Una serie crescente di studi sta aprendo un campo di ricerca che, fino a qualche tempo fa, poteva apparire come una bestemmia scientifica: il rapporto tra cibo e genetica. Due entità immaginate come non commensurabili.
Nell’immaginario comune, infatti, il cibo è un contenitore di energia, che si consuma rapidamente e può essere variato. La genetica, invece, è qualcosa di fisso, immutabile, indipendente da noi. Non a caso si parla di patrimonio genetico che, al pari di un bene materiale, viene ricevuto in eredità e come tale conservato per tutta la vita.
Ma più si approfondisce lo studio della genetica umana e più risultano evidenti l’enorme, ancora in larga parte misteriosa e bizzarra, complessità dell’organizzazione dei geni [genoma] e la sua forte dipendenza dagli stimoli. L’informazione contenuta nei geni, infatti, può essere sollecitata a esprimersi o, al contrario, a reprimersi dai diversi segnali che giungono al nucleo della cellula: segnali che provengono dall’interno, ma anche dall’ambiente esterno.
Il cibo è uno dei più importanti, quotidiani e intimi, contatti tra il nostro DNA e l’ambiente esterno. Molto studiato è il rapporto tra il contenuto di acido folico e di folati nella dieta, caratteristiche genetiche e rischio di cancro, aterosclerosi, depressione e altre malattie.
Sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti [Proceedings of National Academy of Sciences], un gruppo di ricerca italo-americano, guidato da Simonetta Friso, dell’Università di Verona, ha condotto uno studio su quasi 300 persone del Nord Italia.
Prelievi sanguigni hanno consentito di studiare sia i livelli di folati, vitamina B12, Vitamina B6, omocisteina, sia di ricercare una particolare mutazione a carico di un gene che dà istruzioni per la sintesi di un enzima dal nome terribile: MTHFR [metilene-tetra-idro-folato-reduttasi].
La mutazione, stando sia ai dati di questo studio sia a quelli di altri, sembrerebbe molto diffusa nella popolazione. I possessori di questo gene, lievemente differente dall’originario, producono una versione meno efficiente dell’enzima MTHFR. A che cosa serve l’enzima? Entra in una catena di eventi biochimici che porta, tra l’altro, alla sintesi dei costituenti di base del DNA [purine].
E’ ormai chiaro che, come si dice, la metilazione del DNA o, meglio, di alcune sue regioni, gioca un ruolo, forse cruciale, nella genesi del cancro. Tornando allo studio veronese, i ricercatori hanno potuto dimostrare che le persone con gene mutato, ma con alti livelli di folati nel sangue [e che quindi seguono una dieta ricca di verdura], hanno le stesse capacità di metilazione di quelle con il gene “giusto”.
Se, invece, il livello di folati è più basso, i possessori del gene mutato hanno una capacità di metilazione ridotta del 50%, pur avendo uguali [medio-bassi] livelli di folato nel sangue rispetto agli altri.
Anche per prevenire l’Autismo è diventato improvvisamente di moda l’acido folico in gravidanza, se non fosse che l’acido folico è già consigliato di default per prevenire la spina bifida. Pertanto, per quanto riguarda l’Autismo, siamo di fronte alla solita eccezione che sconfessa la regola.
Questo significa che le caratteristiche della dieta, inclusa la dieta senza glutine e senza caseina, possono correggere, entro limiti da scoprire, gli effetti delle caratteristiche genetiche.
Queste scoperte aprono la strada agli studi su possibili interventi nutrizionali in numerose patologie, tra le quali l’Autismo, per cui è dimostrato o ipotizzabile un deficit di metilazione.
Vorremmo fare nostre le parole di Jack LaLanne, deceduto nel 2011 alla veneranda età di 96 anni, primo bodybuilder che insegnò all’America fitness e dieta sana a base di pesce e verdura. Jack non si ammalava mai, ebbe una salute di ferro anche in tarda età, a conferma di quanto sia importante tenersi in forma e attenersi a una dieta equilibrata. Del cibo diceva: “Se l’ha fatto l’uomo, non mangiatelo“. Questo è il punto fondamentale. Quello che si mette in bocca dovrebbe essere quanto più possibile un prodotto spontaneo della natura. Se è un prodotto dell’uomo, meglio non mangiarlo. A questo punto, se aveste in mano una mela, pensereste: “Questa è una mela, non l’ha fatta l’uomo, quindi posso mangiarla“. Purtroppo non è così. Oggi è praticamente tutta la frutta e gli ortaggi sono manipolati dall’uomo.
La frutta e la verdura sono quasi sempre geneticamente modificate perché possano resistere più a lungo. L’industria alimentare funziona come l’industria farmaceutica: ciò che conta sono i soldi.
Condizioni simili si ritrovano anche nell’industria della carne, dove si ricorre agli ormoni per accelerare la crescita degli animali [contribuendo all'obesità e alla precoce pubertà dei nostri bambini]; agli antibiotici per mantenere sani animali allevati in condizioni insalubri, per quanto economicamente vantaggiose [ciò spiega il fallimento degli antibiotici - i miracolosi farmaci del XX secolo - sugli esseri umani]; a mangimi di produzione industriale, che non solo gonfiano gli animali di sostanze chimiche, ma ne scompensano gli equilibri al punto da farli ammalare e trasformarli in veicoli di malattia per chi ne mangia le carni. Molte carni inoltre vengono frollate. Ciò significa farle imputridire, permettendo che in esse si sviluppino batteri mortali. Ricordate, se non sono prodotti biologici, se li ha prodotti l’uomo, non mangiateli.
Lo stesso vale per i latticini. Grazie all’uso di farmaci, ormoni e tecniche di pastorizzazione e omogeneizzazione, i latticini oggi sono un grande rischio per la salute, a meno che non siano di produzione biologica, non pastorizzati né omogeneizzati. Con la pastorizzazione il latte viene portato ad alta temperatura allo scopo di uccidere i batteri, ma così facendo si distruggono anche gli enzimi e il latte diventa più difficile da digerire e perde completamente le proprie caratteristiche naturali. Ma ancor più importante e più nociva è l’omogeneizzazione.
Perché esisteva la figura del lattaio? L’uomo che passava di casa in casa a consegnare il latte? Il motivo è che il latte si deteriora molto facilmente. Così l’industria alimentare ha ideato una soluzione incredibile, chiamata omogeneizzazione. Forse ricorderete che nelle bottiglie del lattaio si vedeva il latte separarsi dalla panna. Prima di bere, bisognava ricostituire il contenuto agitando la bottiglia. L’omogeneizzazione centrifuga il latte e rompe gli aggregati molecolari, frantumando i globuli di grasso per evitarne l’affioramento spontaneo. Per questo il latte dura più a lungo.
Adesso che l’industria alimentare può distribuirlo nei negozi e nei supermercati e lasciarlo sugli scaffali in attesa del compratore, non c’è più bisogno del lattaio. Il problema è che entrambi i processi, la pastorizzazione e l’omogeneizzazione, non sono naturali. Gli aggregati molecolari diventano così minuti che, ingeriti, producono microlesioni alle pareti arteriose. Si ammassano nell’apparato digerente, ostacolando la digestione, e sono causa di reflusso, obesità, allergie e stipsi. La cicatrizzazione delle arterie permette al colesterolo LDL di fissarsi sulle pareti, e questa è una delle maggiori cause di arteriosclerosi e cardiopatie. Il punto fondamentale è che i latticini pastorizzati e omogeneizzati sono alimenti alterati; i latticini sono naturali solo se non vengono raffinati o lavorati dall’uomo.
Nemmeno con il pesce c’è da stare allegri al giorno d’oggi. Molto pesce è d’allevamento e pertanto viene alimentato con mangimi contenenti sostanze chimiche altamente tossiche, perché cresca nel minor tempo possibile. Prima di finire sui banchi di vendita viene sottoposto ad alcuni trattamenti chimici intossicanti. Quando lo mangiamo, assorbiamo anche le tossine e i veleni utilizzati per crescerlo e commercializzarlo con profitto. Il pesce pescato in acque aperte è di gran lunga il migliore anche se, a causa del massiccio inquinamento ambientale, spesso rivela un tasso abnorme di sostanze tossiche. In ogni caso, quando si consumano cibi prodotti e commercializzati da grandi aziende di distribuzione, si è sempre certi di ingerire anche sostanze chimiche di lavorazione altamente tossiche e veleni di produzione umana.
Siamo consapevoli del fatto che tutto ciò suona terribile. Immaginiamo vi starete chiedendo “cosa dare da mangiare ai nostri bambini autistici?“. La buona notizia è che esistono soluzioni semplici e pratiche, tra le quali eliminare accumuli di tossine e soprattutto smettere di introdurre tossine.
Ciò che però ci interessava sottolineare è che i bambini autistici sono totalmente avvelenati, e il rischio di fare costantemente il pieno di tossine [vaccini inclusi] li pone in una situazione di debolezza in cui il loro corpo si arrende a virus e batteri e soccombe cronicamente alla malattia.
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