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martedì 16 aprile 2013

Ludopatia come la tossicodipendenza

Ludopatia come la tossicodipendenza

L'altra domenica ho guardato il calcio in tv assieme ai miei figli e ai loro amici. A un certo punto, durante la partita (della Roma), alcuni di loro hanno sfilato dalle tasche certi bigliettini (tipo scontrini del supermercato), e si sono confrontati febbrilmente su chi avesse azzeccato i pronostici e chi no.
Ho registrato sbadatamente l'episodio, assimilandolo al rito delle fatidiche schedine che compilavo assieme ai miei amici nei pomeriggi del sabato, tanti anni fa, quando ricopiavamo cifre con la penna biro sulle tre colonne, fantasticando su vincite strepitose che non si sono mai verificate.
A mente lucida, finita la partita, ci ho riflettuto meglio. Ho realizzato che qualcosa non funzionava, in quella storia dei biglietti. La maggior parte degli amici dei miei figli sono minorenni, e nonostante questo avevano fatto chissà come regolari scommesse in alcune ricevitorie ufficiali. Com'era potuto accadere? Ho pensato, allora, che qualcosa di grave sta accadendo, riguardo alle scommesse, ed è così. In realtà il fenomeno delle scommesse è diventata una cosa talmente seria che il Ministro della Sanità ha inserito la ludopatia, ovvero dipendenza da gioco d'azzardo, tra i livelli essenziali di assistenza (Lea).
I Lea sono servizi e prestazioni garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale su tutto il territorio nazionale con DPCM del 29/11/2001, in base ad un accordo tra Stato e Regioni, consultabile sul sito del Ministero della Salute. L'elenco dei Lea viene aggiornato man mano che si evidenziano nuove patologie, quando queste ultime vengono formalmente riconosciute come tali, e possono perciò usufruire delle cure gratuite da parte del Ssn. Qualche mese fa, la ludopatia è stata inserita assieme a 110 malattie rare nei Lea, assieme alle broncopatie croniche ostruttive medie e gravi (patologia tipica dei fumatori), alle patologie renali croniche, e ad altre patologie.
L' art 5 del DDL 13/9/2012 n°158 inserisce la prevenzione, la cura e la riabilitazione dalla ludopatia nell'ambito dell'attività riabilitativa sanitaria e sociosanitaria alle "persone affette da dipendenze patologiche o comportamenti di abuso di sostanze", fin qui previste solo per la dipendenza da droga e alcool. Le prestazioni a beneficio dei malati da gioco d'azzardo verranno rese nei Sert (Servizi per le Tossicodipendenze), Centri Diurni ecc, gli stessi che accudiscono i tossicodipendenti e gli alcoolisti. La dipendenza e i danni, infatti, non sono meno gravi.
La trappola è a portata di mano, al bar, in tabaccheria e adesso anche sul cellulare dice lo psicologo Cesare Guerreschi fondatore della Società Italiana interventi sulle patologie compulsive e autore del libro "Non è un gioco. Conoscere e sconfiggere la dipendenza da gioco d'azzardo" (San Poalo Editore). Spesso la persona predisposta al gioco compulsivo vive un malessere, tende alla depressione e, nel gioco, trova una gratificazione. Inoltre, continua Guerreschi, premesso che il problema si innesca in un lungo arco di tempo non se ne esce da soli, bisogna chiedere aiuto. I trattamenti consistono in trattamenti di gruppo, individuali e qualche volta con l'aiuto di farmaci. Sempre sotto la guida di specialisti ovviamente!
Quanti "ludopatici" si contano oggi in Italia? Sempre secondo il Ministero della Salute, i malati di gioco d'azzardo, in Italia sono 700.000, di cui 300.000 patologici. Nel 2011, secondo i dati della Relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, sono stati in trattamento per gioco d'azzardo patologico 4687 soggetti, per un costo sul SSN pari a quasi 1 milione di euro.
Rapportando questa cifra a tutti i ludopatici patologici il costo per il trattamento oscillerebbe tra i 60 e i 140 milioni di euro, farmaci esclusi. Stiamo parlando solo del gioco legale, ovvero una percentuale minima di quello complessivo. Per controbilanciare queste spese, lo Stato, secondo la Ragioneria Generale dello Stato, ha incassato dal Lotto e affini 12,345 milioni di euro nel 2011, e prevede di incrementare le entrate, al netto da vincite e spese, a 14,504 milioni entro il 2013. Esiste poi un mercato parallelo, ancorché legale. Quello on line. Se digitate su Google "Giochi d'azzardo on line", troverete 825.000 siti; "Casinò on line" ne troverete 206.000.000, e per "scommesse on line" 1.620.000.
Il gioco d'azzardo on line, come spiega il sociologo Maurizio Fiasco in un'intervista al settimanale Famiglia Cristiana (n°51 16/12/2012 a pg 36), prolifera anche grazie al fatto che lo Stato, pur di incrementare il business, ha abbassato il prelievo fiscale allo 0,53% sul poker on line e allo 0,61% sul casinò on line. A fine 2012, gli italiani hanno speso nel gioco circa 100 milioni di euro, di cui il 25% solo con i giochi on line, di cui lo Stato incasserà solamente 375mila euro.
Eppure giocare on line è dannatamente pericoloso: porta rapidamente a dipendenza, dato che è possibile farlo anche tramite un cellulare, in qualsiasi momento della giornata, in qualunque posto e situazione. Anche se tutti i siti suggeriscono per obbligo legale di giocare "con moderazione", gli ammonimenti e gli sbarramenti sembrano fittizi. A cosa serve avvertire del fatto che per scommettere bisogna avere 18 anni, se poi nessuno effettuerà una verifica reale sull'età del giocatore? A un minorenne basta rubare il numero della carta di credito di un suo genitore, e calcolare on line il suo codice fiscale e il "gioco" è fatto, in senso metaforico e reale.
Eppure nessuno approfondisce le conseguenze micidiali della strategia di comunicazione adottata da quei siti. Alcuni sono addirittura sponsor di squadre di calcio di serie A, hanno come testimonial campioni di fama, "idoli" dei nostri figli, producono magliette ed altri gadgets. Sono le solite contraddizioni e ambivalenze di uno Stato che, se da un lato spende danaro per protegge i cittadini dai danni del gioco, dall'altro lucra sulle scommesse, ed elabora strategie sempre più invoglianti per diffondere il vizio.
Esattamente come se da un lato guadagna sul consumo di tabacco, dall'altro spende danaro per curare i malati di broncopatia cronica ostruttiva. Una lucida follia? Che senso ha? Come uscirne? Prendendo atto innanzi tutto, come genitori, contribuenti e cittadini, che quello d'azzardo è un gioco nel quale si perde sempre e tutti, e nel quale, salvo chi ci specula, non vince mai nessuno. Sicuramente non lo Stato, e tantomeno i nostri di figli, anche quando azzeccano i risultati.
Sarebbe bello se, business o no, la pubblica amministrazione, nell'interesse collettivo, in quello della salute pubblica e dei bilanci della sanità, invece di investire danaro in trattamenti lunghi e costosi e spesso destinati al fallimento, trovasse il coraggio di sostituire le pubblicità del gioco d'azzardo con efficaci campagne di prevenzione, così com'è avvenuto, con ottimi risultati, per il fumo. Le campagne sugli stili di vita e la tutela della salute, a mio avviso, dovrebbero attrezzarsi per sedurre lo stesso target di consumatori manipolati dai venditori di tabacco, fumo e alcool: i nostri figli, che sono il bersaglio più facile e più redditizio preso di mira dai produttori. Trovare il linguaggio giusto per colpirli e aiutarli a difendersi, per prevenire, credo funzionerebbe meglio di certe soluzioni che suonano come sparate. Come quella di allontanare i videopoker di almeno 500 metri dalle scuole, quasi non esistessero mezzi di trasporto o mappe per raggiungere i luoghi della trasgressione.
Personalmente, come padre e cittadino, dinnanzi all'inerzia amministrativa che ha permesso il dilagare patologico del gioco, non posso che sperare nelle donne. Se davvero vedranno aumentare la loro rappresentanza nella prossima Legislatura, se porteranno il valore aggiunto del buon senso nella politica e nell'amministrazione, anche in questo campo io credo che le generazioni più giovani saranno finalmente più tutelate. Spero sinceramente che se ne prenderanno cura. Contiamo su di loro e sulla loro sensibilità per questi temi. Sicuramente tutti quelli che hanno "lavorato" fino ad ora hanno fallito!

 DI Carlo Eugenio Vitelli per http://www.huffingtonpost.it/

leggi anche : http://cipiri.blogspot.it/2013/05/no-slot-ludopatia-una-trappola-per-tutti.html


No slot : Ludopatia una trappola per tutti

Ludopatia come la tossicodipendenza

Ludopatia come la tossicodipendenza



Le macchinette vlt, le cosiddette “video lottery”, evoluzione delle slot-machine presenti nelle sale giochi e sempre più numerose nelle nostre città, pagano al fisco circa il 3 per cento in termini di tassazione fiscale. Sul pane si paga una tassazione del 4 per cento pieno.... continua a leggere QUI




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