Il 9% dei pesci
ha plastica nello stomaco
Il genere umano ha prodotto così tanti rifiuti, ne ha dispersi così tanti nell’ambiente che ora sta mangiandoseli.
Letteralmente quanto indirettamente.
Ogni anno circa 12.000-24.000 tonnellate (tonnellate!) di plastica entrano nella catena alimentare dal vortice dei rifiuti dell’Oceano Pacifico, il più conosciuto dei punti in cui la nostra immarcescibile immondizia si accumula in mare. I pesci la ingeriscono – ed insieme ad essa assorbono un carico di sostanze tossiche – e poi noi mangiamo i pesci. Finora se n’era occupato semmai qualche articolo di giornale.
Ora il fatto ha piena e documentata evidenza scientifica attraverso un articolo pubblicato la scorsa settimana su Marine Ecology Progress Series.
Si usa dire che i pesci pescati con plastica nello stomaco la ingeriscono durante i lunghi, spasmodici e disperati tentativi di liberarsi dalle reti in cui anch’essa rimane intrappolata. Per “depurare” i risultati da questa eventualità i ricercatori della spedizione Seaplex, effettuata nel 2009, hanno tirato su ad intervalli di pochi minuti le reti calate nella zona del vortice dei rifiuti.
Il 9,2% dei 141 pesci (appartenenti a 27 specie diverse) catturati nell’arco di 20 giorni aveva plastica nello stomaco. Si trattava di pezzettini di grandezza inferiore a un’unghia: troppo piccoli per determinarne la natura. Del resto, nei vortici dei rifiuti si trova soprattutto plastica ridotta in frammenti minuti dall’azione delle onde e del sole. La più difficile da vedere, e probabilmente la più temibile. Ne consegue la stima che ogni anno, nel solo vortice dei rifiuti del Pacifico (non è affatto l’unico al mondo) i pesci ingeriscano 12.000-24.000 tonnellate di plastica. Una stima prudenziale: non tiene conto di quella rigurgitata o espulsa con le feci, nè dei pesci che muoiono per averla ingerita.
Questa ricerca si è limitata all’aspetto, diciamo, quantitativo. Tuttavia la plastica rilascia sostanze tossiche e soprattutto si comporta come una spugna, assorbendo sostanze inquinanti disperse nell’ambiente, come i Pcb (policlorobifenili) e il Ddt. Sono sostanze bioaccumulabili: non si degradano e restano all’interno degli organismi viventi, accumulandosi al vertice della catena alimentare. Ma le conseguenze tossicologiche per la catena alimentare sono ancora da indagare. La maggioranza degli animali trovai con la plastica nello stomaco erano pesci lanterna, che vivono alle medie profondità. Sono molto piccoli e non arrivano direttamente sulle nostre tavole. Però è notorio che il pesce più piccolo (e l’annesso eventuale carico di schifezze) viene mangiato da quello più grande e così via: fino al sommo predatore, l’uomo.
Su Marine Ecology Progress Series l’ingestione della plastica nel vortice dei rifiuti del Pacifico: il riassunto è di libero accesso ma all’articolo completo si accede a pagamento dall’indice della rivista
Su Science Daily plastica nello stomaco del 9% dei pesci
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All’inizo sembrava solo uno spot. Ma ora l’hanno anche dimostrato i ricercatori dello Scripps Institution of Oceanography : la plastica che si trova in piccolissimi frammenti a livello del cosiddetto ‘vortice dei rifiuti’ è entrata nella catena alimentare.
Comunemente quest’area dell’oceano è considerata un deserto biologico. Le specie sono poche e sono caratterizzate per lo più da piccole taglie. Ciononostante il 5-10% dei piccoli pesci pelagici (per lo più pesci lanterna), pescati e poi sezionati dai ricercatori ha tracce di plastica (i cosiddetti “confetti di plastica”) nello stomaco.
Il primo effetto di questa ingestione, similmente a quanto succede a uccelli marini e grandi cetacei, potrebbe essere quello di rendere fintamente ‘sazi’ gli animali, facendoli di fatto morire di stenti. Secondariamente li intossica, in quanto la plastica assorbe sostanze inquinanti disperse nell’ambiente, come i Pcb (policlorobifenili) e il Ddt.
Se pensiamo che sia un problema puramente ecologico però ci sbagliamo. Lo stesso team dello Scripps ha dimostrato la presenza sporadica di specie commerciali, come ad esempio gli stadi giovanili della ricciola del Pacifico, nell’area del vortice dei rifiuti. Si tratta di specie che normalmente vivono in regioni costiere (e non nell’oceano aperto) e che si trovano diffusamente…..nei sushi bar….
La ricercatrice Rebecca Asch dello Scripps Institution of Oceanography disseziona i pesci e cerca tracce di plastica nel loro stomaco
Queste specie, nutrendosi dei piccoli pesci che trovano nell’area, accumulano all’interno del proprio organismo le sostanze inquinanti e le bio-accumulano (ovvero le sostanze non si degradano ma restano all’interno degli organismi viventi, accumulandosi al vertice della catena alimentare). Forse non c’è neppure bisogno di dire aggiungere chi è spesso il consumatore finale …
isola di plastica
.http://cipiri6.blogspot.it/2012/03/isola-di-plastica.html
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