Composizione di una sigaretta:
1. Uscita del fumo principale
2. Materiale filtrante (carbone attivo ed altri)
3. Adesivo
4. Fori di ventilazione (non sempre presenti)
5. Inchiostro
6. Adesivo
7. Uscita del fumo secondaria
8. Filtro
9. Carta del filtro
10. Tabacco e additivi
11. Carta
12. Punto di combustione e ceneri
La rivista - Age and Ageing, journal
che pubblica studi commissionati sulla tematica delle cause esterne che
possono portare all’invecchiamento cognitivo, ha pubblicato uno studio
condotto da Alex Dregan del King’s College di Londra su quali siano i fattori di rischio cardiovascolare sul cervello, (come per esempio la pressione alta, l’obesità ed il fumo).
Lo studio - Studiando i vari fattori e la loro incidenza sulla salute del cervello, è emerso che vi è un consistente legame tra fumo e declino cognitivo. Dopo aver studiato le abitudini di 8.800 persone con più di 50 anni per oltre 8 anni, sono riusciti a dimostrare che fumare fa marcire il cervello, danneggia le capacità di apprendimento, ragionamento e la capacità di immagazzinare informazioni (dunque anche la memoria).
Il confronto
- Misurando le funzioni cognitive di ciascuna persona nel corso del
tempo con test specifici e dati incrociati è stato confermato questo
legame che già in un recente studio di Severine Sabia della University
College di Londra secondo il quale il legame era solo per soggetti di
sesso maschile. Secondo la ricerca condotta da Sabia il cervello dei maschi fumatori invecchia molto più rapidamente
di quello dei loro coetanei che non fumano. Facendo una media il
cervello di un uomo fumatore è circa 10 anni più vecchio rispetto a
quello di una persona di pari età anagrafica non fumatrice.
I consigli - Vedendo anche i risultati raggiunti da questo studio, Alex Dregan
ha dimostrato che il fumo accellera il declino cognitivo più
dell’ipertensione. Lo stesso Dregan consiglia un cambiamento allo stile
di vita: “Abbiamo bisogno di rendere le persone consapevoli della necessità di apportare alcuni cambiamenti allo stile di vita per evitare la perdita delle capacità mentali”.
Scritto da
Mathew Myladoor
Fumare troppe sigarette
raddoppia il rischio di emorragia cerebrale
Non sapete resistere al fascino della ‘bionda’ e vi ritrovate a fumare più di 20 sigarette al giorno? Ebbene, attenzione! Così, raddoppiate le probabilità di incorrere nell’emorragia cerebrale in seguito alla rottura di un aneurisma.
Ad arrivare a questa importante conclusione è stata la Seoul National University Hospital, attraverso uno studio pubblicato sul ‘Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry’.
Sono stati presi come ‘campione’ un gruppo di 426 pazienti con
sanguinamenti al cervello, e sono stati posti a paragone con un gruppo
di 426 individui sani.
Quelli che fumavano più di 20 sigarette al giorno avevano più del
doppio delle probabilità di incorrere in rottura di un aneurisma
cerebrale, rispetto a quelli che non avevano mai fumato. Il rischio di aneurisma, in chi decide di smettere di fumare, scompare solamente dopo 10-15 anni.
Ecco quanto riportato da 'La Stampa':
"Lo
studio è stato condotto da un team di ricercatori coreani e ha preso in
esame 426 casi di emorragie cerebrali, o emorragia subaracnoidea,
registrati negli ospedali coreani. Insieme a questi, sono stati presi in
esame altrettanti dati riguardanti 426 persone che non erano stati
vittima di emorragia e che facevano in questo caso da gruppo di
controllo.
I
partecipanti allo studio avevano un’età media di 50 anni. Di questi, i
ricercatori hanno analizzato lo stile di vita, l’eventuale abitudine al
fumo e la storia medica. Le informazioni dettagliate ottenute hanno
subito permesso agli autori di constatare che tra chi aveva subito
un’emorragia cerebrale vi era un numero maggiore di fumatori. Allo
stesso modo erano in numero significativo coloro che avevano alle spalle
una familiarità di ipertensione o ictus.
Tra
le vittime della rottura di aneurisma, quasi il 38% erano fumatori; tra
chi apparteneva al gruppo di controllo vi erano stati in seguito casi
di emorragia in circa il 24%.
I
dati, scremati dei fattori confondenti come per esempio la storia
familiare, il peso corporeo, lo stress, l’orario di lavoro e
l’assunzione di sale, sono risultati comunque a sfavore dei fumatori che
continuavano ad avere tre volte più probabilità di subire un’emorragia
cerebrale, rispetto ai non fumatori.
Vi
sono comunque speranze e buone notizie per chi invece ha smesso o
intende smettere di fumare: in questo caso, secondo lo studio, il
rischio di rottura dell’aneurisma scende del 59% dopo cinque o più anni
dalla cessazione, allineandosi a quello di chi non fuma.
Tuttavia,
avvertono i ricercatori, il fumo può provocare danni permanenti alla
struttura delle arterie che rimangono a rischio rottura aneurisma anche
dopo aver smesso di fumare, per cui la soluzione migliore resta sempre
quella di non fumare proprio".
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