I sintomi
Le persone che soffrono di questo disturbo hanno ricorrenti episodi di iperalimentazione, durante i quali perdono il controllo e mangiano quantità eccessive di cibo fino a sentirsi a disagio per l’accaduto.
Questi comportamenti non sono scatenati da senso di fame, ma da stimoli di natura emotiva, e si accompagnano a vergogna e senso di colpa, per cui spesso si verificano in solitudine.
Il disturbo da cibo incontrollato si distingue dalla bulimia perché a differenza di quest’ultima non sono presenti i tipici comportamenti “compensatori”, come l’abuso di lassativi e diuretici, lo strenuo esercizio fisico e digiuni alternati a momenti di abbuffate. Nei due terzi dei casi questa sindrome si associa a obesità.
Un disturbo emotivo
Più della metà delle persone affette da binge eating disorder, soffrono di depressione; questa può essere la causa scatenante, ma anche una conseguenza dei comportamenti alimentari disturbati, che indeboliscono l’autostima dei pazienti. In questo modo depressione e alimentazione incontrollata si rinforzano a vicenda, in un circolo vizioso, che porta al peggioramento di entrambi i sintomi.
Le persone con questo disturbo si sentono spesso sole, e rispetto agli altri, tendono ad essere impulsive e ad abusare di alcol o di altre sostanze. Oltre a causare bassa autostima, sentimenti depressivi, problemi lavorativi o scolastici, possono insorgere disturbi seri di salute, come difficoltà digestive, cefalee, dolori articolari e muscolari, disturbi ormonali e cardiaci.
Le cure
Oltre ai provvedimenti mirati a ridurre il peso corporeo, nei casi di obesità, le persone affette da questo disturbo andrebbero curate in un contesto psicoterapico, per imparare a gestire e esprimere alcuni stati emotivi come rabbia, tristezza, noia, preoccupazione e stress, spesso elementi scatenanti la crisi alimentare.
Secondo uno psichiatra americano Joel Yager, i trattamenti farmacologici e psicoterapici da soli o in associazione possono essere efficaci nella sindrome da alimentazione incontrollata. Tra i farmaci meritano attenzione la sibutramina, che blocca il senso della fame e stimola il metabolismo agendo sui trasmettitori serotonina e noradrenalina; tuttavia è controindicata in chi soffre di ipertensione. Tra le psicoterapie quella congnitivo comportamentale, centrata sugli schemi cognitivi e sui comportamenti alimentari della persona, e quella interpersonale che aiuta i pazienti a promuovere il cambiamento nelle relazioni con gli altri.
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