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giovedì 30 dicembre 2010

Mani pulite , più soldi agli infermieri che se le lavano meglio

 

 

Mani pulite all’ospedale di Milano:

 

più soldi agli infermieri che se le lavano meglio




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Duecentomila euro l’anno agli infermieri per lavarsi bene le mani. Tremila a testa. È l’incentivo adottato dalla clinica Mangiagalli di Milano per combattere le infezioni ospedaliere tra i bambini prematuri. Il bilancio è sorprendente: come riporta il Corriere della Sera dopo un anno dall’avvio del progetto la loro incidenza, già a livelli inferiori rispetto al resto d’Italia, è diminuita del 30%. Il tutto tra la soddisfazione dei 70 lavoratori della terapia intensiva neonatale che accettano di farsi riprendere da una telecamera mentre sono davanti al lavandino alle prese con acqua e sapone.
La pulizia delle mani, regola numero uno per evitare le infezioni in corsia, è troppo spesso sottovalutata dai camici bianchi. Lo dimostra la decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di dare il via nel 2007 alla campagna di sensibilizzazione “Clean care is safer care” (Cure pulite sono cure più sicure). Da quando è stato introdotto il sapone infatti il tasso di mortalità negli ospedali è drasticamente diminuito.
Mai nessuno però aveva fin qui incentivato il lavarsi le mani con un premio in denaro. L’idea è venuta a Fabio Mosca, primario della neonatologia della Mangiagalli di Milano, la più grande d’Europa. “Le terapie intensive neonatali rappresentano uno dei reparti più a rischio di infezioni per il tipo dei pazienti ricoverati: neonati prematuri o comunque affetti da malattie gravi e debilitanti e quindi, per definizione, immunodepressi – spiega il medico -. La frequenza delle sepsi è particolarmente elevata nei bebè che pesano meno di un chilo e mezzo, variando tra il 12 e il 35% a seconda degli ospedali”.
Con il progetto “Mani pulite” le infezioni tra i quasi mille neonati ricoverati nella rianimazione della Mangiagalli sono scese nel giro di un anno dal 10% al 7% (meno 30%). Quelle tra i bimbi sotto il chilo e mezzo si sono ridotte del 20%: da 25 a 19. Il sistema di controllo legato al bonus in busta paga prevede: la verifica del corretto lavaggio delle mani all’ingresso del reparto con telecamere a circuito chiuso, l’osservazione della pulizia durante l’attività di assistenza svolta in forma anonima da risk manager e la misura della carica batterica sulle mani prima del contatto con il neonato effettuata con un’apposita piastra.

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/milano-infermieri-soldi-mani-mangiagalli-697492/
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lunedì 20 dicembre 2010

Le mani più morbide e belle con un trucco casalingo




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Le mani più morbide e belle con un trucco casalingo

La pelle delle mani generalmente è molto secco e ruvido a causa di uso continuato di sostanze aggressive come i saponi e detergenti.
La pelle secca inizia gradualmente a girare più scuro ai bordi delle dita si verifica engosamiento e in alcuni casi piccole crepe o fessure.
Le mani ruvide non migliorano il loro aspetto mediante l’applicazione dello smalto per unghie o ornati con anelli, la bellezza della mano dipende esclusivamente sulla pelle.
Bellezza per la pelle delle vostre mani
Mettere in una ciotola 2 cucchiai di zucchero e un cucchiaino di succo di limone, si aggiunge l’olio da cucina per formare una pasta cremosa.
È possibile variare la quantità di zucchero a consistenza desiderata.
Si mettere una gran parte della porzione della miscela sulle palme delle mani e si strofinò (gentilmente) una mano con un altro.
Poi si procede per massaggiare la parte posteriore di ogni mano e delle dita, uno per uno, infine sciacquare con acqua tiepida.
Il trucco casalingo per la bellezza dellle mani si esegue ogni notte prima di coricarsi.
In pochi giorni, le mani saranno belle e delicate con una pelle più morbida e chiara.



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giovedì 9 dicembre 2010

C'era una volta Viol@-IMPORTANT-PEOPLE: TEST CLINICI DIMOSTRANO: L’ERBA FA BENE ALLA SALUTE

C'era una volta Viol@-IMPORTANT-PEOPLE: TEST CLINICI DIMOSTRANO: L’ERBA FA BENE ALLA SALUTE

..Anche le cose sognano.. Regenesi.

mercoledì 8 dicembre 2010

COME NON AMMALARSI



Immagine generata al computer dell'enzima

Purina nucleoside fosforilasi


Il nostro organismo ha una miracolosa capacità di guarire se stesso. Anzi, è l'unico sistema di guarigione che ci può restituire equilibrio in caso di malattia. La medicina può agire da supporto in caso di emergenza, la chirurgia può essere necessaria in certe circosanze ma è solo il nostro organismo che ha la capacità di guarire se stesso.
Non tutti sanno che quando l'apparato gastrointestinale di una persona è in ordine, pulito, allora l'organismo di quella persona è in grado di reagire a malattie di ogni genere. Il contrario accade quando il sistema gastrointestinale non è pulito: quella persona andrà soggetta a malattie.
In altre parole, una persona con buone caratteristiche gastrointestinali è mentalmente e fisicamente sana; quando invece le caratteristiche non sono buone , prima o poi si manifestano qualche patologia di tipo mentale o fisico. Naturalmente, mantenere buone condizioni intestinali e gastriche è direttamente connesso al mantenimento di uno stato di salute complessivo buono.
Ma cosa dovrebbe fare o non fare un individuo per mantenere delle buone condizioni gastrointestinali?

Sono stati fatti studi su pazienti con diversi stili di vita, abitudini alimentari e si sono ottenuti dei risultati importanti. Grazie ai risultati ottenuti si è scoperta una interazione tra lo stato di salute e certi modi di vedere e alimentarsi. Si è compreso quindi come l'intero organismo e le sue innumerevoli funzioni possono essere compresi utilizzando una unica chiave di lettura.

La chiave per una vita lunga e in buona salute si riassume in una parola sola: Enzimi!
Ovunque vi sia vita, in piante o animali, gli enzimi sono a lavoro. Essi prendono parte a tutti i processi necessari a sostenere la vita. Più di 5000 tipi di enzimi vengono creati all'interno delle cellule del nostro organismo. Ma gli enzimi utilizzati dall'organismo vengono prodotti anche a partire dagli enzimi che si ritrovano negli alimenti che consumiamo ogni giorno. Esistono tanti enzimi perché ognuno ha caratteristiche speciali e funzioni uniche. Ad esempio, l'enzima digestivo amilasi, che si trova nella saliva, reagisce ai soli carboidrati. Anche grassi e proteine vengono digeriti da enzimi specifici e diversi l'uno dall'altro.

Il dottor Edward Howell – pioniere sulla ricerca sugli enzimi – afferma che il numero di enzimi che un organismo vivente può produrre nel corso della sua esistenza è predeterminato. Howell ha definito tale numero il potenziale enzimatico. Quando questo potenziale si esaurisce , termina anche la vita dell'organismo.

Esistono innumerevoli prove cliniche che dimostrano come si possa rafforzare enormemente le nostre caratteristiche gastrointestinali, e quindi la salute, seguendo una dieta a base di enzimi e trasformando lo stile di vita in modo da non esaurire l'enzima sorgente.

Preparatevi a delle sorprese perché alcuni di questi consigli non sono affatto in sintonia con molti dei luoghi comuni oggi prevalenti su alimentazione e salute.

La medicina moderna viene spesso praticata come se il corpo umano fosse una macchina composta da parti indipendenti l'una dall'altra. Esso è un'unità singola in cui tutto è connesso. Quando non si mastica a sufficienza il cibo appesantirà il lavoro di stomaco e intestini causando indigestione, inadeguato assorbimento di principi nutritivi essenziali e una miriade di altri problemi in tutto l'organismo.
Una piccola patologia che può sembrare a prima vista irrilevante non di rado conduce a malattie molto gravi.

La nostra salute trova sostegno nelle varie azioni che svolgiamo ogni giorno: mangiare, bere, movimento fisico, riposo, sonno e mantenimento di uno stato mentale adeguato. Se in una di queste aree si sviluppa una patologia essa finirà con il coinvolgere tutto l'organismo.
Purtroppo, la società moderna presenta un'abbondanza di fattori che consumano i nostri prezioni enzimi sorgente. Alcol, tabacco, farmaci, droghe, additivi alimentari, sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, inquinamento ambientale, onde elettromagnetiche e stress di tipo affettivo sono alcuni fattori che portano all'esaurimento degli enzimi sorgente.

Adesso cercheremo di capire i meccanismi attraverso cui opera il nostro organismo e mettere in opera un adeguato sforzo di volontà per prenderci cura della nostra salute.

Capito come evitare di distruggere i nostri enzimi sorgente, con uno sforzo quotidiano, saremo in grado di vivere per il resto della nostra vita senza ammalarci.

Un vecchio detto dice: "Mangia e bevi in allegria perché domani puoi morire"

Suggeriamo : "Mangiamo e beviamo in modo saggio e viviamo in allegria oggi e anche domani"


Enzima
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Un enzima (dal greco ἐν ζύμῳ [en zýmō], nel lievito) è una proteina in grado di catalizzare una reazione chimica.[1] Il processo di catalisi indotto da un enzima (come da un qualsiasi altro catalizzatore) consiste in una accelerazione della velocità della reazione e quindi in un più rapido raggiungimento dello stato di equilibrio termodinamico. Un enzima accelera unicamente le velocità delle reazioni chimiche, diretta ed inversa (dal composto A al composto B e viceversa), senza intervenire sui processi che ne regolano la spontaneità.

Il suo ruolo consiste nel facilitare le reazioni attraverso l'interazione tra il substrato (la molecola o le molecole che partecipano alla reazione) ed il proprio sito attivo (la parte di enzima in cui avvengono le reazioni), formando un complesso. Avvenuta la reazione, il prodotto viene allontanato dall'enzima, che rimane disponibile per iniziarne una nuova. L'enzima infatti non viene consumato durante la reazione.

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mercoledì 1 dicembre 2010

Che cos'è la Kinesiologia

 

 

Che cos'è la Kinesiologia

Tecnica olistica che mira a riportare il corpo ad avere il giusto equilibrio energetico. E' una cura efficace per diversi disturbi e dolori, sia fisici che psicologici.



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Le sorprendenti risorse offerte dalla Kinesiologia nella individuazione e risoluzione delle cause profonde di differenti disagi, attraverso la guida del Test Muscolare Kinesiologico.
La Kinesiologia è una Terapia Naturale che sta suscitando sempre maggiore interesse in tutto il mondo per la sua praticità, adattabilità e precisione.
Pur nella sua estrema scientificità essa appare, a chi la avvicina inizialmente, quasi una magica ‘Lampada di Aladino’ per il fatto di offrire come un potente Genio benefico un aiuto enorme alla identificazione delle cause profonde del disagio mantenuto dalla persona, nonché alla loro risoluzione.
Lo strumento fondamentale che essa utilizza è costituito dal ‘Test Muscolare Kinesiologico’, che consiste nel monitoraggio della risposta ad un particolare stimolo pressorio effettuato in corrispondenza a muscoli specifici. Attraverso di esso è possibile sperimentare come i muscoli svolgano, oltre al loro ruolo abituale, anche quello di messaggeri rispetto a stati mantenuti nel profondo della persona.
Noi associamo tipicamente i muscoli al nostro movimento, e a volte ci dimentichiamo che essi ci permettono di svolgere anche altre funzioni vitali come alimentarci, respirare, parlare, e pompare il sangue in tutto il corpo con il nostro muscolo cardiaco. Eppure, in Kinesiologia, essi fanno anche qualcos’altro: "parlano".
Attraverso il Test Muscolare Kinesiologico l’operatore è infatti in grado di recepire ed evidenziare nella persona le variazioni nel tono della risposta muscolare in corrispondenza a stimoli specifici. E non soltanto questo, poiché è noto altresì in Kinesiologia come ciascun muscolo risulti associato in una rete ‘olografica’ di connessioni con altri aspetti specifici della persona.
Ad esempio il muscolo Bicipite Brachiale, classico motivo di orgoglio della potenza delle braccia maschili, riflette di per sé lo stato funzionale dell’organo stomaco. Disagi a carico di quest’ultimo, che risultino manifesti (ulcere, dispepsie,…) o meno, si rifletteranno quindi direttamente nella capacità di risposta del Bicipite (sia nel suo Capo Lungo che in quello Corto), e analogamente accadrà per eventuali squilibri a carico del Meridiano ad esso associato (in questo caso quello dello Stomaco, Zu Yang Ming Wei Jing), nonché degli stati emozionali associati, in questo caso motivazione e contentezza (oppure la loro assenza…).
Tale strumento di feedback corporeo offre così la possibilità di individuare con precisione e rapidità squilibri a livello strutturale, nutrizionale, energetico ed emozionale che rappresentino la causa profonda del disagio presente nella persona, e in modo analogo permette di individuare il percorso di guarigione per lei più appropriato.



Risolve gli scompensi dell’organismo
La kinesiologia risolve gli squilibri del corpo che con il tempo possono causare dolori o malattie, connessi a problemi della struttura muscolo-scheletrica, della biochimica e delle emozioni. Si focalizza sul recupero e sul mantenimento del benessere psicofisico complessivo. Gli studi hanno dimostrato l’efficacia dei trattamenti che aiutano a migliorare numerosi disturbi, tra questi:

* dolori e disfunzioni dell’apparato muscolare e osteo articolare;
* disturbi dell’apprendimento e della memoria;
* stress e ansia;
* problemi legati alla nutrizione;
* affaticamento.

La diagnosi
La kinesiologia è prima di tutto un sistema diagnostico, attraverso l’esame dei muscoli, che valuta cioè se sono bloccati o troppo rilassati. In questo modo si hanno precise indicazioni sulla salute del paziente. Il kinesiologo visita il malato e Kinesiologiaraccoglie una serie di informazioni a 360°. Una verifica dolce della risposta muscolare consente di monitorare le aree del corpo dove blocchi e squilibri interferiscono con il benessere fisico, emotivo e energetico. La capacità di auto guarigione del corpo viene stimolata attraverso il trattamento di punti riflessi e dei punti agopuntura, con movimenti corporei specifici e l’ausilio, talvolta, di integratori alimentari.




. BachecaWeb .

martedì 30 novembre 2010

Malattie create ad hoc, pressioni, truffe

 

 

Malattie create ad hoc, pressioni, truffe.

 

Inchiesta sul business del farmaco




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Dalle multinazionali alle medicine che arrivano in casa

Cosa sappiamo veramente delle medicine che prendiamo? Nulla o quasi, ma riponiamo la nostra fiducia nelle mani dei medici che ce le prescrivono, convinti che loro sappiano tutto, come se quel camice bianco fosse una sorta di garanzia inequivocabile. Ma è davvero cosi? Abbiamo indagato per Current TV sul business miliardario che gira attorno ai farmaci e sugli interessi delle case farmaceutiche che, troppo spesso, prendono il sopravvento sulla salute delle persone. Abbiamo analizzato le strategie di marketing usate dalle multinazionali del farmaco e conosciuto le pressioni che vengono esercitate sui medici affinché prescrivano determinati medicinali. Il risultato è l'inchiestaVanguard dal titolo Il Business farmaceutico: un'indagine che vuole porre soprattutto l'attenzione su quanto i nostri dottori siano veramente informati sulle qualità dei farmaci che ci consigliano di assumere e su quali sono i soggetti che sulla nostra salute speculano in nome del guadagno.  
Il Disease Moungering è l'esempio per eccellenza: è un termine inglese che vuol dire «vendere malattie», ed è la pratica più estrema del marketing farmaceutico. Non è possibile infatti pubblicizzare le medicine con obbligo di prescrizione e quindi l'ultima frontiera del marketing è fare pubblicità alle malattie, a volte inventandole. Il caso più eclatante è quello dell'influenza H1N1 nel 2009, la suina: una semplice influenza che crea allarmismo e panico nel mondo intero. È una pratica molto utilizzata che abbiamo cercato di analizzare. L'altro aspetto che è emerso dall'inchiesta sono le truffe ai danni del Servizio sanitario nazionale, troppo spesso al centro di fatti di cronaca a causa di medici che, in combutta con informatori scientifici del farmaco e farmacisti, commettono il reato più diffuso: il comparaggio. Un'autentica tangente che gli informatori farmaceutici pagano ai medici per far sì che prescrivano quantità notevoli dei medicinali da loro pubblicizzati. Il Sistema sanitario nazionale è l'apparato statale che richiede più soldi in assoluto: decine di miliardi di euro all'anno e controlli non sempre efficaci creano un ambiente ideale per le truffe. Per capire come si convince un medico a prescrivere un farmaco invece che un altro (magari uguale ma di una marca diversa) siamo andati a parlare con chi si occupa proprio di marketing per conto delle case farmaceutiche: manager e informatori scientifici del farmaco hanno accettato di svelarci attraverso testimonianze anonime i trucchi del loro mestiere e le collusioni spesso illecite che si creano tra i nostri dottori e i produttori di farmaci. Ne è emerso un quadro preoccupante. Spesso infatti, neanche i medici conoscono tutti gli effetti collaterali delle medicine che prescrivono, semplicemente perché gli emissari delle case farmaceutiche omettono di rivelarli per venderne di più.

Il Business farmaceutico è un'indagine sugli interessi nascosti che portano una pillola dalla fabbrica al palmo della nostra mano. Un percorso spesso fatto di dinamiche che di scientifico hanno poco o nulla e dove la nostra salute è un obiettivo marginale. Abbiamo indagato sugli effetti che le politiche di marketing delle case farmaceutiche hanno sulla spesa pubblica e abbiamo scoperto che troppe persone riescono quotidianamente ad approfittarne. In questo intricato mondo, però, ogni tanto qualche caso di eccellenza arriva ad addolcire la pillola: è il caso del ospedale San Camillo di Roma dove, grazie a nuove tecnologie e all'utilizzo di farmaci non coperti da brevetto, si riescono a tutelare sia le casse dello Stato che la salute dei pazienti.

Marcello Brecciaroli
Federico Schiavi

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BachecaWeb .

martedì 23 novembre 2010

Acque all’arsenico: l’Ue chiude i rubinetti di 128 Comuni italiani



Acque all’arsenico: l’Ue chiude i rubinetti di 128 Comuni italiani Documento di Bruxelles nega al ministero della Salute la deroga ai limiti per la potabilità. E impone ordinanze per vietarne l’uso alimentare. Lazio regione più colpita.



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Il «niet» giunto dall’Unione Europea è tassativo: niente deroga all’ innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Perchè in taluni casi possono provocare malattie, perfino l’insorgere del cancro. Scatta ora una guerra contro il tempo per evitare che a casa di migliaia di famiglie i rubinetti possano restare chiusi a seguito di una possibile raffica di ordinanze. Sono ordinanze richieste da Bruxelles, che potrebbero proibire l’uso potabile dell’acqua. L’intimazione indirizzata il 28 ottobre al ministero della Salute dall’Ufficio Ambiente della Ue apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni dello Stivale divisi tra 5 regioni. Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress) Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress) LE CITTA’ IN EMERGENZA - In testa c’è il Lazio, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci, a meno di soluzioni miracolose dell’ultimo istante, potrebbero essere costretti a firmare un provvedimento per vietare di bere l’acqua. Nell’elenco - pubblicato da Corriere.it - seguela Toscana, con 16 località; altre 10 sono in Trentino, 8 in Lombardia e 3 in Umbria. Tutte con lo stesso problema: negli acquedotti c’è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne consente al massimo 10. Quantitativi che sarebbero fuori norma – ha spiegato l’Italia in un dossier spedito alla Ue - per cause «naturali»: in qualche modo originati da stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli Romani e del Viterbese. LA UE: POSSIBILE RISCHIO CANCRO - Giustificazioni inascoltate però dall’Unione Europea che – accogliendo il ricorso solo per i meno preoccupanti borio e fluoruro - non vuole più, nelle acque potabili, quelle cifre superiori ai 10 microgrammi di arsenico per litro. Il motivo è che «valori di 30, 40 e 50 microgrammi» possono determinare «rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro». Ecco perché le deroghe, soltanto per tempi limitati, possono essere richieste sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro. Distribuzione di acqua potabile in un comune lombardo (Newpress) Distribuzione di acqua potabile in un comune lombardo (Newpress) IN DIFFICOLTA’ 250 MILA FAMIGLIE - A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 - ha chiesto di innalzare i limiti consentiti temporaneamente, appunto, a 50. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie. Ad essere coinvolte sono grandi capoluoghi e paesi di poche decine di anime: per restare al Lazio, gli «utenti interessati» a Latina sono 115.490, ad Aprilia 66.624, a Viterbo 62.441 e poi ancora 10 mila ad Albano e 18 mila a Sabaudia. In Toscana acque a rischio in località vacanziere come Piombino, Cecina, Porto Azzurro e Porto Ferraio, ma anche Foiano della Chiana, Montevarchi, Campo nell’Elba, Rio Marina, San Vincenzo. Problemi anche a Orvieto in Umbria, mentre a Solda di Fuori, in Alto Adige, sono «solo» 25 gli abitanti che potrebbero ritrovarsi senz’acqua. Arriva l’acqua potabile in un centro del Bresciano Arriva l’acqua potabile in un centro del Bresciano ANCHE IN LOMBARDIA E TRENTINO - Acque non salubri vengono identificate nella tabella del documento Ue nelle province di Mantova (Marcaria, Roncoferraro, Viadana), Sondrio (Valdidentro e Valfurva) e Varese (Maccagno, Sesto Calende, Dumenza). Il comune di Cava Manara, in passato con problemi, ora ha acque «perfettamente potabili» grazie all’apertura di nuovi pozzi. In Trentino, risultano non a norma le acque di Laste/Cantanghel, Canal San Bovo, Fierrozzo, Frassilongo. Quanto alla Campania, 14 comuni - non gravati dall’allarme arsenico - hanno ottenuto la deroga per ciò che riguarda il floruro: si tratta di Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, San Giorgio a Cremano, S. Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Volla. ALLERTATE LE PREFETTURE - Quel che succederà adesso ancora non è chiaro. Contatti frenetici sono in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni coinvolte. Dove il problema è più sentito - appunto come nel Lazio - Asl e Comuni interessati al possibile divieto si sono incontrati per delineare una strategia comune, allertando anche le Prefetture. E’ stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione ha preparato una specie di vademecum che presto sarà distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende. (foto Newpress) (foto Newpress) «FILTRI» NEGLI ACQUEDOTTI - In sostanza: dovrà essere data la massima informazione all’utenza riguardo la nuova regolamentazione. Poi la responsabilità passerà ai sindaci che dovranno valutare se firmare le ordinanze di divieto. Nel frattempo Acea, Regione e Commissariato alle acque potabili stanno sistemando delle specie di «filtri» per abbassare la presenza dell’ arsenico e miscelare acque provenienti dagli acquedotti come quello del Simbruino – prive di arsenico – con quelle raccolte dai pozzi, i principali accusati per i valori fuori norma. LA SOLUZIONE DEPURATORE DOMESTICO - «Provvedimenti allo studio da tempo – è l’assicurazione giunta al termine della riunione –, ma che adesso devono essere accelerati per via della normativa Ue che nessuno si aspettava così immediata». In questa situazione convulsa non manca chi si arrangia da sé, tanto che nei dintorni di Frascati, a sud di Roma, un consorzio di cittadini ha pensato bene di comperare un depuratore per l’arsenico. Alessandro Fulloni] Il «niet» giunto dall’Unione Europea è tassativo: niente deroga all’ innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Perchè in taluni casi possono provocare malattie, perfino l'insorgere del cancro. Scatta ora una guerra contro il tempo per evitare che a casa di migliaia di famiglie i rubinetti possano restare chiusi a seguito di una possibile raffica di ordinanze.
Sono ordinanze richieste da Bruxelles, che potrebbero proibire l’uso potabile dell'acqua. L’intimazione indirizzata il 28 ottobre al ministero della Salute dall’Ufficio Ambiente della Ue apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni dello Stivale divisi tra 5 regioni.


LE CITTA’ IN EMERGENZA - In testa c’è il Lazio, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci, a meno di soluzioni miracolose dell’ultimo istante, potrebbero essere costretti a firmare un provvedimento per vietare di bere l’acqua.
Nell’elenco segue la Toscana, con 16 località; altre 10 sono in Trentino, 8 in Lombardia e 3 in Umbria. Tutte con lo stesso problema: negli acquedotti c’è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne consente al massimo 10. Quantitativi che sarebbero fuori norma – ha spiegato l’Italia in un dossier spedito alla Ue - per cause «naturali»: in qualche modo originati da stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli Romani e del Viterbese.

LA UE: POSSIBILE RISCHIO CANCRO - Giustificazioni inascoltate però dall’Unione Europea che – accogliendo il ricorso solo per i meno preoccupanti borio e fluoruro - non vuole più, nelle acque potabili, quelle cifre superiori ai 10 microgrammi di arsenico per litro. Il motivo è che «valori di 30, 40 e 50 microgrammi» possono determinare «rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro». Ecco perché le deroghe, soltanto per tempi limitati, possono essere richieste sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro.


IN DIFFICOLTA’ 250 MILA FAMIGLIE - A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 - ha chiesto di innalzare i limiti consentiti temporaneamente, appunto, a 50. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie.
Ad essere coinvolte sono grandi capoluoghi e paesi di poche decine di anime: per restare al Lazio, gli «utenti interessati» a Latina sono 115.490, ad Aprilia 66.624, a Viterbo 62.441 e poi ancora 10 mila ad Albano e 18 mila a Sabaudia. In Toscana acque a rischio in località vacanziere come Piombino, Cecina, Porto Azzurro e Porto Ferraio, ma anche Foiano della Chiana, Montevarchi, Campo nell'Elba, Rio Marina, San Vincenzo. Problemi anche a Orvieto in Umbria, mentre a Solda di Fuori, in Alto Adige, sono «solo» 25 gli abitanti che potrebbero ritrovarsi senz’acqua.


ANCHE IN LOMBARDIA E TRENTINO - Acque non salubri vengono identificate nella tabella del documento Ue nelle province di Mantova (Marcaria, Roncoferraro, Viadana), Sondrio (Valdidentro e Valfurva) e Varese (Maccagno, Sesto Calende, Dumenza). Il comune di Cava Manara, in passato con problemi, ora ha acque «perfettamente potabili» grazie all’apertura di nuovi pozzi. In Trentino, risultano non a norma le acque di Laste/Cantanghel, Canal San Bovo, Fierrozzo, Frassilongo.
Quanto alla Campania, 14 comuni - non gravati dall'allarme arsenico - hanno ottenuto la deroga per ciò che riguarda il floruro: si tratta di Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, San Giorgio a Cremano, S. Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Volla.

ALLERTATE LE PREFETTURE - Quel che succederà adesso ancora non è chiaro. Contatti frenetici sono in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni coinvolte. Dove il problema è più sentito - appunto come nel Lazio - Asl e Comuni interessati al possibile divieto si sono incontrati per delineare una strategia comune, allertando anche le Prefetture. E’ stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione ha preparato una specie di vademecum che presto sarà distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende.


«FILTRI» NEGLI ACQUEDOTTI - In sostanza: dovrà essere data la massima informazione all’utenza riguardo la nuova regolamentazione. Poi la responsabilità passerà ai sindaci che dovranno valutare se firmare le ordinanze di divieto. Nel frattempo Acea, Regione e Commissariato alle acque potabili stanno sistemando delle specie di «filtri» per abbassare la presenza dell’ arsenico e miscelare acque provenienti dagli acquedotti come quello del Simbruino – prive di arsenico – con quelle raccolte dai pozzi, i principali accusati per i valori fuori norma.

LA SOLUZIONE DEPURATORE DOMESTICO - «Provvedimenti allo studio da tempo – è l’assicurazione giunta al termine della riunione –, ma che adesso devono essere accelerati per via della normativa Ue che nessuno si aspettava così immediata». In questa situazione convulsa non manca chi si arrangia da sé, tanto che nei dintorni di Frascati, a sud di Roma, un consorzio di cittadini ha pensato bene di comperare un depuratore per l’arsenico.

Alessandro Fulloni

Comuni interessati dalle deroghe ancora vigenti

Zona di fornitura            di acqua (regione/provincia)
Numero comuni
Popolazione interessata
Valore massimo del parametro concesso    dalla deroga
Campania
14
457.944

 Napoli
14
457.944
 2,5 mg/l di fluoruro
Lazio
78
461.539

Latina
1
1000
2,5 mg/l di fluoruro
Roma
17
145.016
2,5 mg/l di fluoruro
Viterbo
60
315.523
2,5 mg/l di fluoruro
Lombardia
6
11.400

Brescia
2
3.000
15 μg/l di arsenico
Lecco
2
1.300*
20 μg/l di arsenico
Pavia
2
7.100
15 μg/l di arsenico
Toscana
19
118.961

Arezzo
2
9.622
20 μg/l di arsenico

2
1.800
3 mg/l di boro
Grosseto
1
100
2 mg/l di boro
Livorno
13
105.431
3 mg/l di boro
Pisa
1
2.008
3 mg/l di boro
Totale
117
1.049.844

*valori massimi per la stagione estiva (turisti non residenti). Popolazione residente: 284

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Commissione europea

Deroghe e interventi
Zona di approvvigionamento idrico
Parametro d’interesse
Importo interventi azioni correttive
Termine deroga
Provincia di Brescia
arsenico
€5.813.000
2011
Provincia di Lecco
arsenico
€220.000
2011
Provincia di Pavia
arsenico
€54.000
2010
Provincia di Latina
fluoruro
€9.438.400
2011
Provincia di Roma
fluoruro
€33.299.629
2012
Provincia di Viterbo
fluoruro
€24.000.000
2012
Provincia di Arezzo
arsenico
€25.000
2012
Provincia di Arezzo
boro
€400.000
2012
Provincia di Grosseto
boro
€1.500.000
2010
Provincia di Livorno, Pisa, Siena, Pistoia
boro
€101.106.120
2012
Provincia di Napoli
fluoruro
n.d.
2010
Totale

€175.856.149


Fonte: elaborazione Legambiente su dati Commissione europea

Serena Di Natali

Sito web: www.legambiente.it


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venerdì 12 novembre 2010

AIDS , funziona il vaccino della Ensoli “Pazienti tornati alla normalità”


AIDS , funziona il vaccino della Ensoli “Pazienti tornati alla normalità”


I risultati dei test effettuati su 87 malati che comunque assumono farmaci. E’ lo studio avviato, fra molte polemiche, nel 2009. La ricercatrice: “L’uso della proteina Tat in combinazione con i farmaci migliora significativamente le alterazioni del sistema immunitario”

Il vaccino italiano anti-Aids di Barbara Ensoli (Istituto Superiore di Sanità) funziona e induce risposte immunitarie che riportano alla normalità i pazienti con infezione da Hiv trattati con terapia antiretrovirale. Sono questi i risultati, appena pubblicati sulla rivista scientifica PlosOne 2, dei test effettuati su 87 malati che stanno comunque prendendo i farmaci. Si tratta dello studio di fase II avviato tra molte polemiche nel 2009, quando furono fatti i primi arruolamenti di volontari per la sperimentazione in undici centri clinici italiani.

“I risultati pubblicati su PlosOne dimostrano chiaramente che valeva la pena di esplorare le potenzialità del vaccino Tat e ci danno ragione degli sforzi compiuti – ha dichiarato il presidente dell’Iss, Enrico Garaci – la dimostrazione del miglioramento dei parametri immunologici nei pazienti vaccinati trattati con terapia antiretrovirale rappresenta una tappa importante”.

I risultati, a 48 settimane dalla prima vaccinazione (in due diversi dosaggi, 7,5 mgr o 30 mgr con 3 o 5 somministrazioni intradermiche) segnalano che oltre che sicura, la proteina Tat svolge un ruolo chiave nel generare risposte immunitarie spercifiche anticorpali e cellulari e riduce significativamente le alterazioni del sistema immunitario indotte dall’infezione Hiv e che, in genere, persistono con i farmaci antiretrovirali. Dai risultati sembra che proprio i pazienti più immunocompomessi abbiano maggiore giovamento. I pazienti vaccinati presentano un aumento significativo non solo delle cellule T CD4 ma anche dei linfociti B – entrambe cellule più colpite dal virus.

“Questi risultati ottenuti con la collaborazione degli undici centri clinici coinvolti – ha detto soddisfatta Barbara Ensoli – indicano che la vaccinazione terapeutica con la proteina Tat, in combinazione con i farmaci, migliora significativamente il recupero del sistema immunitario dei pazienti”. Ora si allargherà il numero dei pazienti coinvolti (da 128 a 160) e, in futuro, si dovrà verificare se la vaccinazione funziona da sola ed è sostitutiva della terapia farmacologica. Per ora non si può dire.

Tutti i volontari, in questa sperimentazione, sono stati seguiti anche da un punto di vista psicologico da apposite equipe. “E’ forse uno dei rarissimi casi di rispetto dei pazienti: sia quelli esclusi che quelli arruolati sono stati supportati”, sottolineano sia la Ensoli che Alessandro Poto di Arcigay che ha seguito tutta la fase di arruolamento per la sperimentazione in fase II.

I centri clinici coinvolti sono: Policlinico di Modena, Ospedale Amedeo di savoia di Torino, San Raffaele e Sacco di Milano, Spedali Civili di Brescia, San Gerardo di Monza, Sant’Anna di Ferrara, S. M. Annunziata di Firenze, San Gallicano di Roma, Santa Maria Goretti di Latina, Policlinico di Bari.

Le info ufficiali sul vaccino tat sono reperibili sul sito dell’Istituto superiore di sanità 3 oppure al numero verde 800861061 che dal 12 novembre è disponibile dalle ore 10 alle 18 e non solo dalle 13.

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2010/11/12/news/aids-9021972/

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mercoledì 10 novembre 2010

Profumi in casa: gli incensi





Profumi in casa: gli incensi


Un metodo per diffondere i profumi, che vanta una lunga tradizione, è quello di accendere un incenso.
In tutte le religioni l’incenso viene usato durante le funzioni sacre, per fare offerte votive agli dei o per render più “puro” un ambiente. Gli antichi romani lo usavano perfino come semplice profumatore degli ambienti prima di un evento particolare. A Bali, lo utilizzavano non solo in casa e nei templi, ma anche all’aperto come offerta votiva.
L’incenso è la resina aromatica più nota; esso consiste nel lattice che stilla dalla corteccia essiccata dall’esposizione all’aria e al sole. Senza dubbio l’incenso crea un’atmosfera particolare e ne possiamo scegliere un diverso tipo a seconda di ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento.
Gli incensi si trovano in commercio sotto due forme: a bastoncino o in grani.
I più diffusi sono quelli a bastoncino, che si trovano facilmente. Gli incensi a bastoncino possono essere naturali e sintetici. Come fare a distinguere gli uni dagli altri? Quelli naturali sono più sottili e sono di solito in confezioni di cartoncino. Quelli sintetici sono invece colorati, sono un po’ più grossi degli altri, e a volte sono contenuti in bustine trasparenti.
Quando li accendiamo, questi ultimi sprigionano un fumo più acre di quelli naturali e sono sconsigliati perché, essendo “costituiti” chimicamente, tendono a coprire gli odori piuttosto che a purificare l’ambiente. Il consiglio è sempre quello di usare solo prodotti naturali, dato che l’uso di quelli sintetici può provocare reazioni allergiche, mal di testa e di gola.
Gli incensi in grani meritano un discorso a parte: vanno utilizzati bruciandoli su carboncini atossici (che si trovano in erboristeria) che vengono messi ad ardere in un bruciatore o in un turibolo. Una volta che il carboncino è ardente poniamo sopra di esso qualche grano di incenso.
Fra i tanti tipi di incenso ci sono l’olibano turco e la mirra.
L’olibano turco è l’incenso in grani più adatto per purificare ed alleggerire l’atmosfera della casa, soprattutto dopo un evento traumatico, un lutto, una malanno, un litigio. Impiegato da oltre duemila anni, l’olibano turco è spesso profumato allo storace nero che è un balsamo aromatico dell’Asia Minore. Da tempo immemorabile si usa bruciarlo insieme all’incenso come efficace deodorante e rinfrescante.
La mirra, invece, impiegata in medicina fin dall’antichità, lascia negli ambienti una deliziosa profumazione, più delicata rispetto all’olibano. Viene usata per innalzare il livello energetico di un luogo già purificato o semplicemente per il delizioso aroma.
Un ultimo rimedio casereccio: potete bruciare sui carboncini anche le più normali erbe di casa nostra. La salvia è ottima per purificare gli ambienti ed era usata anche dagli indiani d’America; anche il rosmarino e la camomilla possono essere bruciati sui carboncini: corroborante il primo (favorisce la concentrazione e lo studio), calmante e lenitivo la seconda. Vi ricordate, poi, l’arancio con conficcati i chiodi di garofano che le nonne appendevano alle travi del soffitto per profumare l’ambiente? Si usa in Italia ma anche nei paesi scandinavi che a Natale ne fanno vere e proprie decorazioni per la casa. Buon profumo!

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