Mentre in Italia fa il suo ritorno l’eroina, mietendo vittime
e tornando a diffondersi dopo anni di calo del consumo,
il ministro deputato alle politiche antidroga
ha lanciato la sua battaglia contro la cannabis light.
Un paradosso tutto italiano, che potrebbe far sorridere se non stessimo parlando di vite umane, che vede il nostro paese fare dei grandi passi indietro, mentre nel resto del mondo si parla e si annunciano legalizzazioni e liberalizzazioni, sventolando i risultati positivi che il regolamento e la tassazione della vendita di cannabis portano ai governi
che hanno avuto il coraggio di guardare in faccia alla realtà.
In America il Michigan è il decimo stato a legalizzare la marijuana (siamo a uno su 5, visto che gli Stati Uniti contano 50 paesi), il Canada è stato il primo paese del G7 a legalizzare, il Messico sta preparando una legge dopo la decisione della Corte Suprema, l’Uruguay ci aveva già pensato nel 2013, mentre sono decine i paesi in cui si sta facendo una discussione costruttiva, Spagna in primis.
Da noi invece il ministro Fontana, con la delega per le politiche antidroga, ha partecipato ad una conferenza a San Patrignano in cu è stato presentato uno “studio”, a firma del redivivo Serpelloni, che spiega che la cannabis light va vietata perché, acquistandone 30 grammi, si potrebbe ottenere per estrazione la quantità di principio attivo per fumare una canna.
Mentre ci sono aziende italiane che stanno lavorando sodo e facendo investimenti, mentre tutto il mondo guarda a questo fenomeno positivo per l’agricoltura e l’ambiente e diverse aziende estere iniziano ad investire nel nostro paese, il ministro dell’Interno si è premurato di scrivere una circolare per spaventare gli operatori del settore, invece che concertare con il ministero della Salute delle norme certe che possano favorire la filiera.
E intanto torna l’eroina. Dopo un decennio di calo costante, sono ricominciate a crescere le morti per overdose. Secondo l’ultimo report della Direzione centrale servizi antidroga (Dcsa): “Crescono, invertendo un trend decennale che sembrava consolidato, le morti per overdose. Nel 2017, complice verosimilmente l’impennata nei consumi di eroina, tornano a segnare un sensibile aumento (più 9,7%)”. Centoquarantotto morti nel 2017 e centotrentotto fino ai primi di novembre 2018, secondo i dati raccolti da geoverdose.it, progetto della Società italiana tossicodipendenze. Sono tre anni che questa cifra aumenta. E aumenterà ancora.
A meno che non si inizi a guardare a modelli alternativi; invece che spendere milioni di euro per mandare la polizia con i cani nelle scuole, si potrebbe fare come fece il Portogallo 15 anni fa, martoriato dalle morti per eroina e in piena emergenza sociale: depenalizzare, smetterla di arrestare i semplici consumatori e iniziare e proporre soluzioni, invece che pensare solo a reprimere. Oggi è considerato un modello a livello globale, ma all’inizio la decisione fu accolta con diffidenza. Era il 2001 quando il Portogallo ha, di fatto, depenalizzato l’uso e il possesso di droga per consumo personale (15 grammi per cocaina ed eroina e 20 grammi per cannabis). Non solo non vi è stato un incremento del numero di consumatori di droghe, ma si è assistito ad un drastico calo delle morti per overdose (22 nel 2013 contro i 94 nel 2008), e del numero di infezioni da Hiv legate al problema della tossicodipendenza (40 infezioni nel 2014 contro le 18.500 del 1983).
Il numero dei consumatori di eroina, la droga più utilizzata in Portogallo prima dell’introduzione della depenalizzazione, si è ridotto del 70%, così come a ridursi è stata la percentuale dei detenuti con condanne per reati legati alla droga (il 19% per il 2014 contro il 41% del 2001).
Infine, un fenomeno che ha stupito più di tutti è stato quello relativo alle richieste di aiuto che, in questi ultimi 15 anni, è significativamente aumentato per effetto della mancanza di azioni repressive da parte della polizia. La depenalizzazione ha facilitato non solo la richiesta di assistenza presso i centri specializzati da parte dei consumatori di droghe,
ma ne ha favorito il loro recupero sanitario e sociale.
Operazioni complesse che vanno pensate e concertate, quando invece è molto più semplice annunciare controlli repressivi e mandare la polizia nelle scuole, pensando così di aver fatto il proprio dovere e ripulendo la propria coscienza di cattivo amministratore.
Intanto i ragazzi andranno avanti ad utilizzare sostanze dai 5 minuti successivi in cui le forze dell’ordine avranno abbandonato la scuola,
e chi ha una dipendenza continuerà a farsi di eroina, senza che niente cambi.
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