Sviluppato in Texas con tecnologia a proteine ricombinanti, promette di essere
la svolta per i paesi poveri.
Cos'è e come Funziona.
L'hanno subito etichettato come «il vaccino anti Covid-19 per il mondo». Nel senso che il suo sviluppo è libero, nel gergo informatico si direbbe «open source» ed economico: una dose dovrebbe costare circa 1.5 euro rispetto ai circa 21 del siero di Moderna, 15 euro di quello
di Pfizer e 3 euro di AstraZeneca.
Si chiama Corbevax ed è stato sviluppato al Children’s Hospital Center for Vaccine Development del Texas, a Houston, insieme al Baylor College of Medicine sempre a Houston, a un costo infinitesimale rispetto agli stanziamenti ricevuti dai colossi che stanno immunizzando il mondo: appena 7 milioni di dollari, in gran parte messi sul piatto da investitori privati. Minimo il supporto dall’Operation Warp Speed lanciata da Donald Trump nel 2020
che ha per esempio destinato 4.1 miliardi di dollari a Moderna.
Corbevax è stato autorizzato in India alla fine dello scorso anno: prototipizzato al Texas Children’s CVD e al Baylor è stato poi reso liberamente disponibile, senza brevetti, all’azienda farmaceutica indiana BioE, Biological E. Limited, che potrà così produrlo fuori da diritti e distribuirlo nel paese. Il governo di Nuova Delhi ne ha già ordinate 300 milioni di dosi e il gruppo pensa di poterne preparare 100 milioni o più al mese da febbraio: 150 sono invece già pronte alla distribuzione. BioE ha anche in programma, come si legge su Scientific American in un articolo firmato dai suoi sviluppatori, di distribuirne un miliardo di dosi all’estero, nei prossimi mesi.
Potrebbe essere dunque questo nuovo vaccino, economico e (relativamente) semplice da produrre e da trasportare, la svolta per immunizzare il mondo, più di quanto non siano riuscite a fare le donazioni dei singoli paesi, dirette o sotto il cappello del programma Covax? Il prodotto è in effetti basato su tecnologie note da decenni: Corbevax è infatti realizzato attraverso la fermentazione microbica nel lievito, simile al processo utilizzato per produrre il vaccino ricombinante per l'epatite B che molti paesi poveri di risorse producono e impiegano. Insomma, è un vaccino tecnicamente definito a «sottounità proteica ricombinante», simile al Novavax da poco autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali che avevamo analizzato qui nel dettaglio.
Questa sua semplicità di produzione, stoccaggio e distribuzione consentirebbe in teoria (e per quanto riguarda l'India, già in pratica) la produzione locale di vaccini Covid simili a Corbevax nei paesi a basso o medio reddito. Oltre all’India il Texas Children's CVD e Baylor hanno già concesso in licenza la tecnologia ad aziende in Indonesia e Bangladesh e l'hanno autorizzata per la produzione in paesi africani come il Botswana. «Tale tecnologia per i vaccini e accordi di licenza, insieme ai partner di co-sviluppo, rappresentano l'esempio ideale di come i vaccini Covid possano e dovrebbero essere prodotti localmente e ampiamente nei paesi del Sud del mondo» spiegano
gli sviluppatori su Scientific American.
Alle spalle dello sviluppo del nuovo vaccino c’è la microbiologa italo-onduregna Maria Elena Bottazzi, co-direttrice del Centro per lo Sviluppo di Vaccini del Texas Children's Hospital nata 56 anni fa a Genova e cresciuta in Honduras: «I vaccini a base di proteine sono stati ampiamente utilizzati per prevenire molte altre malattie hanno un comprovato record di sicurezza e utilizzano economie di scala per ottenere una disponibilità a basso costo in tutto il mondo» ha aggiunto la docente e preside associato della National School of Tropical Medicine alla Baylor. Il vaccino è stato sviluppato insieme al collega Peter J. Hotez, virologo e condirettore dell'istituto texano.
Il prodotto sfoggerebbe un eccellente profilo di sicurezza, proprio come il vaccino contro l’epatite B e, nello studio di fase 3 condotto in India avrebbe scatenato effetti collaterali davvero molto blandi. Se confrontato con il vaccino AstraZeneca prodotto dal Serum Institute indiano, Corbevax – che include anche l’adiuvante CpG 1018 di Dynavax Technologies con allume oltre a una porzione di proteina Spike ricavata dal recettore sulla superficie del virus – avrebbe anche prodotto nelle persone che lo hanno ricevuto un più elevato titolo di anticorpi neutralizzanti contro le varianti Beta e Delta di Sars-CoV-2. I dati relativi a Omicron sarebbero ancora in fase di indagine. Occorre usare il condizionale perché tutti i dati sono in fase di preparazione per essere sottoposti a una rivista specializzata peer-reviewed. E in India sarebbero anche in corso test clinici sui bambini.
Secondo due studi clinici di fase III su oltre 3mila soggetti, i cui risultati sono ancora da pubblicare, il vaccino avrebbe un'efficacia superiore al 90% rispetto al coronavirus originario di Wuhan e superiore all'80% per la mutazione Delta, come segnala un comunicato del Texas Children's Hospital. «Ora stiamo confermando l'adeguatezza in relazione alla variante Omicron, ma crediamo che manterrà una buona protezione» ha spiegato Bottazzi al quotidiano El País.
Ma è forse il caso di raffreddare gli entusiasmi, almeno per ora: molti esperti hanno criticato queste percentuali per il basso numero di soggetti coinvolti, per la mancanza di dati su Omicron e per il fatto che gli altri, quelli su Beta e Delta, non sono stati pubblicati: Joseph Osmundson, un virologo della New York University, ha per esempio criticato le speranze riposte su Corbevax proprio in virtù della mancanza di dati clinici di fase III.
James Krellenstein, co-fondatore dell'organizzazione per l'equità sanitaria PrEP4All, ha invece osservato al Washington Post che, a differenza del Texas Children's Hospital, l’indiana Biological E. ha un interesse finanziario nel vaccino. «Forse questo vaccino sarà fantastico. Forse non lo sarà - ha detto - ma la scienza, soprattutto quando riguarda la salute pubblica, si basa sull'analisi obiettiva dei dati aperti, non fidandosi della parola di un produttore di vaccini con un interesse acquisito nel prodotto sottostante». Il percorso di Corbevax è ancora lungo.
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