modo selettivo da sinistra a destra: il ragazzo dislessico avrebbe un campo visivo attentivo troppo ampio e quindi gli stimoli periferici andrebbero ad interferire con la discriminazione visiva creando un problema di affollamento di stimoli (crowding). Sembra che i lettori dislessici percepiscano in modo meno chiaro rispetto agli altri lettori gli stimoli che si allontanano leggermente dalla fovea, e troppo distintamente quelli alla periferia del campo visivo, i quali creerebbero in questo modo un affollamento di stimoli, rendendo confusa la discriminazione visiva (Geiger e Lettvin, 1999). Il bambino dislessico discriminerebbe peggio di un buon lettore, perché non sarebbe in grado di inibire gli stimoli periferici (disturbi magnocellulari, Cestnick e Coltheart, 1999).
Una terza teoria ipotizza una mielinizzazione (ricopertura delle cellule nervose) incompleta che non permette un’attenzione focalizzata verso gli stimoli visivi e una conseguente difficoltà di discriminazione e decodifica degli stimoli visivi che stanno alla base della lettura (Bakker, 1998).

La disgrafia e la disortografia sono entrambi specifici disturbi di apprendimento che riguardano la capacità di scrivere in modo corretto, chiaro e scorrevole.
Con disgrafia si intende un disturbo qualitativo del processo di trasformazione dei segni visivi o delle lettere nei corrispondenti grafemi, il soggetto ha quindi difficoltà nell'imparare a scrivere (cioè nel trasformare in forma grafemica informazioni verbali ascoltate o pensate). Il bambino fatica a ricordare come si formano le lettere e nel riprodurre la forma delle lettere nelle diverse modalità: stampatello, corsivo, minuscolo, maiuscolo. Sono presenti difficoltà nel mantenere i rapporti di misura, spessore, spazio sul foglio. Spesso il bambino tiene la matita in modo sbagliato e l'atto della scrittura diventa penoso. La scrittura può essere un misto di lettere maiuscole e minuscole. Questo disturbo non interessa le regole ortografiche e sintattiche anche se vi è una ricaduta sui testi prodotti per impossibilità di rilettura e autocorrezione. È considerata disgrafia anche la difficoltà di scrivere parole con le lettere nell'ordine giusto, ma è più corretto considerare questo tipo di errori come sintomo di dislessia perché sono più legati alla difficoltà di percepire la sequenza dei suoni
Con il termine disortografia ci si riferisce alla scorretta trasformazione grafica del messaggio orale ascoltato o pensato, troveremo quindi la presenza di numerosi errori di ortografia nel testo del bambino. (cuadro/quadro, l'oro/loro, e/è, a/ha, lacua/l'acqua ecc.).Si tratta , quindi, di una vera e propia difficoltà nel realizzare i processi di ortografizzazione.
Nei testi scritti di questi bambini si trovano, quindi, vari tipi di errori:
errori di tipo fonologico (scambi, omissioni-aggiunte, inversioni di lettere, grafema incompleto),
errori di tipo non fonologico (grafema omofono, h, doppie, attaccatura-staccatura delle parole).
Sono questi ultimi gli errori più sensibili ad una modificazione con l'apprendimento.
Il soggetto disortografico può avere difficoltà nella coordinazione oculo-motoria, visuo-spaziale e nella velocità della riproduzione dei grafemi, in qualche caso una forma di scrittura allografica (caratteri diversi all’interno della parola).

Spesso i bambini disortografici hanno anche disgrafia, cioè hanno una calligrafia poco chiara, disordinata e difficilmente comprensibile. La disgrafia può essere dovuta a numerosi fattori: oltre che a difficoltà di tipo prassico o visuospaziale, anche a fattori di "sovraccarico".
Una scrittura senza errori, infatti, comporta un'integrazione contemporanea di tutte le componenti della scrittura, così da diventare automatica.
Ciò dovrebbe avvenire generalmente dalla terza elementare.
Da allora è possibile, per il bambino, velocizzare la scrittura e personalizzare la grafia, e, nella lettura, avere l'impressione di accedere direttamente al significato. Tutto questo senza bisogno di un'attenzione eccessiva.
Nel caso dei bambini disortografici, l'incompiuta automatizzazione della scrittura richiede loro un'attenzione eccessiva sugli aspetti di ortografia, comportando una maggiore probabilità di errori e, spesso, un peggioramento della grafia, proprio per l'attenzione eccessiva che viene richiesta.

La discalculia è un disturbo specifico dell'apprendimento, molto più raro della dislessia, che consiste nella difficoltà incontrata dal bambino nella comprensione del senso dei numeri e nell'acquisire i meccanismi di calcolo.Questi deficit interferiscono notevolmente con l’apprendimento scolastico e con le normali attività quotidiane che richiedono capacità di calcolo, e non sono imputabili a danni organici o ad insegnamenti inadeguati.
Le prestazioni aritmetiche di base di questi bambini (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione) risultano significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all'età cronologica, all' intelligenza generale e alla classe frequentata.
I problemi più comuni in questa categoria di disturbi sono:
il mancato riconoscimento dei simboli numerici;
l'incapacità di comprendere i concetti base delle quattro operazioni,
i termini e i segni aritmetici;
la difficoltà ad allineare correttamente i numeri secondo i principi del valore posizionale delle cifre;
l'incapacità di apprendere in modo soddisfacente la tavola pitagorica;
la difficoltà di identificare i dati rilevanti per la corretta risoluzione di un problema aritmetico.

Sebbene questo disturbo sia stato molto meno studiato di quello della lettura, in linea di massima si è portati a ritenere che i bambini con disturbo di sviluppo del calcolo abbiano difficoltà visuopercettive e visuospaziali piuttosto che uditivo-percettive e
verbali (come accade nei disturbi di lettura).
In passato, si trovavano denominazioni diverse per indicare questo disturbo: discalculia, discalculia evolutiva, acalculia evolutiva, disturbo aritmetico evolutivo, disturbo lacunare in aritmetica.

I soggetti con disturbi dell’apprendimento sono normalmente vivaci ed intelligenti a volte anche con un QI al di sopra della media. Nonostante ciò, le difficoltà di lettura e scrittura tipiche di questi disturbi rischiano di compromettere, soprattutto nel caso di bambini, il rendimento scolastico e il normale apprendimento.
Tutto ciò, inoltre, può far nascere nei bambini una sfiducia in se stessi e nelle proprie capacità e l’instaurarsi, quindi, di un ciclo(deficit di apprendimento — sfiducia — ulteriore deficit)con conseguente peggioramento della situazione.
Il bambino non si accetta, non accetta la sua situazione e vive la scrittura, e la lettura con angoscia.

Con l’aiuto delle nuove tecnologie si possono individuare tempestivamente e di conseguenza affrontare più efficacemente disturbi che pregiudicano il rendimento scolastico, quali disgrafia, dislessia, ecc. Soprattutto lo si può fare in tempi rapidi e su larga scala.
La possibilità di lavorare con un supporto tecnologico facilmente gestibile come i PC, sta facendo sorgere una nuova generazione di indagini diagnostiche, sia originali che come evoluzione di sistemi precedenti.
La normale diagnosi prevede numerose fasi:
• valutazione dell’intelligenza generale(scala Stanford Binet, WPPSI,WISCR, ecc)
• valutazione del livello di apprendimento scolastico(prove MT di Cornoldi ecc.)
• valutazione di varie funzioni neuropsicologiche (per competenze percettive visuo-spaziali, per abilità di memoria uditiva e visiva, per capacità di attenzione , per dominanza laterale, per competenze linguistiche)

Il supporto informatico nella valutazione agisce sia nella fase di somministrazione che in quella di analisi e valutazione della lettura e delle prove percettive e discriminative. L’uso dello schermo per le prove visive e di un supporto digitale per quelle uditive garantisce la qualità della somministrazione e la stretta osservanza del setting. I risultati vengono registrati in forma digitale permettendo una analisi molto più dettagliata rispetto alle modalità classiche.
Le nuove tecnologie mettono a disposizione numerosi strumenti per analizzare il parlato e i testi scritti. Un esempio particolare è il programma Clan utilizzato dal Prof. Dionigi Ioghà(del reparto di neuropsichiatri infantile della Asl di Pavia) per la valutazione di soggetti con disturbi di apprendimento, all’interno del progetto CHILDES.




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venerdì 17 luglio 2015

Alluce Valgo




Alluce valgo: sintomi, rimedi, prevenzione e operazione

L’alluce valgo, è un disturbo che colpisce soprattutto le donne in età matura o senile, che comporta una serie di fastidi spesso difficili da ignorare. Una vera e propria deformazione che interessa l’alluce e che ha riflessi, più o meno dolorosi, su tutto il resto del piede e non solo. A farne le spese, oltre alla qualità di vita delle persone colpite, anche la postura e l’andatura. Diventa difficile scegliere le calzature adatte, trovare le scarpe che consentano di camminare senza troppo dolore e ogni passo può risultare più difficile del previsto. Ecco l’identikit dell’alluce valgo, le sue caratteristiche principali, i sintomi, ma anche i rimedi, come l’operazione chirurgica e le norme di prevenzione.


Di cosa si tratta?
Con il termine alluce valgo si intende la deformazione dell’articolazione che sta alla base dell’alluce e che la spinge verso l’esterno, deviando l’asse del dito. Può succedere spesso che, con il primo dito, si sposta verso l’esterno anche tutto l’avampiede, causando la comparsa delle dita “a martello”.

Le cause
La causa dell’alluce valgo può essere congenita: la familiarità è la causa del 68% dei casi, secondo le statistiche ufficiali. Se non è un problema di famiglia, invece, la colpa può essere dei modelli di calzature inadeguati alla fisiologia del piede, come per esempio le scarpe con tacco alto o strette in punta, rivestono un ruolo fondamentale.
Le scarpe con il tacco eccessivamente alto costringono il piede a una posizione innaturale, accorciando il tendine di Achille. In questo modo tutto il peso, infatti, va a gravare su un’area più piccola rispetto alla pianta completa, il che fa assumere ai piedi una posizione ruotata verso l’interno.

I sintomi
Il sintomo più evidente è il dolore, associato alla sensazione di alluce rigido, che può non essere direttamente proporzionale all’entità della deviazione dell’alluce. Infatti, anche una piccola deviazione può provocare un dolore fortissimo. Più passa il tempo, più al dolore è facile che si aggiungano altri sintomi, come i fastidi e le difficoltà a camminare o a indossare le calzatura.

I rimedi e la prevenzione
Il primo consiglio per chi soffre di questa patologia è scegliere le scarpe adeguate, evitando i tacchi alti. Si tratta di calzature che riprendono e assecondano la forma naturale del piede, e che sono in grado di fornire sostegno all’arco plantare. Questo genere di scarpe presenta una tomaia morbida e priva di cuciture e una suola flessibile al di sotto della punta del piede, come fanno la maggior parte delle calzature sportive.
Per le amanti del genere, che proprio non possono rinunciare al tacco, l’importante è che non superi i quattro/cinque centimetri.
Anche le infradito sono sconsigliate, in quanto troppo piatte, e non in grado di offrire sostegno e contenimento al piede, che rischia con più facilità urti o scivolate.
Per la prevenzione dell’alluce valgo, lo specialista può suggerire anche plantari o calzature ortopediche o consigliare interventi di fisioterapia.

L’operazione
Per risolvere il problema, l’unica vera soluzione è l’intervento chirurgico, che solitamente si esegue in regime di day hospital, in anestesia locale. Il chirurgo effettua l’osteotomia: attraverso piccolissime incisioni, si creano piccole fratture nelle ossa del dito per ridurre l’articolazione e riportarla alla forma normale. Lo specialista, poi, applicando alcune piccole viti alla base dell’alluce, fissa l’articolazione ricostruita.
I tempi di recupero post operazione sono incoraggianti. Infatti, si può cominciare a camminare già il giorno dopo, utilizzando scarpe apposite, ma senza stampelle. Per completare il recupero, è necessario un programma mirato di fisioterapia.



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REFERENDUM: SCUOLA, TRIVELLE, ITALICUM, JOBS ACT


referendum possibili

ITALICUM, 

JOBS ACT, 

SCUOLA, 

TRIVELLE


Siamo partiti il 13 maggio, quando a un seminario sulle riforme elettorali e costituzionali abbiamo lanciato i referendum sull’Italicum, iniziando a parlarne con diversi soggetti politici e associazioni per condividere il percorso sin dall’inizio.

Immediatamente abbiamo ritenuto di unire ai referendum in materia elettorale, con i quali puntiamo soprattutto ad aprire la strada a una legge di stampo maggioritario che riteniamo la più coerente con una scelta di governo da parte dei cittadini, altri quesiti sui provvedimenti più miopi che abbiamo visto approvare – sempre con strappi e forzature – negli ultimi mesi da una maggioranza raccogliticcia, ormai del tutto separata dal rapporto con gli elettori.

Abbiamo quindi ripreso la questione delle grandi opere (che hanno portato tanti sprechi e corruzione) e delle trivellazioni rinvigorite dallo “sblocca-Italia” e su questo abbiamo elaborato – con la collaborazione di Green Italia e di alcuni esperti – tre quesiti (su uno dei quali c’è anche piena convergenza con l’iniziativa delle Regioni), a conferma che per noi l’ambiente non è l’ultimo capitoletto da aggiungere – come da tradizione italiana – in fondo al programma, ma è la chiave per una riconversione ecologica dell’economia e quindi per lo sviluppo.

Ci siamo concentrati anche sul jobs act, che contiene regole addirittura in contrasto con il programma con cui lo stesso PD si è presentato alle elezioni, ottenendo anche il premio di maggioranza, e quindi sulla cui base i suoi parlamentari sono stati eletti. Non c’era certo bisogno – tanto più dopo gli interventi della Fornero – di indebolire ancora la tutela dei lavoratori dai licenziamenti illegittimi (sottolineiamo che il provvedimento vuole proteggere non chi licenzia, ma chi lo fa illegittimamente, il che pare davvero troppo). Né era pensabile che si arrivasse a poter stabilire il demansionamento dei lavoratori per mere esigenze di riorganizzazione aziendale.

Ultima, ma non per ultima, la riforma della scuola. Non più la scuola di una comunità di studenti e di insegnanti, realmente “aperta a tutti” – come dice la Costituzione – e quindi strumento per superare le disuguaglianze, ma una “scuola del preside-manager”, con un occhio (o anche tutti e due) di riguardo per le scuole dei quartieri alti. Il rovesciamento, in pratica, del disegno costituzionale.

Ecco, questo il quadro – che disegna nel merito un programma alternativo e partecipato, secondo l’impostazione di Possibile e i principi del Patto repubblicano – che potete chiarirvi ulteriormente guardando i quesiti qui. Sono quesiti che abbiamo elaborato con le nostre forze e il contributo di alcuni esperti, sempre con un lavoro artigiano e volontario, ma anche attento e generoso. Li mettiamo a disposizione di tutti, per una valutazione di merito, pronti ad accogliere i suggerimenti e le osservazioni che verranno.

Non abbiamo potuto iniziare prima perché attendevamo la riforma della scuola, come ci era stato da più parti chiesto e suggerito. Ma ora abbiamo pochi giorni. Questa settimana, infatti, dobbiamo presentarli in Corte di Cassazione per avviare il percorso. Il lungo e faticoso percorso che, chiudendo la raccolta delle 500.000 firme il 30 settembre, ci potrà portare a votare nella primavera 2016. 

Mancando questo obiettivo e questa tempistica i referendum rischiano seriamente di perdersi. Il voto nel 2017, che alcuni ci hanno prospettato anche con insistenza, che si renderebbe necessario se entro il 30 settembre le firme necessarie non fossero raccolte, sarebbe a forte rischio in caso di fine anticipata della legislatura e in ogni caso farebbe sì che questi brutti provvedimenti dispiegassero e consolidassero i propri effetti sulla pelle dei cittadini. Quei cittadini che noi vogliamo si pronuncino direttamente su questioni mai sottoposte loro, in nessun programma elettorale (neppure di quelle primarie da cui – caso unico al mondo – è direttamente nato un governo, senza passare attraverso elezioni vere e proprie).

Attendiamo tutti i riscontri possibili. Siamo pronti a partire.


Giuseppe Civati, Andrea Pertici


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domenica 12 luglio 2015

LIBRI: Zona Rossa : EMERGENCY in Sierra Leone




Abbiamo chiamato "Zona Rossa" il libro-racconto recentemente pubblicato dagli amici della Giangiacomo Feltrinelli Editore: è l’esperienza di EMERGENCY in Sierra Leone nella lotta contro la devastante epidemia di Ebola. È stato un anno estremamente impegnativo, faticoso, rischioso, in cui il team di EMERGENCY è riuscito a fare cose importanti, anche sul piano scientifico. Centinaia di persone vi hanno contribuito con coraggio e passione, ciascuno ha in qualche modo “scritto” un pezzo di questo libro. 
Un grazie commosso a tutti.

Per qualche mese, nel 2014, tutto il mondo ha tremato di fronte a un minuscolo virus. Ebola è ,,,,CONTINUA
LIBRI: Zona Rossa : EMERGENCY in Sierra Leone: Abbiamo chiamato "Zona Rossa" il libro-racconto recentemente pubblicato dagli amici della Giangiacomo Feltrinelli Editore: è l...



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venerdì 10 luglio 2015

10 Modi per Vivere Meglio


Vademecum del benessere

Vivere bene è un esercizio quotidiano che molto spesso dipende dalla tua capacità e attitudine personale di affrontare la vita con la giusta carica di energia e vitalità. Un’attitudine positiva e uno stile di vita sano ed equilibrato non concorrono solo ad elevare notevolmente la qualità delle tue giornate, ma anche a sentirti bene e serena con te stessa.

I trucchi e i consigli per una di vita lunga e appagante sono pochi, essenziali e semplici. La bella stagione e i suoi ritmi blandi sono l'ideale per sperimentare nuovi percorsi e stili di vita 'su misura' che, con un pò di tempo libero e la voglia di coccolarsi un pò di più, si riveleranno preziosi alleati di abitudini sane e salutari. Perchè, infondo, non si tratta di sconvolgere drasticamente la tua vita, ma di recuperare quelle piccole accortezza desuete e farle tue, sempre. Cosa c'è di meglio dell'estate per iniziare un nuovo percorso con entusiasmo e con l'ottimismo che solo i raggi solari sanno regalare anche alle meno volenterose?

1) Ridi di più

La risata è contagiosa e il buonumore ha effetti benefici non solo su noi stesse, ma anche su chi ci sta intorno.

Una bella risata fa bene alla salute e prolunga la vita perché ridere migliora il sistema immunitario e abbassa la pressione e il colesterolo cattivo, aumentando quello buono scatenando la produzione di endorfine e riducendo gli ormoni dello stress.

Ridere, purtroppo, non viene naturale a tutti, ma è spesso il risultato di un allenamento intenso, il così detto ‘giggling fit’, ottimo per tenere sotto controllo anche il diabete.

2) Dormi bene

Il sonno e il riposo sono fondamentali. L’ideale sarebbe poter riposare bene da 6 a 8 ore per notte garantendo, così, un prolungamento naturale del corso della vita.

Le ricerche condotte negli ultimi anni a questo proposito dimostrano che dormire aiuta ad irrobustire il sistema immunitario e che riposare bene è importante quanto mangiare in modo equilibrato e praticare regolarmente attività fisica.

3) Procedi a ritmi naturali

Presi dalla frenesia degli impegni della vita quotidiana è importante imparare a fare di ciascun momento uno spazio personale da riempire di coccole. Hai un quarto d’ora libero? Chiudi la porta del bagno alle tue spalle e fatti una maschera antistress risciacquandoti accuratamente e asciugandoti con un asciugamano di tela morbida detergendoti bene con prodotti naturali o olio extravergine d’oliva.

4) Programma controlli periodici

Ogni anno è bene prenotare i classici esami di routine, dagli esami del sangue al pap test, dalla visita dentistica ad un controllo ginecologico. Approfitta, in questa occasione, anche delle visite gratuite e dei mesi di prevenzione specifici in cui effettuare controlli accurati e restare sempre aggiornata sul tuo stato di salute.

5) Rimetti in ordine

Lo ‘space cleaning’ è una disciplina ispirata al Feng Shui che ha l’obiettivo di eliminare il superfluo dalla propria vita (e quindi dal proprio ambiente) per recuperare l’essenzialità e la centralità delle cose realmente importanti. Il disordine, secondo questa filosofia, non è altro che un ‘peso emotivo’, una zavorra che non ci consente di vivere al meglio. Compilare una lista, archiviare vecchi documenti, programmare la giornata si rivela un ottimo toccasana per recuperare le energie perdute!

6) Guarda con gli occhi di un bambino!

Scopri il mondo e la quotidianità con occhi diversi: con la prospettiva di un bambino riuscirai ad entusiasmarti delle cose più semplici, talvolta le più meravigliose!

Se hai dei figli sforzati di osservarli e di imparare dalla loro naturalezza e spontaneità.

7) Fai l’amore

L’intimità con il proprio partner è un’attività benefica per l’intero organismo che incide positivamente sulla pressione sanguigna e sul sistema immunitario. L’attività sessuale nelle donne, inoltre, stimola il rilascio degli estrogeni che hanno un effetto benefico immediato sulla pelle e sui capelli, senza contare il suo effetto antidolorifico responsabile anche dell’attenuarsi del mal di testa!

8) Mantieni il peso

Non è solo una questione estetica perché gli aumenti di peso provocano gravi disturbi a livello fisico: dalle articolazioni alle ossa. Pesati con costanza e tieni controllato il girovita: solo in questo modo riuscirai, senza grandi sforzi, a vivere bene e più a lungo.

9) Dedicati agli altri

Le attività benefiche e sociali sono il modo giusto di impiegare il tuo tempo libero aiutando gli altri e mettendosi a dimostrazione del prossimo. Non si tratta solo di un rimedio ‘morale’, ma anche di un metodo per sentirci utili e, di conseguenza, aumentare la nostra autostima controllando l’umore cattivo e tenendo a bada la depressione.

10) Mangia a colori!

L’alimentazione è importante e importanti sono i colori che ingeriamo quotidianamente. L’arancione di zucca e carote, il viola dei mirtilli, il rosso dei pomodori e il giallo dei peperoni sono gli ingredienti essenziali per riguadagnare il buonumore e assicurarsi una buona dose di antiossidanti giornaliera.



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venerdì 3 luglio 2015

Priapismo



Priapismo: cosa è?
Il priapismo è un disturbo andrologico che provoca una erezione anomala, anche in assenza di desiderio sessuale. Questa erezione patologica tende a scomparire solo alcune ore dopo aver raggiunto l'orgasmo che può provocare anche un forte dolore.

Quali sono i sintomi del priapismo?

Il priapismo può essere classificato in due tipologie:

- priapismo ischemico a basso flusso
- priapismo non ischemico ad alto flusso

Nel primo caso, detto anche priapismo venoso, l'asta del pene si presenta rigida e il glande più morbido e dolente.

 Nel secondo caso, priapismo arterioso, il pene si presenta caldo e non troppo eretto

Chi sono i soggetti colpiti da priapismo?
Questa condizione patologica può colpire soggetti di tutte le età, seppure si verifichi soprattutto nei pazienti di età compresa tra i 5 e i 10 anni, i 20 e i 50 anni. I bambini con priapismo, manifestano questo disturbo in relazione ad altre patologie, come l'anemia falciforme o neoplasie. Negli adulti, il priapismo può verificarsi a seguito di anemia falciforme, leucemia, prolungata attività sessuale, lesioni del midollo spinale, tumore della prostata, traumi del perineo e dei genitali, o per l'assunzione di psicofarmaci, ormoni maschili, anticoagulati, alcool e droghe come la cocaina.


Priapismo: qual è la cura?

La terapia per il priapismo mira a svuotare il pene dal sangue per riattivare la normale circolazione. Lo specialista inietta dei farmaci che servono ad interrompere l'erezione. Se la terapia farmacologica non è sufficiente, si ricorrere ad un intervento chirurgico per effettuare uno scarico artificiale del sangue venoso contenuto nel pene.

Nel caso di priapismo ad alto flusso si agisce chiudendo l'arteria cavernosa rotta attraverso l'inserimento di una sottilissima sonda che, attraverso l'albero arterioso, rilascia sostanze dense che provocano la chiusura dell'arteria rotta.

Quali sono le possibili complicazioni del priapismo?
A volte, se non si agisce in tempo, il sangue intrappolato nei corpi cavernosi del pene si coagula, provocando danni ischemico necrotici delle strutture dell'organo. La conseguenza, nei casi più gravi in cui non si è intervenuto è una impotenza definitiva, da trattare solo con l'applicazione di protesi peniene.



Priapo è un’antica divinità greca e romana. Veniva rappresentata come un piccolo uomo barbuto dotato di un fallo enorme. Secondo i Romani era nato dall’amore illegittimo tra Afrodite e Zeus (per i Greci il padre era invece Dioniso) e fu trasformato in un personaggio osceno da Era, moglie gelosa del re dell’Olimpo. Priapo era simbolo dell’istinto sessuale e della fecondità maschile ed era protettore della natura e custode di orti e giardini. 
Abbondante, ma inutile. Nelle case romane le statuette che lo raffiguravano venivano usate come spaventapasseri e amuleti contro il malocchio. Il gigantesco fallo di Priapo non viene però utilizzato a dovere: il dio, un personaggio ridicolo che colleziona insuccessi, è infatti impotente. Si chiama priapismo la malattia nella quale il pene resta sempre dolorosamente eretto, 
senza che si provi piacere.

Priapismo

Il priapismo è un'erezione patologica del pene, non spontaneamente riducibile, spesso dolorosa, prolungata oltre le 4-6 ore, persistente anche dopo l'eventuale orgasmo e comunque non necessariamente correlata a stimoli sessuali.
Se non viene trattato in tempi utili, il priapismo - oltre a risultare piuttosto fastidioso ed imbarazzante - determina lesioni permanenti ai tessuti del pene, esitando in disfunzione erettile (impotenza). priapismoE' quindi importante che ogni uomo sappia riconoscere quest'emergenza urologica, soprattutto alla luce del sempre più diffuso ed indiscriminato utilizzo, a scopo ricreativo, di farmaci contro la disfunzione erettile (viagra, levitra, cialis, papaverina, alprostadil ecc.).
Il termine priapismo deriva da Priapo, dio greco della fertilità, figlio di Afrodite, dotato di un membro mostruosamente pronunciato in lunghezza e rigidità.
Sintomi e classificazione

Le varie forme di priapismo vengono suddivise in due grandi categorie: quelle ischemiche o a basso flusso (priapismo venoso) e quelle non ischemiche o ad alto flusso (priapismo arterioso). Le prime, assai più frequenti, si caratterizzano per la particolare rigidità dell'asta del pene (il glande, al contrario, è tipicamente morbido), che si presenta dolente. Nel priapismo arterioso, invece, il pene appare caldo, eretto ma non troppo rigido, quindi comprimibile e generalmente indolore.
Pazienti con priapismo ischemico possono sviluppare anche delle forme intermittenti, sperimentando nel tempo ripetuti episodi erettivi intervallati da altri di detumescenza. Questo tipo di priapismo colpisce soprattutto i pazienti con patologie ematologiche.

Cause e conseguenze del priapismo

Il priapismo è una condizione abbastanza rara, che più che veri e propri fattori causali riconosce numerosi, possibili, elementi predisponenti. Nella maggior parte dei casi si osserva tra i 5 ed i 10 anni e tra la seconda e la quinta decade di vita; nell'infanzia, la causa principale è rappresentata dall'anemia falciforme, mentre nell'età adulta il priapismo è più spesso correlato a cause farmacologiche. Nella maggior parte dei casi, inoltre, il fenomeno si presenta nella forma a basso flusso; come anticipato, in simili circostanze si parla di priapismo venoso. In questi casi, infatti, l'erezione prolungata è dovuta al mancato deflusso di sangue venoso dal pene, con conseguente ristagno ematico all'interno dei corpi cavernosi. Dopo qualche ora, in assenza di un ricambio ematico, le cellule muscolari lisce iniziano a soffrire per la carenza di ossigeno; lo stato di acidosi locale, con aumento della viscosità ematica, ed edema delle trabecole, favorisce il mantenimento dello stato di priapismo, ostacolando il drenaggio ematico. Quando l'anossia diviene particolarmente prolungata, la carenza di ossigeno provoca necrosi e fibrosi delle cellule muscolari, esitando in deficit erettile permanente. Per questo motivo il priapismo a basso flusso - a differenza di quello arterioso - costituisce un'emergenza urologica, con un rischio di complicanze che cresce progressivamente nel tempo.

Il priapismo venoso può essere causato da numerose malattie sistemiche del sangue, quali leucemie, anemia drepanocitica (o falciforme), talassemie, policitemie, coagulopatie, emofilia, diseritropoiesi e tromboacitoastenia. Altre volte entrano in gioco fattori neuromuscolari con alterazione dei meccanismi regolatori dell'erezione, malattie sistemiche (come il diabete), ma anche cause neoplastiche, infettive, allergiche, tossicologiche (avvelenamento da morso della vedova nera o puntura di scorpioni) e farmacologiche. Riguardo a queste ultime, una delle cause più comuni di priapismo nell'adulto è legata all'iniezione intracavernosa di farmaci inducenti l'erezione, come la papaverina, la fentolamina o la PGE1 (alprostadil). Più rari appaiono invece gli episodi di priapismo legati all'abuso di farmaci di nuova generazione, come sildenafil, tadalafil e vardenafil. Tra gli altri medicinali che possono favorire l'insorgenza di priapismo ricordiamo gli antidepressivi fluoxetina e bupropione; farmaci impiegati contro i disturbi psicotici, come il risperidone e l'olanzapina; principi attivi contro l'ansia, come il diazepam; anticoagulanti come il warfarin (Coumadin) e l'eparina. Infine, non dobbiamo dimenticare che il priapismo può essere scatenato anche dall'alcolismo e dall'abuso di droghe come la cocaina, la marijuana e l'ecstasi.

Il priapismo ad alto flusso è meno comune di quello ischemico ed è legato ad un aumento del flusso arterioso nei corpi cavernosi, non sufficientemente smaltito dalle normali vie di deflusso venoso. Nella maggior parte dei casi è provocato da un trauma genito-perineale, che può danneggiare un ramo dell'arteria cavernosa creando una fistola artero-venosa (comunicazione patologica diretta tra vene ed arterie). In virtù della ricca ossigenazione del sangue arterioso, in questi casi non vi è alcuna ripercussione sulla capacità erettile del pene.

Cosa fare in presenza di priapismo

In presenza di priapismo a basso flusso dev'essere istituito un rapido intervento terapeutico per tenere sotto controllo il dolore e prevenire la disfunzione erettile secondaria a fibrosi dei corpi cavernosi. Uno step importantissimo è dato dalla diagnosi e dalla corretta identificazione delle cause d'origine, per poi prevenire la comparsa di recidive. In caso di priapismo a basso flusso, comunque, è bene concentrarsi innanzitutto sulla correzione del drenaggio venoso.
Le strategie terapeutiche meno aggressive risolvono la maggior parte dei casi di priapismo; è quindi raccomandato iniziare da queste. Il trattamento d'urgenza del priapismo venoso, pertanto, prevede innanzitutto l'aspirazione di sangue dai corpi cavernosi con o senza irrigazione di fisiologica non eparinata. In caso di fallimento del precedente intervento, si procede ad iniezione intracavernosa di simpaticomimetici, effettuata iniettando sostanze vasocostrittrici nei corpi cavernosi del pene, come fenilefrina, norepinefrina, etilefrina, epinefrina e metaraminolo. A tal proposito, bisogna fare attenzione agli effetti sistemici legati all'eventuale entrata in circolo di queste sostanze. Anche il ghiaccio, applicato su un panno per evitare ustioni, esplica un'azione vasocostrittrice aumentando il tono simpatico, quindi stimolando la contrazione delle cellule muscolari lisce vasali; tuttavia, per quanto illustrato nell'articolo, dinanzi ad un episodio di priapismo è bene recarsi immediatamente al pronto soccorso per scongiurare lesioni permanenti.
Per il trattamento del dolore è indicata la graduale transizione dai FANS agli oppiacei.
Prima di optare per una soluzione chirurgica, è bene ripetere più volte la procedura di iniezione intracavernosa di simpaticomimetici. Nei pazienti in cui il quadro priapico non si risolve con la terapia medica, per determinare la detumescenza penina si può eseguire uno shunt artificiale veno-cavernoso o caverno-spongioso allo scopo di bypassare l'occlusione venosa, drenando il sangue in un'altra vena tramite una fistola artificiale.
Nei casi di priapismo a basso flusso, l'embolizzazione selettiva delle arterie responsabili del tramite fistoloso (occluso mediante utilizzo di sostanze di varia natura) è ormai diventata il trattamento di prima scelta. Le procedure descritte per il trattamento del priapismo venoso non sono invece indicate, sia perché prive di efficacia, sia perché l'elevato drenaggio venoso comporterebbe la diffusione sistemica dei farmaci iniettati localmente, con possibili effetti collaterali rilevanti. Inoltre, il priapismo arterioso non rappresenta un'emergenza medica ed è quindi bene attendere i risultati degli esami diagnostici.


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