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mercoledì 28 luglio 2010

Cantare fa bene



"Canta che ti passa"

 recita un vecchio detto.

 E in effetti cantare fa bene, 
aiuta a respirare correttamente,
 rilassarsi e sfogarsi.

. Ricarica GP .


Per esprimere delle forti emozioni, per dichiarare un sentimento, per pregare o per farsi coraggio: queste sono le funzioni del canto. In passato si intonavano delle melodie per alleviare la fatica, per farsi coraggio nei momenti difficili e per comunicare con le divinità. Oggi non si canta quasi più: solo chi ha bambini piccoli rispolvera qualche canzoncina per farli mangiare o dormire; ma cantare fa bene, apporta benefici mentali e fisici. Basta solo superare l’imbarazzo iniziale.

Apporta felicità
I musicoterapeuti sostengono che, intonando una canzone che ci piace, si stimolano i neuroni a lavorare con un sincronismo 5 volte maggiore rispetto al normale. Questo meccanismo attiva la produzione di endorfine, i calmanti naturali, e fa in modo che ricordi, esperienze e immagini passate ritornino alla mente. È sufficiente intonare qualche frase di una canzone che ci ha accompagnato in momenti piacevoli per ricreare la scarica neurormonale che aveva attraversato il corpo in quella situazione.

I benefici
Libera le emozioni imprigionate e permette di scaricare l’energia intrappolata nel sistema nervoso, alleviando ansia e paure.
Si riattiva la respirazione perché quando cantiamo i polmoni funzionano come una fisarmonica: si riempiono e si svuotano di aria appoggiandosi al diaframma. Nell’inspirazione il muscolo si contrae e si appiattisce, aumentando lo spazio nel torace e aspirando l’aria nei polmoni. Durante l’espirazione il diaframma si rilassa e si sposta verso il torace, provocando l’espulsione dell’aria. È una respirazione efficace nel processo di rilassamento e migliora gli scambi anidride carbonica-ossigeno.
Il canto è un mezzo per creare empatia, perché chi emette suoni gradevoli trasmette anche agli altri le sue emozioni. Ogni suono grave, acuto, lento o veloce, tocca chi ascolta, entrando così in sintonia. Se poi si canta insieme la vicinanza aumenta; partecipare ad un coro è il modo migliore per sviluppare una coscienza di gruppo, bisogna imparare ad adattarsi al ritmo degli altri e ad ascoltarsi reciprocamente.


Alleniamoci
Se si è fuori allenamento e non si è abituati a canticchiare siamo imbarazzati. Ma ci sono degli esercizi che aiutano a tirare fuori la voce, liberando dalle inibizioni. Superato l’imbarazzo poi, ognuno deciderà come fare uso della propria voce, se cantare da solo, in un coro o partecipare a serate di karaoke.
Per prima cosa bisogna imparare a respirare con il diaframma: immettere nei polmoni una certa quantità di aria cercando di non gonfiare la cassa toracica e non alzare le spalle, poi spingendo l’aria inspirata verso la pancia e provare a emettere il suono delle vocali, ma non nel classico ordine bensì UOAEI.
Poi scaldarsi localmente, indossando una mascherina tipo quelle per l’aerosol, tappare eventuali buchi e farla aderire al viso. Dopodiché emettere i suoni A ed E, prima lentamente poi velocemente.
È importante poi dedicare almeno 15 minuti al giorno all’ascolto di vari generi musicali e capire cosa ci piace davvero; in questo modo aumenterà anche la nostra voglia di cantare.
A questo punto sperimentiamo! Facciamo vocalizzi allo specchio, accendiamo la radio e iniziamo a cantare!

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